Legge Regionale 14 marzo 2016, n. 3 Reddito di
dignità regionale e politiche per l’inclusione sociale attiva
TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1Principi 1. La Regione Puglia promuove una strategia complessiva di
contrasto al disagio socioeconomico, alle povertà e all’emarginazione sociale,
attraverso l’attivazione di interventi integrati per l’inclusione sociale
attiva, nel rispetto dell’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione europea, degli articoli 1, 2, 3, 4, 38, della Costituzione italiana
e nell’ambito d’azione delineato dalla raccomandazione n. 2008/867/CE della
Commissione del 3 ottobre 2008, relativa all’inclusione attiva delle persone
escluse dal mercato del lavoro.
2. La Regione Puglia promuove le politiche di inclusione sociale
attiva di cui al comma 1, attraverso un sistema integrato di interventi e
servizi negli ambiti sociosanitario, delle politiche attive del lavoro,
formazione e diritto allo studio e casa, in attuazione dell’articolo 22 della
legge 8 novembre 2000, n 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali), dell’ articolo
33 della legge regionale 10 luglio 2006, n. 19 (Disciplina del sistema
integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli
uomini in Puglia) e a seguito della sperimentazione dei cantieri di cittadinanza
di cui all’ articolo
15 della legge regionale 1 agosto 2014, n. 37 (Assestamento e prima
variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2014).
3. La Regione Puglia promuove l’inclusione sociale attiva delle
persone e dei nuclei familiari che vivono situazioni di disagio socio economico,
organizzando e coordinando un sistema integrato di interventi e promuovendo
azioni di prossimità, al fine di riattivare capitale sociale ed economico, a
partire dalle persone beneficiarie degli interventi.
4. Nel quadro della strategia complessiva di contrasto al disagio
socioeconomico e per l’inclusione attiva, la Regione Puglia promuove il
coinvolgimento degli attori socio-economici espressi dai territori, nei percorsi
di sussidiarietà orizzontale fondati sulla partecipazione attiva di cittadini e
di associazioni, sulla responsabilità sociale e civile delle imprese, sulle
collaborazioni tra soggetti pubblici e soggetti privati, con particolare
attenzione al settore del privato-sociale.
Art. 2Obiettivi 1. In coerenza con i
principi di cui all’articolo 1, la Regione Puglia nell’ambito delle proprie
competenze in materia di coordinamento e programmazione delle politiche sociali
integrate e delle politiche di inclusione sociale attiva e nelle more della
determinazione ai sensi dell’articolo 117, comma 2, lettera m) della Costituzione,
con legge dello Stato, dei livelli essenziali di assistenza connessi al
contrasto delle povertà, promuove i seguenti obiettivi:
a)
favorire la costruzione e il potenziamento di una rete territoriale di interventi
e servizi per la protezione, l’inclusione e l’attivazione delle persone e dei
rispettivi contesti familiari, promuovendo, in un quadro di politiche
integrate, l’inserimento al lavoro nonché sostenendo l’inclusione sociale e
l’autonomia delle persone in condizioni di fragilità economica e vulnerabilità
sociale;
b)
promuovere l’attivazione di misure di sostegno economico, quale strumento
privilegiato per una presa in carico complessiva dei singoli e delle famiglie
fragili, all’interno delle rete integrata di politiche per la protezione,
l’inclusione e l’attivazione di cui alla lettera a);
c)
sostenere la sperimentazione di percorsi di innovazione sociale, di
rigenerazione urbana e di cittadinanza attiva, a supporto di comunità
accoglienti e capaci di interagire con l’economia sociale per promuovere opportunità
di inclusione.
Art. 3Azioni 1. Per concorrere al perseguimento degli obiettivi di cui
all’articolo 2, la Regione Puglia promuove un sistema integrato di interventi
quali:
a) istituzione del Reddito di dignità regionale, per il sostegno
economico e l’inclusione sociale attiva delle persone e dei rispettivi nuclei
familiari, la cui situazione economica non consenta di disporre dei mezzi
sufficienti a una vita dignitosa;
b) erogazione tramite gli ambiti sociali di zona di servizi
sociali, socioeducativi e sociosanitari e attivazione di interventi volti a
favorirne l’accessibilità, al fine di contrastare la marginalità sociale,
rispondere ai fabbisogni, anche di cura, della popolazione più fragile e
promuovere la qualità della vita del nucleo familiare;
c) attivazione di politiche attive per il lavoro e politiche
formative rivolte a favorire l’inserimento sociolavorativo e la crescita
personale e professionale, nonché ad accrescere l’occupabilità e le opportunità
di accesso al mondo del lavoro e di accompagnamento all’auto-impresa, in favore
di soggetti svantaggiati in condizioni di rischio di disagio sociale ed
economico;
d) attivazione di percorsi di tirocinio di orientamento,
formazione, inserimento e/o reinserimento finalizzati all’inclusione sociale,
all’autonomia delle persone e alla riabilitazione in favore di persone già prese
in carico dai servizi sociali e sanitari professionali, come disciplinato
dall’ articolo
1, comma 2, lettera d), della legge regionale 5 agosto 2013, n. 23 (Norme in
materia di percorsi formativi diretti all’orientamento e all’inserimento nel
mercato del lavoro), come aggiunta dall’ articolo
3 della legge regionale 7 aprile 2015, n. 14;
e) attivazione di misure di microcredito sociale e altri strumenti
di micro-finanza a supporto dei percorsi di attivazione connessi, a titolo
esemplificativo, all’autocostruzione o edilizia sociale, all’auto-impresa, al
superamento di condizioni di particolare e transitoria difficoltà;
f) attivazione di misure di sostegno per l’accesso alla casa e per
la riqualificazione dei contesti abitativi;
g) promozione di percorsi sperimentali per la attivazione di una
piattaforma regionale per la condivisione e la valorizzazione delle risorse
individuali al servizio delle comunità locali, in ottica di mutuo-aiuto per
favorire comunità accoglienti, strumenti di conciliazione tra tempi di vita e di
lavoro, condivisione di risorse individuali per interessi collettivi, percorsi
di cittadinanza attiva.
2. I comuni associati e i servizi regionali e territoriali
competenti in materia di politiche attive del lavoro, accreditati ai sensi della
legge
regionale 29 settembre 2011, n. 25 (Norme in materia di autorizzazione e
accreditamento per i servizi al lavoro), operano attivando tutti gli strumenti
di inclusione sociale e di inserimento socio-lavorativo e di politica attiva del
lavoro previsti dalla normativa statale e regionale e sostenuti dalla
programmazione UE del Fondo sociale europeo e dalla programmazione sociale
regionale.
3. Le strutture della Giunta regionale assicurano che le misure
previste siano coordinate con le eventuali misure statali in materia di sostegno
al reddito e al contrasto alla povertà.
TITOLO II IL REDDITO DI DIGNITA’
Art. 4Definizioni e finalità 1. Il Reddito di dignità (Red) è una misura di integrazione del
reddito, considerata come strumento di contrasto alla povertà assoluta e un
programma di inserimento sociale e lavorativo in cui l’indennità economica è
accompagnata da un patto di inclusione sociale attiva che il nucleo familiare
beneficiario, attraverso un suo componente, stipula con i servizi sociali
locali, il cui rispetto è condizione per la fruizione del beneficio.
2. Il patto è differenziato a seconda delle caratteristiche
individuali e finalizzato alla presa in carico complessiva del nucleo
familiare.
3. Il Reddito di dignità regionale mira a fornire i mezzi
sufficienti per una vita dignitosa e a favorire l’inclusione lavorativa e
sociale delle persone e delle famiglie in condizione di povertà.
4. Nell’ambito delle proprie competenze in materia di
organizzazione dei servizi sociali e politiche attive del lavoro, la Regione,
nel rispetto dei criteri e delle procedure fissate con il decreto
interministeriale di cui all’articolo 1, comma 387, della legge 28 dicembre
2015, n. 208 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato - legge di stabilita’ 2016), per il riconoscimento della misura di
sostegno al reddito nazionale di cui al comma 386 della stessa l. 208/2015,
assicura il coordinamento delle azioni di cui alle lettere a), b), c) e d) del
comma 5 del presente articolo, che concorrono alla attuazione della politica
nazionale e regionale di inclusione attiva.
5. Il Reddito di dignità regionale, riconosciuto per un periodo
limitato e predeterminato, ai beneficiari selezionati sulla base di una
valutazione multidimensionale dei bisogni e che abbiano sottoscritto il patto di
inclusione sociale attiva di cui al comma 6, comprende:
a) una indennità economica nella forma di integrazione al
reddito;
b) un programma di inclusione sociale e lavorativa, sotto forma di
tirocinio di orientamento, formazione e inserimento finalizzato all’inclusione
sociale e all’autonomia delle persone, ovvero al lavoro di cura in favore del
proprio nucleo familiare;
c) l’accesso a opportunità formative;
d) un programma di prestazioni sociali a sostegno delle funzioni
educative e genitoriali nei confronti dei minori e della cura per i familiari in
condizioni di non autosufficienza.
6. Il patto individuale di inclusione sociale attiva è un accordo
in forma scritta tra il comune capofila dell’ambito territoriale di riferimento,
ovvero il comune di residenza all’uopo delegato dall’ambito territoriale e il
soggetto richiedente per conto del proprio nucleo familiare, rivolto a definire
il percorso integrato di inclusione sociale attiva, stabilendo, con riferimento
all’intero nucleo familiare, gli obiettivi di inclusione sociale, di
occupabilità e di inserimento socio-lavorativo, gli impegni e gli obblighi
reciproci, i risultati attesi dal percorso di inclusione attiva.
7. I comuni si impegnano, ove non già presenti, ad attivare
appositi protocolli di intesa con la Guardia di finanza e altre forze di polizia
per lo svolgimento di attività di verifica rispetto alla selezione dei
beneficiari e alle dichiarazioni rese dagli stessi in sede di presentazione
delle istanze, nonché di controllo rispetto al permanere nel tempo dei medesimi
requisiti di accesso.
Art. 5Beneficiari, requisiti e condizioni di accesso 1. Fermi restando i requisiti e i criteri di accesso alla misura
di sostegno al reddito nazionale di cui all’articolo 1, comma 386, della l.
208/2015, che saranno definiti con il decreto ministeriale di cui all’articolo
1, comma 387, della medesima l. 208/2015, possono accedere al Reddito di dignità
regionale, con riferimento alle misure di attivazione e alle altre misure a
titolarità regionale e comunale, tutte le persone e le famiglie residenti in
Puglia da almeno dodici mesi dalla data di presentazione della istanza che si
trovino in una condizione di fragilità e vulnerabilità socioeconomica e che
siano disponibili a sottoscrivere il patto individuale di inclusione sociale
attiva.
2. Accedono, inoltre, i cittadini comunitari ovvero i cittadini
stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno, che possano dimostrare
di avere la propria residenza, ovvero il luogo in cui hanno la dimora abituale
ai sensi dell’articolo 43, comma 2, del codice civile, in uno dei comuni
pugliesi da almeno dodici mesi e non siano beneficiari di altri sussidi per un
valore superiore alla soglia dell’Indicatore di situazione economica equivalente
(ISEE) di cui alla presente legge.
3. I beneficiari sono individuati sulla base dei requisiti
soggettivi di accesso e subordinatamente al conseguimento di un punteggio minimo
da valutazione multidimensionale, come da procedura di cui all’articolo 8, comma
4.
4. Ai fini della valutazione della condizione di fragilità e
vulnerabilità delle persone concorrono:
a) la situazione reddituale e patrimoniale familiare;
b) altre condizioni di maggiore fragilità sociale tra le quali la
composizione del nucleo familiare con particolare riferimento alla presenza di
figli in minore età, la presenza nel nucleo familiare di persone con disabilità,
figli a carico conviventi, soggetti inabili, invalidi civili, disabili,
portatori di handicap, anziani, nuclei mono-genitoriali, la durata del periodo
di assenza di occupazione o di esclusione dal mercato del lavoro e la condizione
abitativa.
5. Dalla data di entrata in vigore della presente legge la
situazione reddituale e patrimoniale familiare è definita con riferimento
all’ISEE di cui al decreto Presidente Consiglio ministri 5 dicembre 2013, n. 159
(Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi
di applicazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente -
ISEE).
6. Potranno accedere al Reddito di dignità i richiedenti con ISEE
familiare non superiore a euro 3 mila, soglia che potrà essere elevata in
presenza di ulteriori disponibilità finanziarie, con apposito provvedimento di
Giunta regionale.
7. Con apposito provvedimento di Giunta regionale di cui
all’articolo 13, sono individuate le griglie per la valutazione delle ulteriori
condizioni di fragilità sociale indicate al comma 4, lettera b).
8. Per ciascun nucleo familiare è ammissibile una sola domanda di
accesso al beneficio economico di cui all’articolo 4.
9. Costituisce condizione di accesso alla misura di Reddito di
dignità la espressa disponibilità del richiedente e del suo nucleo familiare a
sottoscrivere apposito patto individuale di inclusione sociale attiva, per
l’adesione al percorso concordato di attivazione e di inclusione sociale
attiva.
Art. 6Determinazione dell’importo della misura di sostegno al reddito 1. Fermi restando i criteri di determinazione del beneficio
economico della misura di sostegno al reddito nazionale di cui all’articolo 1,
comma 386, della l. 208/2015, che saranno definiti con il decreto
interministeriale di cui all’articolo 1, comma 387, delle medesima l. 208/2015,
la misura dell’indennità economica riconosciuta a titolo di Reddito di dignità
regionale, con riferimento alle misure di attivazione e alle altre misure a
titolarità regionale, è determinata in relazione ai seguenti indicatori:
a) reddito disponibile e situazione patrimoniale del richiedente e
del suo nucleo familiare;
b) composizione del nucleo familiare stabilmente convivente;
c) condizione abitativa e titolo di godimento dell’abitazione
principale;
d) altre eventuali condizioni di maggiore fragilità sociale;
e) articolazione del percorso obbligatorio di orientamento
formativo e di inserimento socio-lavorativo per l’inclusione sociale attiva che
il richiedente concorda con i servizi territoriali.
2. In prima applicazione, l’ammontare mensile del Reddito di
dignità regionale non potrà superare l’importo di euro 600 erogabile per un
nucleo familiare con cinque componenti, limite massimo che rimodulato per le
famiglie di diversa composizione applicando la scala di equivalenza ISEE.
3. Con apposito provvedimento di Giunta regionale, di cui
all’articolo 13, può essere rideterminata la misura dell’importo economico, con
riferimento ai criteri di cui al comma 1.
5. Concorrono, alla composizione dell’importo economico
riconosciuto, i seguenti elementi:
a) il sostegno al reddito per il contrasto alla povertà, come da
apposita disciplina del Ministero del lavoro e politiche sociali;
b) il corrispettivo monetario riconosciuto ai sottoscrittori del
patto individuale di inclusione sociale attiva in corrispondenza del tirocinio
socio-lavorativo per l’inclusione, svolto per un periodo non superiore ai dodici
mesi;
c) il voucher formativo per l’accesso ai percorsi formativi di
aggiornamento professionale necessari per l’adesione a uno specifico percorso di
inserimento socio-lavorativo.
6. Le prestazioni economiche di cui al comma 1, sono personali e
non cedibili e non sono cumulabili con altri trattamenti di sostegno al reddito,
ivi compresi gli ammortizzatori sociali e i trattamenti previdenziali.
7. Il Reddito di dignità regionale è un trasferimento
condizionato, per la sua stretta integrazione in un più articolato percorso di
inclusione sociale e lavorativa.
Art. 7
Art. 8Durata della misura di sostegno al reddito 1. Con proprio provvedimento la Giunta regionale approva la
procedura di presentazione della domanda, di istruttoria e di ammissione delle
domande, avvalendosi di apposita piattaforma informatica unica regionale.
2. La domanda di accesso alla misura è presentata dai richiedenti,
anche attraverso i soggetti abilitati, per il tramite di una piattaforma unica
regionale, al servizio sociale dei comuni territorialmente competenti, mediante
apposito modello contenente dichiarazioni sostitutive di certificazioni e
dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà, di cui agli articoli 46 e 47
del decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445
(Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa),
attestanti il possesso dei requisiti previsti per l’accesso alla misura, e
tramite apposita piattaforma telematica.
3. Le richieste di accesso al beneficio economico sono istruite in
ordine temporale di presentazione e subordinate al conseguimento di un punteggio
minimo sulla base della scala multidimensionale di valutazione definita dal
provvedimento di cui all’articolo 13, con il supporto della apposita piattaforma
unica regionale.
4. I soggetti beneficiari sono individuati nei limiti della quota
di risorse attribuite a ciascun ambito territoriale, con i provvedimenti di
riparto a livello nazionale e regionale.
5. I comuni di ciascun ambito territoriale accantonano per ogni
beneficiario un ammontare di risorse pari a dodici mensilità del beneficio
calcolato rispetto ai criteri di cui all’articolo 6.
6. Le richieste di beneficio economico presentate, ovvero istruite
su piattaforma unica regionale successivamente all’esaurimento delle risorse
assegnate e accantonate, compongono un elenco ordinato in base all’ordine
cronologico di presentazione delle istanze e al punteggio conseguito, cui fare
esclusivo riferimento in caso di rifinanziamento della misura.
Art. 9Obblighi del beneficiario 1. Il richiedente, il cui nucleo familiare sia risultato
beneficiario del Reddito di dignità regionale, stipula con il servizio sociale
dell’ambito territoriale di riferimento, nelle forme e con le modalità previste
all’articolo 11, un patto di inclusione sociale per l’inserimento socio
lavorativo e per la propria attivazione.
2. Il richiedente, il cui nucleo familiare sia risultato
beneficiario della misura, ha l’obbligo di comunicare tempestivamente al
servizio sociale del comune dove ha presentato domanda ogni variazione
migliorativa della situazione economica del nucleo familiare, nonché ogni
modifica nella propria posizione lavorativa.
Art. 10Sospensione e revoca del beneficio 1. L’erogazione dell’indennità economica di cui all’articolo 4, è
sospesa, salvo il recupero temporale del periodo sospeso in coda al periodo di
fruizione del periodo stesso, al verificarsi dei seguenti casi:
a) condizioni di malattia, secondo quanto previsto dalla l.r.
n. 23/2013 e al regolamento
regionale del 10 marzo 2014, n. 3 (Disposizioni concernenti l’attivazione di
tirocini diretti all’orientamento e all’inserimento nel mercato del lavoro),
nonché secondo gli indirizzi attuativi di cui all’articolo 13;
b) assunzione a tempo determinato per periodi inferiori a sei
mesi; in tale fattispecie l’erogazione del Reddito di dignità viene sospesa per
il corrispondente periodo del contratto a tempo determinato e riprende al
termine dello stesso;
c) esigenza di allontanamento dal luogo di residenza per periodi
superiori a trenta giorni per indifferibili esigenze personali e familiari;
d) assenza ingiustificata dal luogo del tirocinio superiore a tre
giorni.
2. Al beneficiario è revocata la misura di sostegno economico di
cui all’articolo 4, al verificarsi dei seguenti casi:
a) mancata sottoscrizione dell’accordo di cui all’articolo 11,
entro il primo bimestre dell’ammissione alla misura;
b) grave e accertata violazione del patto di inclusione
individuale per cause riferite al beneficiario;
c) mancata comunicazione al servizio sociale del comune dove è
stata presentata la domanda di ogni variazione della situazione lavorativa,
familiare o patrimoniale;
d) mancata frequenza dei corsi formativi individuati come
integranti del patto per l’inclusione individuale per il rafforzamento del
profilo professionale;
e) assunzione superiore a sei mesi, ovvero inferiore a sei mesi ma
con ISEE corrente superiore alla soglia massima per l’accesso al beneficio
economico, di cui all’articolo 5, comma 6.
3. Con proprio provvedimento la Giunta regionale individua
ulteriori cause di sospensione e revoca, anche in relazione alle risultanze del
periodico monitoraggio della misura.
Art. 11Patto individuale di inclusione sociale attiva 1. Il richiedente la misura di cui all’articolo 4 e il servizio
sociale dell’ambito territoriale sociale di riferimento stipulano un accordo in
forma scritta contenente il patto di inclusione sociale attiva, che riguarda sia
il beneficiario, sia il suo nucleo familiare, con diritti e obblighi a carico
del solo beneficiario.
2. Il patto individuale di inclusione sociale attiva contiene
obiettivi di inclusione sociale, di occupabilità e di inserimento lavorativo,
obiettivi di riduzione dei rischi di marginalità, connessi all’intero nucleo
familiare, nonché obiettivi di attivazione.
3. Il patto individuale di inclusione sociale attiva prevede gli
obblighi cui deve attenersi il beneficiario nonché il rispetto dell’obbligo di
frequenza scolastico dei figli minori, e riporta le cause di revoca dalla
misura.
4. Il patto deve essere definito anche tenuto conto del percorso
scolastico e professionale del richiedente, nonché dei risultati intervenuti nei
colloqui di orientamento con il richiedente medesimo.
5. Per le finalità di inclusione sociale, di occupabilità e di
inserimento lavorativo di cui al comma 2, i servizi competenti in materia di
lavoro, accreditati ai sensi della l.r.
n. 25/2011, e il servizio sociale dell’ambito territoriale di riferimento
procedono a una valutazione congiunta del bisogno del richiedente e del nucleo
familiare, utilizzando un apposito strumento di supporto alla valutazione.
Art. 12L’accesso alle misure complementari 1. Al fine di concorrere al perseguimento degli obiettivi di cui
all’articolo 2, in sede di attivazione dei patti individuali per l’inclusione
sociale attiva in favore dei beneficiari del Reddito di dignità e del loro
nucleo familiare, sono previsti anche interventi mirati per la riqualificazione
e l’aggiornamento professionale, il rafforzamento individuale e la crescita del
pronostico di occupabilità dei suddetti beneficiari, rispetto ai fabbisogni di
competenze nei contesti produttivi in cui si svolgono i tirocini di cui all’ articolo
1, comma 2, lettera d) della l.r. n. 23/2013, come aggiunta dall’ articolo
3 della legge regionale 7 aprile 2015, n. 14.
2. Sono, altresì, previsti programmi di inserimento nella vita
sociale delle città attraverso la partecipazione dei soggetti beneficiari del
Reddito di dignità alle attività senza scopo di lucro, promosse da associazioni
di volontariato operanti nel settore della promozione sociale.
3. In sede di presentazione della manifestazione di interesse ad
attivare un tirocinio per l’inclusione socio-lavorativa in favore di beneficiari
del Reddito di dignità, i soggetti proponenti indicano anche il fabbisogno di
accesso a opportunità formative per accrescere le capacità professionali delle
persone e il pronostico di occupabilità dei percorsi da attivare, facendo
riferimento alle attività formative previste dal catalogo formativo della
Regione Puglia, consultabile su piattaforma telematica e in continuo
aggiornamento da parte degli organismi formativi accreditati sulla base della
normativa e delle procedure regionali vigenti.
4. Al fine della definizione dei contenuti del patto individuale
per l’inclusione sociale attiva, in ciascun ambito territoriale sociale una
apposita equipe multi-professionale competente valuta, con l’apporto del
servizio sociale professionale dei comuni e del centro per l’impiego di
riferimento, mediante apposito bilancio di competenze, l’appropriatezza del
tirocinio prescelto dal richiedente il Reddito di dignità e la corrispondenza
con uno specifico fabbisogno formativo.
5. L’equipe professionale realizza anche azioni di informazione e
di orientamento per il corretto e pieno utilizzo delle prestazioni sociali per
integrare i patti individuali e accrescerne l’efficacia in termini di inclusione
sociale per l’intero nucleo familiare.
6. La Regione, al fine di promuovere la valorizzazione
dell’abitazione del nucleo familiare beneficiario dell’intervento, supporta
nell’ambito dei cantieri di innovazione sociale, iniziative di autocostruzione a
esempio nell’ambito del patrimonio abitativo delle Agenzie regionali per la casa
e l’abitare (ARCA), strumenti di micro-finanza e micro-credito sociale, nonché
lo svolgimento dei tirocini per l’inclusione con l’obiettivo di migliorare la
propria condizione abitativa, con l’affiancamento di imprese edili e artigiane
impegnate nel settore.
7. La Regione prevede incentivi, nel rispetto della disciplina
nazionale e dell’Unione europea, a beneficio dei datori di lavoro che si
impegnino ad attivare progetti di tirocinio con un positivo pronostico di
occupabilità e con forte integrazione con le opportunità di riqualificazione del
capitale umano, nonché a stipulare contratti di lavoro con le persone in
condizione di fragilità e vulnerabilità, al fine di concorrere all’inserimento
sociolavorativo delle stesse.
TITOLO III NORME FINALI
Art. 13Modalità attuative 1. Con proprio regolamento, la Giunta regionale assicura la
coerenza con gli indirizzi attuativi delle misure statali in materia di sostegno
al reddito e l’integrazione tra la misura regionale di sostegno al reddito e
inclusione sociale attiva con le altre politiche di settore, definendo le
specifiche modalità attuative della misura del Reddito di dignità secondo quanto
già richiamato nella presente legge e definendo inoltre:
a) le modalità di erogazione dell’intervento economico e degli
altri benefici;
b) le modalità di rideterminazione dell’ammontare dell’indennità
economica nei casi in cui, in corso di erogazione, si verifichino modificazioni
nella composizione del nucleo familiare;
c) le modalità di coordinamento tra la misura di cui all’articolo
4, e le altre misure erogate dal sistema pubblico;
d) eventuali meccanismi incentivanti rispetto alla dimensione di
attivazione nella ricerca di lavoro e disincentivanti rispetto a comportamenti
opportunistici;
e) le modalità procedurali e il supporto informatico per la
gestione delle domande, l’istruttoria e il monitoraggio dei benefici economici
concessi;
f) le modalità di istruttoria delle domande e di valutazione delle
stesse per la assegnazione di un punteggio sulla base della scala
multidimensionale, facendo leva sulla piattaforma unica regionale;
g) i contenuti del patto individuale di inclusione sociale
attiva;
h) l’iniziativa a regia regionale per la promozione delle equipe
multi-professionali e il raccordo operativo tra centro per l’impiego e le
strutture dedicate a supporto degli uffici di piano, ovvero le strutture
dedicate costituite da singoli comuni dell’ambito territoriale, senza ulteriori
oneri a carico del finanziamento della legge regionale;
i) i criteri e le modalità per promuovere interventi a sostegno
della responsabilità sociale di impresa per gli enti pubblici, privati e
no-profit, con i connessi meccanismi premiali;
j) le forme e le modalità di controllo e verifica da parte della
Regione in ordine alla corretta applicazione della presente legge, specie con
riferimento all’effettivo possesso dei requisiti per poter accedere alla misura
da parte dei soggetti beneficiari.
2. La Giunta regionale, attraverso l’apposita struttura, di cui
all’articolo 14, comma 12, senza ulteriori oneri finanziari a carico del
bilancio regionale, assicura il coordinamento delle azioni di sistema realizzate
sul territorio regionale di concerto con i comuni associati, a valere sul PON
“Inclusione” 2014-2020, nonché il raccordo operativo con le azioni di cui agli
Obiettivi tematici VIII, IX, X del POR Puglia 2014-2020.
3. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, su proposta dell’assessore competente in materia di politiche
sociali, di concerto con l’assessore competente in materia di lavoro, è
approvato il provvedimento di cui al comma 1, previo parere delle Commissioni
consiliari competenti, che si esprimono con procedura d’urgenza, ai sensi
dell’ articolo
44, comma 2, della legge regionale 12 maggio 2007, n. 7 (Statuto della
Regione Puglia).
4. Decorso inutilmente il termine di cui al comma 3, si prescinde
dal parere.
Art. 14Governance 1. Al fine di supportare tutte le fasi di attuazione degli
interventi di cui alla presente legge e di assicurare il confronto, la
concertazione e la definizione di scelte programmatorie e organizzative
condivise, presso la Presidenza della Giunta regionale è istituito un Tavolo di
partenariato socioeconomico per la concertazione e il monitoraggio del Reddito
di dignità e degli interventi integrati per l’inclusione sociale attiva, cui
partecipano le organizzazioni sindacali confederali e più rappresentative sul
territorio regionale, le associazioni datoriali già aderenti al Partenariato
socioeconomico del POR Puglia 2014-2020, il Forum del terzo settore regionale,
tre rappresentanti degli ambiti territoriali maggiormente rappresentativi, e con
esperienze di inclusione sociale e lavorativa, e le strutture regionali
competenti in materia di politiche sociali, lavoro e formazione.
2. E’ istituita presso la Presidenza della Giunta regionale una
cabina di regia regionale per favorire la cooperazione interistituzionale in
tutte le fasi di attuazione degli interventi di cui alla presente legge, a cui
partecipano rappresentanti dell’Amministrazione regionale, rappresentanti delle
principali amministrazioni periferiche dello Stato, competenti per materia, il
Presidente di ANCI Puglia e il Sindaco della Città metropolitana.
3. I percorsi integrati di inclusione sociale attiva in favore
delle persone richiedenti il Reddito di dignità regionale sono promossi e
attivati dai comuni associati in ambiti territoriali sociali, di cui alla l.r.
n. 19/2006, con i rispettivi servizi sociali, in collaborazione con le
agenzie attive sul territorio regionale per la promozione delle politiche attive
del lavoro e con i soggetti socioeconomici del territorio.
4. Concorrono alla realizzazione dei percorsi integrati di cui al
comma 3, tutte le istituzioni, associazioni, cittadini, imprese, terzo settore,
definendo una strategia condivisa di ambito territoriale degli interventi di
presa in carico delle comunità, a partire dai bisogni e dalle risorse
disponibili per ciascun ambito, al fine di implementare un sistema virtuoso di
imprese e pubbliche amministrazioni per consentire maggiore occupabilità e la
realizzazione di dinamiche di autoimprenditorialità-autoimpiego.
5. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, viene costituita in ciascun ambito territoriale sociale una
equipe multi-professionale, che opera con le modalità organizzative definite dai
comuni dell’ambito, per assicurare la valutazione multidimensionale delle
domande e i relativi interventi per la presa in carico complessiva e integrata
del beneficiario e del suo nucleo familiare e dei suoi componenti.
6. Alla equipe di cui al comma 5, concorrono risorse umane del
servizio sociale professionale di ambito o del comune competente per residenza,
dell’ufficio di piano dell’ambito territoriale e del centro per l’impiego, per
le rispettive competenze.
7. Per le finalità di cui al comma 4, gli ambiti territoriali
fanno riferimento alle risorse di cui all’articolo 17, comma 1, lettera b),
nonché alle risorse ordinariamente assegnate al funzionamento degli uffici di
piano.
8. Al fine di supportare le equipe multi-professionali di cui al
comma 5, nelle fasi di orientamento e bilancio delle competenze, ricognizione di
opportunità aziendali e relativi abbinamenti, tutoraggio e monitoraggio,
potranno attivarsi forme di collaborazione con soggetti privati e del privato
sociale che erogano servizi per le politiche attive del lavoro, anche secondo le
modalità previste dalla l.r.
n. 25/2011, e dal regolamento
regionale 27 dicembre 2012, n. 34 (Modifiche al regolamento regionale
recante “Disposizioni concernenti le procedure e i requisiti per
l’accreditamento dei servizi al lavoro” di cui alla legge
regionale 29 settembre 2011, n. 25) .
9. Per le finalità di cui al comma 7, gli ambiti territoriali e i
centri per l’impiego fanno riferimento alle risorse di cui all’articolo 17,
comma 1, lettera a), nonché alle risorse ordinariamente assegnate al
funzionamento della rete dei servizi per l’impiego accreditati.
10. Al fine di consentire la migliore realizzazione degli
obiettivi previsti dalla presente legge, la Giunta regionale nell’ambito del
processo di riorganizzazione dei servizi di cui all’articolo 18, comma 1, del
decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150 (Disposizioni per il riordino
della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ai
sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 10 dicembre 2014, n. 183),
costituisce i propri uffici territoriali, denominati centri per l’impiego,
modificando gli ambiti territoriali di competenza degli stessi, adeguandoli, ove
differenti, a quelli dei distretti sociosanitari e ambiti territoriali sociali,
di cui all’ articolo
5 della l.r. n. 19/2006.
11. Agli operatori delle equipe di cui al comma 5, sono destinati
programmi specifici e periodici di formazione e aggiornamento professionale,
secondo le previsioni e nei limiti delle risorse individuate nelle linee di
programmazione regionale dei servizi pubblici sociali integrati.
12. Per l’attuazione degli interventi previsti dalla presente
legge e condivisi sulla base delle modalità previste al comma 1, è istituita una
specifica struttura, senza ulteriori oneri a carico del bilancio regionale, cui
concorrono le strutture regionali preposte alla programmazione sociale e
organizzazione della rete dei servizi, quelle preposte alla promozione e
attuazione delle politiche attive del lavoro, nonché i servizi regionali
preposti alla gestione delle risorse dei Fondi strutturali europei assegnati
agli Obiettivi tematici VIII, IX, X del POR Puglia 2014-2020, se diversi.
13. La Giunta regionale provvede alla istituzione della suddetta
struttura entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge, nel rispetto del modello organizzativo regionale vigente.
Art. 15Clausola valutativa 1. Il Consiglio regionale ai sensi del comma 2 controlla
l’attuazione della presente legge e valuta l’efficacia dei risultati ottenuti
nel contrastare l’esclusione sociale e lavorativa delle persone che non
dispongono di una adeguata fonte di reddito e accedono alla misura di sostegno
erogata nell’ambito del patto di inclusione.
2. Entro il trimestre successivo al primo anno di applicazione del
provvedimento di cui all’articolo 13, la Giunta regionale presenta al Consiglio
regionale una relazione che informa sulle caratteristiche operative della misura
di sostegno, anche con riguardo al ruolo svolto dai soggetti pubblici e privati
coinvolti, descrive le azioni e gli strumenti di risposta al bisogno attivati
nei patti di inclusione, evidenzia le eventuali criticità emerse e rendiconta
l’impiego delle risorse.
3. La Giunta regionale, attraverso la struttura di cui
all’articolo 14, comma 12, avvalendosi di soggetti di ricerca indipendenti e
qualificati nel settore, promuove la predisposizione di rapporti periodici di
valutazione, previa raccolta, elaborazione e analisi dei dati e delle
informazioni necessarie ad analizzare i seguenti aspetti:
a) composizione delle domande presentate per ambito territoriale
del servizio sociale dei comuni, percentuali di accoglimento, cause di
esclusione o decadenza e stima del tasso di copertura rispetto alla platea dei
potenziali aventi diritto;
b) caratteristiche sociali e condizione professionale dei
richiedenti per fasce di ISEE, con riguardo all’età, al genere, alla
composizione e alle caratteristiche del nucleo familiare, al periodo di
residenza nel territorio regionale, alla scolarizzazione, alla formazione e ai
precedenti lavorativi;
c) media delle ore prestate in tirocinio e tipologia di attività
svolta nel periodo di fruizione della misura per classi di beneficiari secondo
ISEE di accesso e composizione del nucleo familiare;
d) distribuzione dei beneficiari per classi di importo e periodo
di fruizione della misura e dimensione delle fuoriuscite dalla situazione di
bisogno grazie al godimento del beneficio;
e) esiti dei percorsi individuali di inclusione sociale;
f) impatto delle misure sulle condizioni socioeconomiche e
lavorative dei beneficiari.
4. Il rapporto di cui al comma 3, è pubblicato sul sito
dell’Osservatorio regionale delle politiche sociali della Regione Puglia e
rappresenta uno dei documenti di riferimento per la valutazione dell’impatto
della misura, anche ai fini del rifinanziamento della stessa.
Art. 16Disposizioni transitorie 1. Nelle more della conclusione della sperimentazione dei
“Cantieri di cittadinanza”, attivata in attuazione dell’ articolo
15 della l.r. n. 37/2014, e al fine di assicurare continuità alle buone
pratiche attivate per la gestione delle procedure di formazione del catalogo dei
progetti di tirocinio e di raccolta, istruttoria e valutazione delle domande
presentate dai potenziali beneficiari, la struttura di cui all’articolo 14, si
avvale della piattaforma telematica già attiva e promuove ogni azione utile al
suo aggiornamento per la piena funzionalità.
2. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta
regionale promuove il pieno accesso alle informazioni sulla nuova misura di
sostegno al reddito di cui all’articolo 4, per tutti i richiedenti il beneficio
oggetto della sperimentazione di cui all’ articolo
15 della l.r. n. 37/2014, e che non vi abbiano avuto accesso per esaurimento
delle risorse finanziarie, ovvero perché non già ammissibili rispetto ai criteri
di selezione propri della misura sperimentale.
3. Nelle more dell’esercizio di delega di cui all’articolo 1,
comma 388, della l. 208/2015 e fermi restando i criteri e le procedure per
l’accesso al beneficio economico della misura di sostegno al reddito nazionale
di cui all’articolo 1, comma 386 della medesima l. 208/2015, quanto disposto
dagli articoli 4, 5, 6, 7, 9, 10 e 13 si applica alle misure a titolarità
regionale.
Art. 17Norma finanziaria 1. Fermo restando l’utilizzo delle risorse di cui all’articolo 1,
comma 386 della l. 208/2015, secondo i requisiti e i criteri che saranno
definiti con il decreto interministeriale di cui all’articolo 1, comma 387 della
suddetta l. 208/2015, la Regione Puglia, ai fini della realizzazione degli
interventi previsti dalla presente legge, assicura il coordinamento tra tutte le
linee di attività e le rispettive fonti di finanziamento a scopo ricognitorio di
seguito elencate:
a) Fondo sociale europeo - Programma operativo regionale 2014 –
2020 con riferimento alle risorse assegnate alle azioni di cui agli Obiettivi
tematici VIII, IX e X per l’integrazione lavorativa e la riqualificazione
professionale, nonché per l’acquisizione di servizi qualificati per
l’orientamento e l’affiancamento a progetti di autoimpiego e auto-impresa e per
il rafforzamento dei servizi per l’impiego accreditati in Puglia;
b) Fondo sociale europeo - Programma operativo nazionale
“Inclusione” 2014 – 2020 con riferimento alle risorse assegnate nell’ambito
dell’Asse III per le azioni a supporto del funzionamento degli uffici di piano e
delle reti territoriali con servizi pubblici per il lavoro;
c) altri fondi di derivazione nazionale a destinazione
vincolata;
d) Fondo nazionale per l’estensione della carta per l’inclusione
alle regioni del mezzogiorno, di cui all’articolo 3, comma 2, del decreto-legge
28 giugno 2013, n. 76, convertito con modificazioni nella legge 9 agosto 2013,
n. 99 (Primi interventi urgenti per la promozione dell’occupazione, in
particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul
valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti), per la quota
assegnata alla Regione Puglia;
e) ulteriori risorse statali con destinazione coerente rispetto
alle misure di cui alla presente legge;
f) le risorse da bilancio regionale, come al comma 2;
g) le risorse già ripartite agli ambiti territoriali e non ancora
assegnate ai beneficiari alla data di entrata in vigore della presente legge, a
valere sulla dotazione finanziaria di cui all’ articolo
15 della l.r. n. 37/2014;
h) le risorse di cui al cap. 785040 – missione 12, programma 07,
titolo 1, del bilancio regionale – esercizio finanziario 2016, con riferimento
alle azioni di monitoraggio e valutazione delle misure di cui alla presente
legge, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio regionale delle politiche
sociali.
2. Per le finalità di cui alla presente legge, nell’ambito del
bilancio regionale, sono assegnate nella missione 12, programma 4, titolo 1,
risorse a titolo di “Spese per il riconoscimento del Reddito di dignità nei
percorsi di inclusione attiva” pari a euro 5 milioni in termini di competenza e
cassa per l’esercizio finanziario 2016, alla cui copertura si fa fronte, con le
modalità previste dall’articolo 42 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n.
118 (Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli
schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a
norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42) e successive
modificazioni, mediante applicazione della parte accantonata dell’avanzo di
amministrazione presunto al 31 dicembre 2015, di cui al prospetto Allegato A)
alla legge
regionale 15 febbraio 2016, n. 2 (Bilancio di previsione per l’esercizio
finanziario 2016 e bilancio pluriennale 2016-2018 della Regione Puglia), come
riveniente dalla destinazione a tale fine e per pari importo del fondo leggi in
corso di adozione anno 2015.
3. Per gli esercizi finanziari successivi, la spesa sarà contenuta
entro gli stanziamenti approvati con legge di bilancio.
Disposizioni finali
È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare
come legge della Regione Puglia.
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