Regolamento Regionale 22 dicembre 2008, n. 28 Modifiche e integrazioni al Regolamento Regionale 18 luglio 2008, n. 15, in recepimento dei "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZCS) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)" introdotti con D.M. 17 ottobre 2007.
Art. 1Finalità Il
presente regolamento concerne la gestione delle ZPS che formano la rete Natura
2000 in Puglia in attuazione delle direttive 79/409/CEE del Consiglio del 2
aprile 1979 e 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992.
Esso
contiene le misure di conservazione e le indicazioni per la gestione.
Le
misure di conservazione e le indicazioni per la gestione sono finalizzate a
garantire la coerenza ecologica della Rete Natura 2000 e l’uniformità della
gestione.
Oltre
che garantire la coerenza della rete, l’individuazione di tali misure ha lo
scopo di assicurare il mantenimento o all’occorrenza il ripristino in uno stato
di conservazione soddisfacente degli habitat di interesse comunitario e degli
habitat di specie di interesse comunitario, nonché di stabilire misure idonee ad
evitare la perturbazione delle specie per cui i siti sono stati designati,
tenuto conto degli obiettivi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.
Art. 2Obblighi e indicazioni Le
misure di conservazione sono obbligatorie.
Le
indicazioni per la gestione consistono in obiettivi da conseguire nell’area e/o
da buone pratiche da realizzare e, comunque, costituiscono indirizzi di cui
tener conto nella eventuale redazione dei piani di gestione dei siti e nelle
procedure di Valutazione di Incidenza.
Le
indicazioni per la gestione sono altresì pratiche da incentivare e finanziare
attraverso Fondi comunitari o altre forme di finanziamento.
Art. 2 BisDefinizione
delle misure di conservazione
per
le zone speciali di conservazione (ZSC) 1. Per
quanto riguarda le misure minime di conservazione per le ZSC di cui all’art. 3,
comma 2, del D.P.R n. 357/1997, e successive modifiche e integrazioni, si rinvia
espressamente a quanto previsto dall’art. 2 del Decreto del Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 258 del 6
novembre 2007.
2. Ai
sensi delle vigenti disposizioni in materia ed, in particolare, di quanto
previsto dall’art. 4, comma 5, della direttiva CEE 92/43 (Habitat), le predette
misure di conservazione vengono applicate anche ai Siti di Importanza
Comunitaria (S.I.C.).
Art. 3Definizione
delle misure di conservazione
per
le zone di protezione speciale (ZPS) 1. Il
presente provvedimento recante le misure di conservazione e gli indirizzi di
gestione per le ZPS è redatto in conformità agli obiettivi di conservazione
della Direttiva 79/409/CEE e agli indirizzi espressi nel decreto del Ministro
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 3 settembre 2002 recante
“Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”.
2. Per
le ZPS ricadenti all’interno di aree naturali protette o di aree marine protette
istituite ai sensi della legislazione vigente, le misure di salvaguardia
esistenti e le previsioni normative definite dai rispettivi strumenti di
regolamentazione e di pianificazione vanno integrate con le disposizioni del
presente provvedimento. Nel caso di conflitto di norme si applica quella a
maggiore tutela.
3. Per
tutte le ZPS sono fatte salve le norme del Reg. (CE) n. 1782/2003 del 29
settembre 2003 relative al regime di sostegno diretto nell’ambito della Politica
Agricola Comune (PAC) e relative norme nazionali e regionali di recepimento e
successive modifiche e integrazioni;
4. In
deroga al presente regolamento, qualora un piano o progetto debba comunque
essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico connessi
con la salute dell’uomo o la sicurezza pubblica, valutata la mancanza di
soluzioni alternative, l’autorità di gestione del sito ne autorizza la
realizzazione con la prescrizione di ogni misura compensativa necessaria a
garantire e tutelare la coerenza complessiva della rete ecologica “Natura 2000”.
Art. 4Individuazione di tipologie ambientalidi riferimento per le ZPS 1. Tenuto
conto dei criteri ornitologici indicati nella Direttiva 79/409/CEE e delle
esigenze ecologiche delle specie presenti nelle diverse ZPS, sono individuate le
sette tipologie ambientali di riferimento di seguito elencate:
-
ambienti
forestali delle montagne mediterranee;
-
ambienti
misti mediterranei;
-
ambienti
steppici;
-
colonie
di uccelli marini;
-
zone
umide;
-
presenza
di corridoi di migrazione;
-
valichi
montani ed isole rilevanti per la migrazione dei passeriformi e di altre specie
ornitiche.
2. Ogni
ZPS è assegnata ad una o più tipologie ambientali e per essa nella definizione
delle misure di conservazione si applicano le misure e gli indirizzi specifici
per ciascuna tipologia, oltre a quelli validi per tutte le ZPS. Nel caso in cui
una ZPS risultasse assegnata a due o più tipologie ambientali, per essa vigono i
criteri previsti per ciascuna delle tipologie.
3. Nell’allegato
1 che costituisce parte integrante del presente provvedimento vengono fornite la
descrizione e la caratterizzazione delle sette tipologie ambientali.
Nell’allegato 2 che costituisce parte integrante del presente provvedimento
viene fornita l’appartenenza delle singole ZPS alle tipologie ambientali.
4. I
divieti di cui all’art. 5 dal punto a) al punto k) devono essere inseriti nei
calendari venatori regionali di cui alla legge n. 157/92, art. 18, comma 4 e nei
piani faunistico-venatori di cui alla legge n. 157/92, art. 10.
Art. 5Misure di conservazione per tutte le ZPS 1.
In
tutte le ZPS è fatto divieto di:
a)
esercitare
l’attività venatoria in data antecedente alla terza domenica di
settembre;
b)
esercitare
l’attività venatoria nel mese di gennaio per più di due giornate prefissate alla
settimana individuate tra quelle previste dal calendario venatorio;
c)
effettuare
la preapertura dell’attività venatoria con esclusione della caccia di selezione
agli ungulati;
d)
esercitare
l’attività venatoria in deroga ai sensi dell’articolo 9, paragrafo 1, lettera
c), della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979;
e)
utilizzo
di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide, quali laghi,
stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune, sia d’acqua dolce che salmastra,
nonché nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne a partire dalla stagione
venatoria 2008/2009;
f)
attuare
la pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell’attività di controllo
demografico delle popolazioni di corvidi. Il controllo demografico delle
popolazioni dei corvidi è inoltre vietato nelle aree di presenza del Lanario
(Falco biarmicus). Sono comunque fatte salve diverse prescrizioni dell’Autorità
di Gestione della ZPS;
g)
effettuare
i ripopolamenti a scopo venatorio, ad esclusione di quelli realizzati con
soggetti appartenenti alle specie autoctone e provenienti da allevamenti
nazionali, e di quelli effettuati con fauna selvatica proveniente dalle zone di
ripopolamento e cattura o dai centri pubblici e privati di riproduzione della
fauna selvatica allo stato naturale insistenti sul medesimo territorio;
h)
abbattere
esemplari appartenenti alle specie, combattente (Philomacus pugnax), moretta
(Ayhytia fuligula);
i)
svolgere
attività di addestramento di cani da caccia, con o senza sparo, prima della
prima domenica di settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria. Sono
fatte salve le attività in corso;
j)
costituire
nuove zone per l’allenamento e l’addestramento dei cani e per le gare cinofile,
nonché ampliare quelle esistenti;
k)
distruggere
o danneggiare intenzionalmente nidi, salvo quanto previsto dall’art. 9 della
direttiva 79/409 e previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;
l)
utilizzo
e spandimento di fanghi di depurazione, provenienti dai depuratori urbani e
industriali, con l’esclusione dei fanghi provenienti dalle aziende
agroalimentari, sulle superfici agricole e sulle superfici naturali;
m)
realizzare
nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e
rifiuti nonché ampliare quelli esistenti in termini di superficie, fatte salve
le discariche per inerti;
n)
realizzare nuovi impianti eolici, ivi compresa
un’area buffer di 200 metri. In un’area buffer di 5 km dalle ZPS e dalle IBA
(Important Bird Areas) si richiede un parere di Valutazione di Incidenza ai fini
di meglio valutare gli impatti di tali impianti sulle rotte migratorie degli
Uccelli di cui alla Direttiva 79/409. È ammissibile la realizzazione di impianti
eolici destinati all’autoproduzione, così come definita dall’art. 2, comma 2,
del D.lgs. 16 marzo 1999, n. 79, con una potenza complessiva non superiore a 20
kilowatt, preferibilmente collocati sulle coperture di edifici o fabbricati
agricoli, civili o industriali ovvero sulle aree pertinenziali ad essi
adiacenti. Sono fatti salvi, previa positiva valutazione d’incidenza, gli
interventi di sostituzione e ammodernamento, anche tecnologico di impianti già
esistenti;
o)
realizzare
impianti a fune permanenti , fatti salvi gli impianti per i quali sia stato
ultimato il procedimento di autorizzazione, nonché fatti salvi, previa positiva
valutazione d’incidenza, gli interventi di sostituzione e ammodernamento anche
tecnologico;
p)
aprire
nuove cave e ampliare quelle esistenti, ad eccezione di quelle previste dal
Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.), approvato con
deliberazione della Giunta Regionale n. 824 del 13 giugno 2006, pubblicata sul
Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 82 del 30 giugno 2006, a condizione
che sia conseguita la positiva valutazione di incidenza sui singoli progetti e
sui piani attuativi (Piani di bacino) e fermo restando l’obbligo di recupero
finale delle aree interessate dall’attività estrattiva a fini naturalistici;
q)
svolgere
attività sportiva di fuoristrada e motocross al di fuori delle strade esistenti;
r)
eliminare
o trasformare gli elementi naturali e seminaturali caratteristici del paesaggio
agrario con alta valenza ecologica, in particolare, muretti a secco,
terrazzamenti, specchie, cisterne, siepi, filari alberati, risorgive, fontanili.
Sono consentite le ordinarie attività di manutenzione e ripristino e fatti salvi
gli interventi autorizzati dall’autorità di gestione della ZPS;
s)
convertire
le superfici a pascolo permanente ad altri usi ai sensi dell’articolo 2 punto 2
del regolamento (CE) n. 796/04, fatta eccezione per interventi connessi alla
sicurezza pubblica e previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;
t)
effettuare
il livellamento dei terreni non autorizzati dall’ente gestore della
ZPS;
u)
utilizzo
di diserbanti chimici nel controllo della vegetazione lungo le banchine
stradali;
v)
sorvolo,
parapendio, volo a vela, arrampicata libera o attrezzata sulle pareti rocciose
nel periodo di nidificazione dal 1 gennaio al 30 agosto. Sono fatte salve
operazione connesse alla sicurezza pubblica;
w)
divieto
di bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al
termine di prati naturali o seminati prima del 1 settembre, salvo interventi
connessi ad emergenze di carattere fitosanitario e previo parere dell’autorità
di gestione della ZPS;
x)
taglio
di alberi in cui sia accertata la presenza di nidi e dormitori di specie
d’interesse comunitario;
2. In
tutte le ZPS è fatto obbligo di mettere in sicurezza, rispetto al rischio di
elettrocuzione e impatto degli uccelli, elettrodotti e linee aeree ad alta e
media tensione di nuova realizzazione o in manutenzione straordinaria o in
ristrutturazione. Possibili interventi riguardano opere di prevenzione del
rischio di elettrocuzione/collisione mediante l’uso di supporti tipo “Boxer”,
l’isolamento di parti di linea in prossimità e sui pali di sostegno; l’utilizzo
di cavi tipo elicord aerei o l’interramento dei cavi; l’applicazione di
piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere
luminescenti;
3. In
tutte le ZPS sono indirizzi per la gestione:
a) informazione
e sensibilizzazione della popolazione locale sulla rete Natura 2000;
b) incentivazione
e promozione della agricoltura biologica;
c) forme
di allevamento e agricoltura estensive tradizionali;
d) ripristino
di habitat naturali e seminaturali quali ad esempio siepi, filari, boschetti,
zone umide,temporanee e permanenti;
e) ricorso
a pratiche agricole ecocompatibili;
f) monitoraggio
delle popolazioni delle specie ornitiche protette dalla Direttiva 79/409/CEE e
in particolare quelle dell’Allegato I della medesima direttiva o comunque a
priorità di conservazione.;
4. Ai
procedimenti in corso alla data di pubblicazione del presente Regolamento,
laddove si sia già provveduto al deposito del progetto, fatta salva la
disciplina di cui al Regolamento regionale 4 ottobre 2006 n.16, non si applica
la norma di cui al precedente comma 1 lett.n);
4.bis
Le
prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 dell’art.14
del regolamento regionale 4 ottobre 2006 n. 16 non si applicano ai progetti che
abbiano già ottenuto la determina di non assoggettabilità a VIA ovvero la
positiva valutazione in sede di VIA prima dell’entrata in vigore del regolamento
medesimo, né si applicano alle eventuali varianti migliorative ai progetti già
approvati.
Art. 6Misure
di conservazione e indirizzi
gestionali
per tipologie di ZPS 1.
ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI AMBIENTI FORESTALI DELLE MONTAGNE
MEDITERRANEE.
Misure
di conservazione obbligatorie
-
divieto
di impermeabilizzare le strade ad uso forestale;
- divieto di forestazione con essenze
arboree alloctone;
- divieto di attività selvicolturali nel
periodo 15 marzo-15 luglio;
- divieto di tagliate contigue superiori a
20 ha nel corso della stessa stagione silvana; tagli superiori nella stessa
stagione silvana sono consentiti solo conservando una fascia di 100 m tra le due
tagliate adiacenti, fascia che può eventualmente essere utilizzata nel corso di
tagliate successive;
- è fatto obbligo di lasciare almeno 10
esemplari arborei ad ha, di particolari caratteristiche fenotipiche, diametriche
ed ecologiche in grado di crescere indefinitamente e 10 esemplari arborei ad ha
morti o marcescenti, fatti salvi interventi fitosanitari in presenza di
conclamate patologie infestanti previo parere dell’autorità di gestione della
ZPS;
- divieto di rimboschimento delle radure di
superficie inferiore a 1 ha per le fustaie e 5000 mq per i cedui semplici o
composti;
- nella realizzazione di chiudende è
necessario permettere il passaggio della fauna selvatica;
Indirizzi
per la gestione
-
Favorire
l’avvicendamento all’alto fusto e alla disetaneità;
-
Attività
agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei
soprassuoli e la presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini
forestali;
-
Regolamentazioni
connesse alle attività forestali in merito all’eventuale rilascio di matricine
nei boschi cedui, alla eventuale indicazione di provvigioni minime, di norme su
tagli intercalari, apertura di nuove strade e piste forestali a carattere
permanente;
-
Conservazione
e creazione di prati all’interno del bosco anche di medio/piccola estensione e
di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree
forestali.
-
Manutenzione,
dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi attraverso tecniche
costruttive tradizionali;
-
Conservazione
delle specie arbustive ed arborescenti del sottobosco;
-
Interventi
selvicolturali e gestionali utili all’aumento della biodoversità e delle nicchie
ambientali (stagni, alberi habitat, cataste di legna e/o roccia, ecc.).
-
Nella
realizzazione di piste forestali e/o viali parafuoco evitare la frammentazione
delle superfici boscate e l’eccessiva riduzione del bosco;
2.
ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI AMBIENTI MISTI MEDITERRANEI.
Misure
di conservazione obbligatorie
-
divieto
di impermeabilizzare le strade ad uso forestale;
- divieto di forestazione con essenze
arboree alloctone;
- divieto di attività selvicolturali nel
periodo 15 marzo-15 luglio;
- divieto di tagliate contigue superiori a
20 ha nel corso della stessa stagione silvana; tagli superiori nella stessa
stagione silvana sono consentiti solo conservando una fascia di 100 m tra le due
tagliate adiacenti, fascia che può eventualmente essere utilizzata nel corso di
tagliate successive.
- è fatto obbligo di lasciare almeno 10
esemplari arborei ad ha, di particolari caratteristiche fenotipiche, diametriche
ed ecologiche in grado di crescere indefinitamente e 10 esemplari arborei ad ha
morti o marcescenti, fatti salvi interventi fitosanitari in presenza conclamate
patologie infestanti previo parere dell’autorità di gestione della ZPS;
- divieto di rimboschimento delle radure di
superficie inferiore a 1 ha per le fustaie e 5000 mq per i cedui semplici o
composti;
- nella realizzazione di chiudende è
necessario permettere il passaggio della fauna selvatica;
Indirizzi
per la gestione
-
controllo
della vegetazione arbustiva nei prati e pascoli aridi;
-
manutenzione,
senza rifacimento totale, dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi
attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra;
-
ripristino
di prati e pascoli tramite la messa a riposo dei seminativi;
-
pratiche
pastorali tradizionali estensive; conservazione del sottobosco;
-
Favorire
l’avvicendamento all’alto fusto e alla disetaneità;
- Attività agro-silvo-pastorali in grado di
mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la presenza di radure e
chiarie all’interno delle compagini forestali;
Regolamentazioni
connesse alle attività forestali in merito all’eventuale rilascio di matricine
nei boschi cedui, alla eventuale indicazione di provvigioni minime, di norme su
tagli intercalari, apertura di nuove strade e piste forestali a carattere
permanente;
Conservazione
e creazione di prati all’interno del bosco anche di medio/piccola estensione e
di pascoli ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree
forestali.
- nella realizzazione di piste forestali e/o
viali parafuoco bisogna evitare la frammentazione delle superfici boscate e
l’eccessiva riduzione del bosco;
3.
ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI AMBIENTI STEPPICI.
Misure
di conservazione obbligatorie
-
divieto
del dissodamento con successiva macinazione delle pietre nelle aree coperte da
vegetazione naturale;
-
divieto
di impermeabilizzare le strade rurali esistenti e di nuova realizzazione;
Indirizzi
per la gestione
-
mantenimento
e ripristino di piccole raccolte d’acqua e pozze stagionali
-
manutenzione,
senza rifacimento totale, dei muretti a secco esistenti e realizzazione di nuovi
attraverso tecniche costruttive tradizionali e manufatti in pietra;
-
controllo
della vegetazione arbustiva nei pascoli aridi;
-
incentivazione
delle pratiche pastorali tradizionali estensive;
-
ripristino
di pascoli aridi tramite la messa a riposo dei seminativi;
-
coltivazione
di essenze officinali con metodi di agricoltura biologica.
4.
ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI COLONIE DI UCCELLI MARINI.
Misure
di conservazione obbligatorie
-
Obbligo
di segnalazione delle colonie riproduttive di uccelli delle specie coinvolte e
di vietare l’accesso, l’ormeggio, lo sbarco, il transito, la balneazione, le
attività speleologiche, di parapendio e di arrampicata a meno di 100 metri dalle
colonie medesime durante i periodi di riproduzione, se non per scopo di studio e
di ricerca scientifica espressamente autorizzati dall’ente gestore, nei seguenti
periodi. Berta maggiore 15 marzo-30 settembre, Berta minore 1 marzo-30 luglio,
Gabbiano corso 15 aprile- 15 luglio;
Indirizzi
per la gestione
-
Controllo
dei predatori introdotti dall’uomo, in particolare ratti, e controllo con metodi
non cruenti dei cani e gatti, previo parere dell’autorità di gestione della ZPS
nel rispetto della normativa vigente in materia;
5.
ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI ZONE UMIDE.
Misure
di conservazione obbligatorie
-
divieto
di prosciugamento, anche solo temporaneo, delle zone umide, o delle variazioni
improvvise e consistenti del livello dell’acqua, o della riduzione della
superficie di isole o zone affioranti. Sono fatte salve le operazioni di
prosciugamento delle sole vasche salanti delle saline in produzione;
-
divieto
di bonifica delle zone umide naturali e seminaturali;
-
divieto
di interventi di controllo ovvero gestione della vegetazione spontanea arborea,
arbustiva e erbacea all’interno delle zone umide e delle garzaie, attraverso
taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni
superficiali del terreno, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna 1
marzo-15 luglio, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa
autorizzazione dell’ente gestore;
-
divieto
di taglio della vegetazione interessata da garzaie nei periodi di nidificazione
1 marzo-15 luglio, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa
autorizzazione dell’ente gestore;
-
divieto
di utilizzazione dei diserbanti e del pirodiserbo per il controllo della
vegetazione della rete idraulica (canali di irrigazione, fossati, scoline e
canali collettori);
Indirizzi
per la gestione
-
mantenimento
di depressioni temporaneamente inondate nei terreni agricoli, dei ristagni nei
fossati e di fossati stessi.
-
realizzazione
di impianti di pioppicoltura solo su superfici agricole;
-
particolare
attenzione mantenimento dei cicli di circolazione delle acque salate nelle
saline abbandonate al fine di conservare gli habitat con acque e fanghi
ipersalati idonei per Limicoli, Sternidi e Fenicottero;
-
interventi
di taglio delle vegetazione, nei corsi d’acqua con alveo di larghezza superiore
ai 5 metri, effettuati solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo
e nello spazio, al fine di garantire la permanenza di habitat idonei a specie
vegetali e animali;
-
creazione
di isole e zone affioranti idonee alla nidificazione in aree dove questi
elementi scarseggiano a causa di processi di erosione, subsidenza, mantenimento
di alti livelli dell’acqua in primavera;
-
incentivazione
al mantenimento di bordi di campi gestiti a prato per almeno 50 centimetri di
larghezza;
-
trasformazione
ad agricoltura biologica nelle aree agricole esistenti contigue alle zone umide;
-
realizzazione
di sistemi per la fitodepurazione;
-
gestione
periodica degli ambiti di canneto da realizzarsi solamente al di fuori del
periodo di riproduzione dell’avifauna, 1 settembre – 1 febbraio, con sfalci
finalizzati alla diversificazione strutturale, al ringiovanimento, al
mantenimento di specchi d’acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per
parcelle ed evitando il taglio raso;
-
ripristino
di steppe salate, zone umide temporanee o permanenti, ampliamento di biotopi
relitti gestiti per scopi esclusivamente ambientali, in particolare nelle aree
contigue a lagune costiere, saline laghi tramite la messa a riposo dei
seminativi;
-
utilizzo
di tecniche per il risparmio idrico e introduzione di colture a basso fabbisogno
c idrico e utilizzo di fonti di approvvigionamento idrico sostenibili, tra cui
reflui depurati per tamponare le situazioni di stress idrico estivo.
-
adozione
di pratiche ecocompatibili nella pioppicoltura, tra cui il mantenimento della
vegetazione erbacea durante gli stadi avanzati di crescita del pioppeto, il
mantenimento di strisce non fresate anche durante le lavorazioni nei primi anni
di impianto, il mantenimento di piccoli nuclei di alberi morti, annosi o
deperienti;
-
regolamentazione
della realizzazione di sbarramenti idrici, degli interventi di
artificializzazione degli alvei e delle sponde tra cui rettificazioni,
tombamenti, canalizzazioni, arginature, riduzione della superficie di isole e/o
zone affioranti;
- adozione di interventi di
rinaturalizzazione dei corsi d’acqua;
6.
ZPS CARATTERIZZATE DA PRESENZA DI CORRIDOI DI MIGRAZIONE.
Misure
di conservazione obbligatorie
-
divieto
di utilizzo del parapendio nei periodi compresi tra i mesi di Marzo e Maggio e i
mesi di Agosto e Ottobre.
Indirizzi
per la gestione
-
conservazione
delle aree aperte in cui si creano le correnti termiche utilizzate dagli uccelli
veleggiatori;
-
sorveglianza
e monitoraggio durante il periodo di migrazione.
7.
ZPS CARATTERIZZATE DALLA PRESENZA DI VALICHI MONTANI ED ISOLE RILEVANTI PER LA
MIGRAZIONE DEI PASSERIFORMI E DI ALTRE SPECIE ORNITICHE.
Indirizzi
per la gestione
-
Incentivare
la riduzione dell’inquinamento luminoso.
-
Conservazione
e Realizzazione di aree trofiche adatte all’alimentazione delle specie.
Art. 7Norme di abrogazione chiusura e rinvio 1. Il
presente Regolamento abroga e sostituisce il precedente Regolamento Regionale 4
settembre 2007, n. 22.
2. Per
tutto quanto non espressamente previsto nel presente Regolamento si rinvia alle
disposizioni del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare, di cui al decreto del 17 ottobre 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana n. 258 del 6 novembre 2007, contenente “Criteri minimi
uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali
di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, che il presente
Regolamento e sue successive modifiche e integrazioni, recepisce e fa propri
integralmente.
Art. 7 BisSanzioni 1. Per
le violazioni delle disposizioni di cui all’art. 5 del presente Regolamento si
applicano le seguenti sanzioni amministrative, rivenienti dalle disposizioni di
cui alla L.R. n. 27/1998:
a)
da
euro 100,00 a euro 600,00 per la violazione delle disposizioni di cui alle
lettere a) e c) del comma 1; se la violazione è nuovamente commessa, la sanzione
è elevata da euro 250,00 a euro 1.500,00 (art.49, comma 1, lett. e - L.R. n.
27/1998);
b)
da
euro 25,00 a euro 150,00 per la violazione delle disposizioni di cui alle
lettere d) ed e) del comma 1. (art.49, comma 1, lett .p - L.R. n.
27/1998.
2. Per
tutte le altre violazioni alle disposizioni del presente Regolamento relative
all’esercizio dell’attività venatoria (art. 5) si applicano le sanzioni di cui
alla L.R. n. 27/1998.”.
Allegato 1 DESCRIZIONE
E CARATTERIZZAZIONE DELLE TIPOLOGIE AMBIENTALI
DI
RIFERIMENTO PER LE ZPS. 1-SITI
CARATTERIZZATI DA AMBIENTI FORESTALI DELLE MONTAGNE MEDITERRANEE
Specie
caratteristiche:
Falco
pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus migrans),
Nibbio reale (Milvus milvus), Picchio rosso mezzano (Dendrocopus
medius), Picchio dorsobianco (Dendrocopus leucotus), Balia dal
collare (Ficedula albicollis)
CARATTERISTICHE
GENERALI
Questa
tipologia riguarda principalmente le aree forestali del Gargano e in misura
minore quelle del Appennino dauno. Si tratta per lo più di faggete e querceti.
Sono invece state escluse da questa tipologia le pinete costiere, i querceti
termofili e le leccete mediterranee, che si è scelto di trattare nella tipologia
“ambienti misti mediterranei”. Questa scelta è fondata sul fatto che questi
ambienti non ospitano di norma specie di uccelli legate in modo stretto ed
univoco a specifici habitat (com’è invece il caso di alcuni picchi per i boschi
del Gargano), bensì ad un mosaico ambientale composto da macchia mediterranea,
pascoli, coltivi, dune costiere, ecc. Il valore conservazionistico dei siti, per
quel che riguarda l’avifauna, dipende in maniera preponderante dall’età e dalla
qualità ambientale dei boschi, a sua volta dipendenti dalla gestione forestale
passata e presente. I boschi maturi e ben strutturati sono assai rari nella
nostra regione, praticamente assenti al di fuori del Gargano. In alcuni casi si
assiste anche ad una progressiva maturazione dei cedui, spesso ricondotti a
fustaia da appositi interventi gestionali. La gestione dei boschi deve in questi
siti tenere conto delle specifiche esigenze delle specie prioritarie, sia
presenti che potenziali. Vanno evitati interventi gestionali di cui non siano
state valutate attentamente le ricadute sulla fauna. In linea generale va
favorito il ripristino di un variegato mosaico ambientale con alternanza di
vecchie fustaie, cedui attivi e zone aperte.
FATTORI
CHIAVE PER LE SPECIE
1.
Disponibilità di habitat idoneo
1.1.
Falco
pecchiaiolo: boschi planiziali e collinari, generalmente aperti, di latifoglie
dai 0 ai 1000 m s.l.m., preferibilmente fustaie di Quercia e Faggio di media e
vasta estensione, inframmezzati da aree aperte con presenza di Imenotteri
sociali (preda principale della specie);
1.2.
Nibbio
bruno: aree forestali planiziali e collinari dai 0 ai 1000 m s.l.m., con
presenza di aree aperte, pascoli e aree agricole inframmezzate da alberi,
preferibilmente nei pressi di aree umide o discariche urbane a cielo aperto;
1.3.
Nibbio
reale: aree forestali planiziali e collinari dai 0 ai 1000 m s.l.m., con
presenza di vaste aree aperte, pascoli e aree agricole inframmezzate da alberi,
spesso in prossimità di discariche. Pratica tradizionale della pastorizia brada,
soprattutto ovina;
1.4.
Picchio
rosso mezzano: aree boscate mature con abbondanza di alberi morti e vetusti;
1.5.
Picchio
dorsobianco: aree boscate mature con abbondanza di alberi morti e vetusti;
1.6.
Balia
dal collare: aree forestali mature prevalentemente a Faggio.
2
- SITI CARATTERIZZATI DA AMBIENTI MISTI MEDITERRANEI
Specie
caratteristiche:
Falco
pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus migrans),
Nibbio reale (Milvus milvus), Capovaccaio (Neophron percnopterus),
Biancone (Circaetus gallicus), Albanella minore (Circus pygargus),
Pellegrino (Falco peregrinus), Lanario (Falco biarmicus), Grillaio
(Falco naumanni), Quaglia (Coturnix coturnix), Occhione
(Burhinus oedicnemus), Ghiandaia marina (Coracias garrulus), Gufo
reale (Bubo bubo), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Calandra
(Melanocorypha calandra), Calandrella (Calandrella brachydactyla),
Allodola (Alauda arvensis), Tottavilla (Lulla arborea),
Cappellaccia (Galerida cristata), Calandro (Anthus campestris),
Monachella (Oenanthe hispanica), Averla piccola (Lanius collurio),
Averla capirossa (Lanius senator), Averla cenerina (Lanius minor),
Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata), Sterpazzolina (Sylvia
cantillans), Zigolo capinero (Emberiza melanocephala).
CARATTERISTICHE
GENERALI
Questa
tipologia raggruppa una vastissima gamma di paesaggi, anche molto diversi tra
loro. Questi ambienti sono stati raggruppati in un’unica tipologia in quanto
caratterizzati per lo più da specie tipicamente mediterranee e da una serie di
problematiche comuni (bracconaggio, incendi, urbanizzazione diffusa, ecc.). Tra
gli habitat che si trovano in questi siti si possono annoverare pinete costiere,
leccete, macchia e gariga mediterranee, coltivi di vario genere, pascoli aridi,
ecc. Nella stragrande maggioranza dei casi i siti inclusi in questa tipologia
sono caratterizzati da paesaggi a mosaico, composti da vari ambienti,
inframmezzati gli uni agli altri, caratteristici del Gargano e dell’area delle
Gravine. Nella gran parte dei casi si tratta di ambienti profondamente modellati
dalle attività umane e sottoposti ad elevatissima pressione antropica. Le
minacce a questi siti sono, di conseguenza, numerose e differenziate. Si può
tuttavia indicare la sottrazione e frammentazione degli habitat in seguito alla
crescente antropizzazione (urbanizzazione, realizzazione di infrastrutture,
intensificazione agricola) come la problematica centrale di questi ambienti. Per
alcune specie, come ad esempio molti rapaci, il problema principale rimane il
disturbo antropico.
FATTORI
CHIAVE PER LE SPECIE
1.
Disponibilità di habitat idoneo
1.1.
Mosaici
di pascoli, boschi adatti alla nidificazione e coltivi con ricca entomofauna, in
particolare Imenotteri sociali e Ortotteri (Falco pecchiaiolo);
1.2.
Mosaici
di pascoli con coltivi come aree di alimentazione e boschi adatti alla
nidificazione (Nibbio bruno, Nibbio reale);
1.3.
Mosaici
di pascoli, macchia mediterranea bassa e gariga con abbondanza di ovini allo
stato brado e con buona disponibilità di mammiferi selvatici di piccola taglia.
Presenza di falesie indisturbate per la nidificazione (Capovaccaio);
1.4.
Mosaici
di pascoli, gariga con abbondanza di ofidi e boschetti o grossi alberi isolati
adatti alla nidificazione (Biancone);
1.5.
Incolti,
pascoli, coltivi e macchia a bassa copertura del suolo con ricche popolazioni di
micromammiferi e Passeriformi (Albanella minore);
1.6.
Pascoli,
coltivi, gariga con ricche popolazioni di Ortotteri e Sauri. Importante inoltre
la disponibilità di siti riproduttivi idonei, situati in centri storici
(Grillaio);
1.7.
Mosaici
di incolti, pascoli, coltivi e gariga (Quaglia e Occhione);
1.8.
Pascoli,
coltivi, gariga con ricche popolazioni di Ortotteri e Sauri. Importante inoltre
la disponibilità di siti riproduttivi idonei: presenza di grandi alberi isolati,
manufatti abbandonati e rupi (Ghiandaia marina);
1.9.
Ambienti
rupestri con bassa pressione antropica idonei alla riproduzione in prossimità di
aree idonee all’alimentazione; presenza di ambienti aperti con adeguate risorse
trofiche disponibili tutto l’anno, ovvero abbondanza di prede di taglia
medio-grande, ad es. Lepre, Ratto, Riccio, ecc. (Gufo reale);
1.10.
Gariga
e macchia bassa con ricche popolazioni di Lepidotteri
(Succiacapre);
1.11.
Mosaici
di incolti, pascoli, coltivi e gariga (Calandra, Calandrella, Allodola,
Tottavilla);
1.12.
Mosaici
di incolti, pascoli, coltivi e gariga con affioramento roccioso
(Calandro);
1.13.
Mosaici
di incolti e pascoli con affioramenti rocciosi (Monachella);
1.14.
Pascoli,
coltivi, gariga con ricche popolazioni di Ortotteri e Sauri (Averla piccola,
Averla capirossa e
Averla
cenerina);
1.15.
Macchia
mediterranea, gariga e coltivi inframmezzati da siepi con ricca entomofauna
(Sterpazzola di
Sardegna,
Sterpazzolina, Occhiocotto);
1.16.
Coltivi
e pascoli in forme tradizionali, con una bassa densità di cespugli e fasce
boscate; radure nelle
formazioni
forestali, formazioni erbacee discontinue, alberi ed arbusti sparsi (Zigolo
capinero);
1.17.
Ambienti
rupestri indisturbati con abbondanza di prede (Lanario, Pellegrino).
3
- SITI CARATTERIZZATI DA AMBIENTI STEPPICI
Specie
caratteristiche:
Grillaio
(Falco naumanni), Albanella minore (Circus pygargus), Biancone
(Circaetus gallicus), Capovaccaio (Neophron percnopterus), Lanario
(Falco biarmicus), Gallina prataiola (Tetrax tetrax), Occhione
(Burhinus oedicnemus), Pernice di mare (Glareola pratincola),
Limicoli svernanti (Charadriiformes), Ghiandaia marina (Coracias
garrulus), Calandra (Melanocorypha calandra), Calandrella
(Calandrella brachydactyla), Cappellaccia (Galerida cristata),
Calandro (Anthus campestris), Averla capirossa (Lanius senator),
Averla cenerina (Lanius minor), Monachella (Oenanthe hispanica)
CARATTERISTICHE
GENERALI
Gli
ambienti “steppici” caratteristici della Murgia, Gargano, Gravine, ecc. sono
costituiti da paesaggi seminaturali aridi, caratterizzati dal predominio della
vegetazione erbacea. Questi ambienti, formatisi nei secoli in seguito
all’esercizio del pascolo, primariamente ovino, rappresentano attualmente una
delle tipologie ambientali più minacciate a livello regionale, nazionale ed
internazionale. Si è scelto di trattare in questa tipologia in generale tutti
gli ambienti aperti aridi, assimilabili per avifauna agli ambienti più
propriamente steppici. Il fattore assolutamente preponderante nel determinare la
sopravvivenza di tutte le specie steppiche è la persistenza dell’habitat. Le
principali minacce alle specie steppiche sono dovute alla distruzione
dell’habitat, in seguito all’intensificazione agricola previa frantumazione e
macinatura dei substrati rocciosi, opere di imboschimento artificiale e
all’urbanizzazione.
Le
specie di maggiore rilevanza sono indubbiamente il Grillaio, specie globalmente
minacciata e la Gallina prataiola, specie in fortissima regressione.
FATTORI
CHIAVE PER LE SPECIE
1.
Presenza
di habitat idoneo (tutte le specie)
1.1.
Associazioni
vegetali di tipo steppico semiarido sfruttate a pascolo, per lo più ovino e
stagionale (es. Asphodeletum);
1.2.
Pascoli
coltivati (es. Hordeum sp);
1.3.
Boschi
degradati o Pascoli arborati con prevalenza di vegetazione erbacea;
1.4.
Colture
arboree abbandonate (soprattutto mandorleti) con soprassuoli colonizzati da
ambienti steppici;
1.5.
Monocolture
cerealicole, inframmezzate da altre tipologie di vegetazione erbacea
seminaturale;
1.6.
Terreni
a riposo, prati pascoli non arati da almeno due anni;
2.
Disponibilità
di centri storici, edifici rurali tradizionali, ponti in pietra o ambienti
rupestri adatti alla nidificazione
(Grillaio, Ghiandaia marina);
3.
Permanenza
di muretti a secco, utilizzabili per la nidificazione o che forniscono rifugio
alle specie preda
(Biancone, Monachella);
4.
Assenza
di disturbo alle covate (Albanella
minore, Gallina prataiola, Occhione);
5.
Limitata
mortalità per cause antropiche:
bracconaggio, collisione con elettrodotti e impianti eolici, mortalità su strade
(tutte le specie).
4
- SITI CARATTERIZZATI DA COLONIE DI UCCELLI MARINI
Specie
caratteristiche:
Berta
maggiore (Calonectris diomedea), Berta minore (Puffinus yelkouan),
Falco della Regina (Falco eleonorae), Gabbiano corso (Larus audouini)
CARATTERISTICHE
GENERALI
Questa
tipologia raggruppa i siti costieri che ospitano colonie di uccelli marini. Data
la particolarità di questa tipologia, l’eccezionale vulnerabilità ambientale di
questi siti ed il limitato numero di fattori di minaccia e di specie coinvolte,
si è scelto un livello di approfondimento superiore rispetto alle altre
tipologie trattate. Allo stato attuale, le uniche colonie di uccelli marini
presenti sono localizzata su piccole isole, in particolare arcipelago delle
Tremiti e isola di Santa Andrea. Verosimilmente, l’attuale selezione degli
habitat di nidificazione è almeno in parte condizionata dalla necessità di
fuggire il crescente disturbo antropico e l’aumentata presenza di mammiferi
predatori, in molti casi introdotti ad opera dell’uomo (ratti in primis,
ma anche gatti e cani inselvatichiti). Tutte le specie considerate sono, ad
eccezione del Gabbiano corso, caratterizzate da una spiccata fedeltà al sito di
nidificazione; per quest’ultimo è invece più opportuno parlare di fedeltà ad
un’area di nidificazione, che può comprendere diversi siti utilizzati in maniera
alternativa negli anni. La fedeltà al sito di nidificazione può determinare da
un lato la persistenza di adulti che tentano di insediarsi in siti divenuti
inadatti (es. colonie di Berte che continuano ad insediarsi nel medesimo sito
nonostante la sistematica predazione di uova e pulli da parte di ratti),
dall’altro la difficoltà a colonizzare in tempi brevi siti usualmente non
utilizzati, resi nuovamente adatti da interventi di rimozione o contenimento dei
predatori. Il falco della Regina attualmente sembra non nidificare più alle
isole Tremiti.
FATTORI
CHIAVE PER LE SPECIE
1. Disponibilità
di habitat adatto.
Le Berte necessitano di isole o tratti di costa ripidi e caratterizzati dalla
presenza di grotte, piccole cavità e/o accumuli di grossi massi (es. frane
consolidate) sotto i quali scavare il nido. Il Gabbiano corso si insedia su
piccole isole, anche rocciose, con ridotta presenza di Gabbiano reale.
2. Disponibilità
di risorse alimentari accessibili in prossimità della colonia.
Anche se la situazione italiana risulta poco conosciuta sotto questo aspetto, è
noto che la distribuzione delle risorse alimentari condiziona in maniera forte
le popolazioni di uccelli marini e la localizzazione delle loro colonie. L’unica
specie, tra quelle considerate, per la quale sono disponibili dati al riguardo è
il Gabbiano corso. Per questa specie è nota l’importanza di aree con acque
profonde prossime ai siti di nidificazione, nelle quali la specie si alimenta di
Clupeidi spinti in superficie da tonni e cetacei.
3. Assenza
di predatori.
La presenza di mammiferi predatori di norma impedisce l’insediamento delle
colonie o ne riduce enormemente il successo riproduttivo. La predazione a carico
di uova o pulli da parte del Ratto è in grado di azzerare la produttività delle
colonie di Berte. Il protrarsi di condizioni sfavorevoli
all’involo
di pulli determina di solito l’abbandono del sito di nidificazione nel breve o
medio periodo. La predazione da parte di cani e gatti sembra avere un effetto
più ridotto su queste specie, interessando in particolare i nidi meno profondi
(la specie più soggetta a rischio per la propensione a nidificare anche in
cavità esposte è la Berta maggiore). I ratti non rappresentano un fattore di
disturbo per il Gabbiano corso, mentre la presenza di cani o gatti domestici o
inselvatichiti può costituire un serio pericolo, sia per la predazione diretta
di uova e pulli che per il disturbo arrecato alle colonie. Anche la competizione
con il Gabbiano reale mediterraneo rappresenta un fattore di rischio per il
gabbiano Corso sull’isola di sant’Andrea.
4. Assenza
di disturbo ai siti di nidificazione.
Tra le specie considerate, le Berte sembrano in grado di tollerare una certa
presenza antropica e quella di mammiferi non predatori durante il periodo di
nidificazione, purché la stessa non interessi l’interno delle cavità di
riproduzione. Sono invece documentati casi di abbandono o mancato insediamento
di colonie di Gabbiano corso in seguito al disturbo arrecato dall’uomo
da
grossi mammiferi (es. mufloni, cinghiali, bestiame domestico allo stato brado).
Un’elevata densità di Gabbiano reale può avere un impatto negativo sul Gabbiano
corso, per l’occupazione dei siti più adatti alla nidificazione e per
l’innescarsi di interazioni di tipo competitivo (cleptoparassitismo) o, in
misura minore, predatorio nei confronti di uova o pulli.
5
- SITI CARATTERIZZATE DA PRESENZA DI ZONE UMIDE E
COSTE
Specie
caratteristiche:
Strolaghe
(Gavia spp.), Svassi (Podiceps spp.), Marangone minore
(Phalacrocorax pygmaeus), Fenicottero (Phoenicopterus ruber),
Ardeidi (Ardeidae), Spatola (Platalea leucorodia), Mignattaio
(Plegadis falcinellus), Anatidi (Anatidae), Falco di palude
(Circus aeruginosus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Rallidi
(Rallidae), Pernice di mare (Glareola pratincola), Limicoli
(Charadriiformes), Laridi (Laridae), Sternidi (Sternidae),
Forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon)
CARATTERISTICHE
GENERALI
In
questa categoria sono raggruppate tutte le zone umide, sia salmastre che di
acqua dolce lentiche e lotiche. Si tratta di una categoria estremamente ampia
che include ambienti anche molto diversi come ad esempio saline (Marghertita di
Savoia), lagune (Lesina e Varano), valli da pesca, laghi, invasi artificiali,
tratti terminali dei fiumi (Candelaro, Cervaro, Carapelle), coste.
Nella
gestione di questi ambienti è importante prestare particolare attenzione ai
progetti inerenti infrastrutture viarie (di qualsiasi tipo), condotti (acqua,
gas, petrolio), aeroporti, porti, centrali energetiche, edifici, difesa delle
sponde dall’erosione, tralicci e antenne di altezza superiore a 30 metri, linee
elettriche di media ed alta tensione, centrali elettriche di trasformazione e
produzione, infrastrutture portuali (inclusi i porti turistici). Va prestata
attenzione all’adeguamento dei piani di gestione forestale e agricola, alla
pianificazione delle attività estrattive, ai piani di prelievo idrico
all’interno del sito e nella parte di bacino idrologico che alimenta la zona
umida, alla pianificazione delle attività venatorie e di pesca sportiva, alla
pianificazione delle attività ricreative e di fruizione turistica. Grande
attenzione va fatta anche agli interventi di alterazione della morfologia
costiera (ripascimento dei litorali, taglio di cordoni dunosi, difesa costiera)
ed a quelli per il miglioramento della navigazione, così come alla realizzazione
di discariche di RSU all’interno della ZPS e nel territorio contiguo e ai piani
di bonifica e risanamento ambientale (siti inquinati, rimozione sedimenti,
ecc.). Vanno infine adeguatamente pianificati i piani di controllo delle zanzare
effettuati sia con prodotti chimici di sintesi, sia con metodi di lotta
biologica (es. Bacillus thuringensis). Estremamente importante appare la
corretta gestione dei livelli delle acque nella ZPS Saline di Margherita di
Savoia, tenendo conto delle attività produttive presenti e del rilevante valore
conservazionistico per la numerosa presenza di specie nidificanti. Altrettanto
importante appare la gestione delle coltivazioni comprese nei pressi o tra le
varie zone umide che ad es. compongono la ZPS “Paludi presso il Golfo di
Manfredonia” o che circondano il versante sud della laguna di Lesina.
FATTORI
CHIAVE PER LE SPECIE
1.
Disponibilità
di siti idonei per la nidificazione in aree con buona disponibilità di risorse
trofiche.
Fattore importante per tutte le specie considerate e in particolare per le
specie coloniali (Marangone minore, Fenicottero, Mignattaio, parte degli
Ardeidi, Sternidi, Limicoli, Pernice di mare).
1.1. Mignattaio, Marangone minore, Nitticora,
Garzetta, Sgarza ciuffetto nidificano sia su alberi e arbusti sia in canneti in
aree tranquille o comunque difficilmente raggiungibili da predatori e dall’uomo.
Prioritaria appare la corretta gestione dei filari di eucalipti del Lago Salso;
1.2. Airone rosso, Tarabuso e Tarabusino
nidificano esclusivamente in canneti Prioritaria appare la corretta gestione dei
canneti del Lago Salso;
1.3. Gli Svassi necessitano di zone umide con
vegetazione acquatica galleggiante, semisommersa ed emergente su cui e con la
quale costruire nidi galleggianti;
1.4. Gli Anatidi necessitano di isole e sponde
dolcemente digradanti con vegetazione erbacea e di vaste zone con vegetazione
palustre sommersa, galleggiante ed emergente;
1.5. I Rallidi necessitano di zone con canneti
densi e lussureggianti e con piante acquatiche semisommerse e galleggianti;
1.6. Limicoli, Laridi, Sternidi e Fenicottero
necessitano di isole e zone affioranti sabbiose/fangose con vegetazione scarsa o
nulla, difficilmente raggiungibili da predatori terrestri;
1.7. La Pernice di mare nidifica su superfici
sabbiose/fangose con vegetazione scarsa o nulla, costituite in genere da zone
umide in corso di prosciugamento e da campi con coltivazioni tardive (soia,
pomodori) o che hanno subito lavorazioni primaverili;
1.8. Il Forapaglie castagnolo necessita di
canneti estesi e diversificati alternati a chiari d’acqua libera.
2.
Disponibilità
di isole e di zone affioranti sabbiose/fangose/ghiaiose con vegetazione scarsa o
assente,
difficilmente raggiungibili da predatori
terrestri. Fattore chiave per assicurare, oltre che ambienti idonei per la
nidificazione di Fenicottero, Limicoli, Laridi e Sternidi, siti per la sosta e
il riposo di Ardeidi, Anatidi, Limicoli e Sternidi durante il giorno e la notte
nel corso dell’anno. Nella ZPS Saline di Margherita di Savoia il numero di isole
e zone affioranti adatte alla nidificazione di Limicoli e Sternidi è fortemente
correlato alla gestione del livello delle acque in salina e alla gestione degli
argini artificiali. La realizzazione di isole artificiali nell’ambito di un
progetto POR ha avuto notevoli risultati positivi;
3.
Competizione
del Gabbiano reale per l’uso di siti idonei per la nidificazione.
Il precoce insediamento della crescente popolazione nidificante di Gabbiano
reale, nella Saline di Margherita di Savoia,
limita il numero di siti idonei per la nidificazione di Limicoli e
Sternidi che si insediano 1-2 mesi dopo.
4.
Elevata
disponibilità di invertebrati tipica delle zone umide con scarso uso di
pesticidi con aree circostanti coltivate in maniera estensiva.
Fattore rilevante per Pernice di mare, Sterna zampenere e in generale per tutti
i limicoli nidificanti e migratori, per alcune specie di Laridi e Sternidi.
Essenziale appare la conservazione e il ripristino delle steppe salate esterne
alle Saline di Margherita di Savoia e la creazione di incolti tramite la messa a
riposo di seminativi
5.
Predazione
da parte di ratti, Gabbiani reali, cani e gatti vaganti,
Corvidi.
Fenicottero, Limicoli, Sternidi, Laridi
6
- SITI CARATTERIZZATI DALLA PRESENZA DI BOTTLE-NECK
Specie
caratteristiche:
Cicogna
bianca (Ciconia ciconia), Cicogna nera (Ciconia nigra), Gru
(Grus grus), Falco pescatore (Pandion haliaetus), Biancone
(Circaetus gallicus), Nibbio bruno (Milvus migrans), Aquila minore
(Hieraaetus pennatus), Falco di palude (Circus aeruginosus),
Albanella minore (Circus pygargus), Albanella pallida (Circus
macrourus), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Gheppio (Falco
tinnunculus), Grillaio (Falco naumanni), Falco cuculo (Falco
vespertinus), Capovaccaio (Neophron percnopterus).
CARATTERISTICHE
GENERALI
Da
alcuni anni, in Italia, le ricerche sul transito dei rapaci diurni, e dei grandi
veleggiatori, sono in aumento. Di recente, significative informazioni raccolte
sul passaggio primaverile ed autunnale dei rapaci in migrazione sono state
raccolte per il Gargano e per Capo d’Otranto. Anche le Isole Tremiti sembrano
rappresentare un importante punto di passaggio. La corretta gestione di questi
siti richiede una particolare attenzione ai progetti di costruzione di strade,
vie di accesso ed altre infrastrutture viarie, in particolare lungo crinali,
valichi e linee di costa, così come ai progetti di costruzione di elettrodotti e
di edifici, tralicci, antenne, ponti ed altre strutture di altezza superiore ai
30 metri. Notevole attenzione va prestata anche ai progetti per la realizzazione
di linee elettriche a media e ad alta tensione ed a quelli di costruzione di
aeroporti ed eliporti (anche di piccole dimensioni) ed alla pianificazione delle
attività di volo a bassa e media quota di mezzi aerei (civili e militari).
7
- SITI CARATTERIZZATI DALLA PRESENZA DI VALICHI MONTANI ED ISOLE, IMPORTANTI PER
LA MIGRAZIONE DEI PASSERIFORMI E DI ALTRE SPECIE
Specie
caratteristiche:
Tortora
(Streptopelia turtur), Gruccione (Merops apiaster), Succiacapre
(Caprimulgus europaeus), Topino (Riparia riparia), Calandro
(Anthus campestris), Codirosso (Poenicurus phoenicurus),
Saltimpalo (Saxicola torquata), Monachella (Oenanthe hispanica),
Codirossone (Monticola saxatilis), Pigliamosche (Muscicapa
striata), Balia dal collare (Ficedula albicollis), Averla piccola
(Lanius collurio), Averla capirossa (Lanius senator), Ortolano
(Emberiza hortulana).
Altre
specie: Passera scopaiola (Prunella modularis), Pettirosso (Erithacus
rubecula), Usignolo (Luscinia megarhynchos), Stiaccino (Saxicola
rubetra), Merlo (Turdus merula), Tordo bottaccio (Turdus
philomelos), Cesena (Turdus pilaris), Tordo sassello (Turdus
iliacus), Tordela (Turdus viscivorus), Forapaglie (Acrocephalus
schoenobaenus), Canapino maggiore (Hippolais polyglotta),
Sterpazzolina (Sylvia cantillans), Sterpazzola (Sylvia communis),
Beccafico (Sylvia borin), Capinera (Syilvia atricapilla), Luì
verde (Phylloscopus sibilatrix), Regolo (Regulus regulus),
Fiorrancino (Regulus ignicapillus), Balia dal collare (Ficedula
albicollis), Balia nera (Ficedula hypoleuca), Fringuello
(Fringilla coelebs), Lucherino (Carduelis spinus)
CARATTERISTICHE
GENERALI
Da
alcuni anni, in Italia, sono in aumento le ricerche sul transito primaverile dei
Passeriformi migratori diurni e notturni lungo le principali isole del
Mediterraneo centrale, grazie alle informazioni raccolte durante il “Progetto
Piccole Isole” coordinato dall’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica) (Spina
et al. 1993, Messineo et al. 2001). Importanti informazioni sulla
fenologia del passaggio primaverile dei Passeriformi migratori transhariani sono
state raccolte all’interno del “Progetto Piccole Isole” per le isole Tremiti. La
gestione di questi siti richiede una particolare attenzione ai progetti di
costruzione di grandi opere pubbliche lungo i valichi montani, le isole e la
linea di costa, di infrastrutture viarie (di qualsiasi tipo), tralicci e antenne
di altezza superiore a 30 metri, di linee elettriche a media e ad alta tensione,
nonché di fari o altre potenti fonti di illuminazione artificiale (inclusi
grossi edifici che resterebbero illuminati durante la notte). Speciale
attenzione va fatta anche alla pianificazione dell’attività venatoria.
Allegato 2 CLASSIFICAZIONE
DELLE ZPS PER TIPOLOGIE AMBIENTALI
|
DENOMINAZIONE
|
CODICE |
(Ha) |
TIPOLOGIA
AMBIENTALE |
1.
|
Saline
di Margherita di Savoia |
IT91100
06 |
4.860
|
§
Zone
Umide |
2.
|
Palude
di Frattarolo |
IT91100
07 |
279
|
§
Zone
Umide |
3.
|
Monte Barone |
IT91100
10 |
177
|
§
Ambienti
Misti Mediterranei;
|
4. |
Falascone |
IT91100
17 |
57
|
§
Ambienti
Forestali delle Montagne Mediterranee |
5. |
Foresta Umbra |
IT91100
18 |
436
|
§
Ambienti
Forestali delle Montagne Mediterranee |
6. |
Sfilzi |
IT91100
19 |
69
|
§
Ambienti
Forestali delle Montagne Mediterranee |
7. |
Ischitella e Carpino
|
IT91100
36 |
314
|
§
Ambienti
Forestali delle Montagne Mediterranee |
8.
|
Lago
di Lesina |
IT91100
31 |
927
|
§
Zone
Umide |
9. |
Valloni e steppe pedegarganiche
|
IT91100
08 |
29.81
7 |
§
Ambienti
Misti Mediterranei;
§
Ambienti
Steppici |
10. |
Valloni di Mattinata Monte Sacro
|
IT91100
09 |
6.510
|
§
Ambienti
Misti Mediterranei; |
11.
|
Laghi
di Lesina e Varano |
IT91100
37 |
11.20
0 |
§
Zone
Umide
§
Ambienti
Misti Mediterranei; |
12.
|
Paludi
presso il Golfo di Manfredonia |
IT91100
38 |
7.800
|
§
Zone
Umide |
13. |
Promontorio del Gargano
|
IT91100
39 |
7001
3 |
§
Ambienti
Forestali delle Montagne Mediterranee
§
Ambienti
Misti Mediterranei;
§
Ambienti
Steppici;
§
Bottle-Neck
|
14. |
Isole Tremiti |
IT91100
40 |
360
|
§
Isole
importanti per la migrazione dei Passeriformi e di altre
Specie
§
Colonie di Uccelli Marini
|
15
|
Alta
Murgia |
IT91200
07 |
125.8
80 |
§
Ambienti
Misti Mediterranei
§
Ambienti
Steppici; |
16
|
Le
Cesine |
IT91500
14 |
647
|
§
Zone
Umide |
17
|
Torre
Guaceto |
IT91400
08 |
548
|
§
Zone
Umide |
18
|
Stagni
e saline di Punta della Contessa |
IT91400
03 |
214 |
§
Zone
Umide |
19
|
Area
delle Gravine |
IT91300
07 |
26.74
0 |
§
Ambienti
Misti Mediterranei;
§
Ambienti
Steppici; |
20
|
Litorale
di Gallipoli, Isola di Sant’Andrea |
IT91500
15 |
400
|
§
Zone
Umide
§
Colonie
di Uccelli Marini |
|
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Disposizioni finali Il presente Regolamento è pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia ai sensi e per gli effetti dell’art. 53, comma 1 della L.R. 12/05/2004, n° 7 “Statuto della Regione Puglia”. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare come Regolamento della Regione Puglia.
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