(Piani aziendali di cui alla
legge regionale n. 15 del 3- 3- 78)
(Concorso negli interessi per le
operazioni di credito agrario di esercizio e di miglioramento)
Per lo sviluppo della tabacchicoltura e della bieticoltura possono essere concessi gli incentivi di cui all art. 6 della legge regionale 4- 9-1978 n. 48, secondo le modalita previste nel programma di settore <<
Ortoflorofrutticoltura >> di cui all allegato << A >>.
Il contributo a fondo perduto di cui all art. 8 della legge regionale 29- 6- 1979 n. 38 puo essere concesso anche per l acquisto di trattrici occorrenti per azionare le macchine operatrici specifiche, limitatamente ai programmi di meccanizzazione realizzati e gestiti in forma associata o cooperativa da parte di Organismi regolarmente costituiti e composti in prevalenza da imprese familiari coltivatrici.
Alle aree comprese nelle Comunita Montane e a quelle svantaggiate
delimitate con deliberazione della Giunta regionale 20/ 6/ 1978 n. 3710, e
riservata una quota di risorse finanziarie maggiorata del 10%, finalizzata alla
attuazione di opere di interesse infrastrutturale nonche di tutti gli
interventi assegnati alla esecuzione di Enti pubblici.
- i contributi in conto capitale,
previsti dalla presente legge a favore delle aziende agricole, singole o
associate, e delle cooperative sono maggiorati del 5%;
- il concorso nel pagamento degli
interessi per i mutui contratti dalle aziende agricole, singole o associate, e
dalle cooperative e maggiorato di due punti percentuali a favore de mutuatari
rispetto alle misure stabilite ai sensi della presente legge.
(Adeguamento dei programmi di
settore e relazione sulla attuazione della delega)
PROGRAMMI REGIONALI DI SETTORE AI SENSI DELLA LEGGE 27- 12- 1977
n. 984.
1. Premessa.
- La Regione Puglia -
recita lart. 3 dello Statuto - «adotta la programmazione economica come metodo
fondamentale dellazione, volta a creare un sistema di rapporti di produzione,
fondati sul principio della giustizia sociale».
Questi principi hanno
trovato regolamentazione con la legge regionale n. 24/1975, e con la legge regionale n. 44/1979 che applicano, appunto, il metodo della programmazione
nello svolgimento dellazione politico-amministrativa dellEnte. Tali leggi,
nellindividuare gli Organi e gli strumenti della programmazione, stabiliscono
che gli obiettivi ed i criteri dellintervento pubblico ad ogni livello sono
definiti dal Piano di sviluppo economico regionale e dal Piano di assetto del
territorio, i quali hanno efficacia di Prescrizione e di vincolo, sia per la
Regione che per tutti gli Enti ed Aziende che operano nel territorio regionale.
In attesa
dellelaborazione e successiva approvazione con apposita legge regionale del
più complessivi piani di sviluppo economico ed assetto territoriali, i presenti
programmi per il settore agricolo, previsti dagli artt. 1 e 5 della legge n. 984/1977, costituiscono il quadro di riferimento dellattività
della Regione Puglia nel settore dellagricoltura. Tali programmi si prefiggono
il compito di indicare gli obiettivi da perseguire, le priorità da osservare, i
tempi di attuazione, la spesa complessiva occorrente ed i criteri da adottare
per la verifica dei risultati. Ad essi devono uniformarsi tutte le azioni
finanziate con le somme di cui dispone la Regione a qualsiasi titolo.
2. Obiettivi e criteri generali dellintervento
nel settore agricolo. - In armonia con le finalità della
programmazione economica nazionale, spetta alle singole regioni individuare i
propri obiettivi e strategie di intervento, coerenti e compatibili con le
specifiche esigenze dei rispettivi sistemi socio-economici.
Tale principio assume
un particolare rilievo ed un peculiare contenuto programmatico-operativo per la
Puglia, in virtù delle particolari caratteristiche ambientali idonee per un
promettente sviluppo agricolo, anche per le prospettive di sviluppo dei
programmi irrigui.
Il Piano agricolo
nazionale (P.A.N.) adottato dal CIPAA nel dicembre 1979 tende essenzialmente al
miglioramento dellefficienza complessiva del settore, soprattutto adeguando le
caratteristiche della produzione allo esigenze della domanda e di riduzione del
deficit della bilancia agricolo-alimentare.
I programmi regionali
possono contribuire al raggiungimento di tali finalità nazionali assumendo come
coordinate dellazione pubblica il sostegno dei livelli occupazionali ed il
miglioramento delle condizioni di lavoro e di reddito della popolazione
agricola.
È noto che la crisi
economica del Paese carica le difficoltà occupazionali sulle regioni e sui
settori produttivi più deboli in particolare sul Mezzogiorno e
sullagricoltura.
Per la nostra Regione è
da rilevare che la produttività dellagricoltura si è accresciuta nel
quinquennio 1975-1979 in misura piuttosto inadeguata rispetto agli investimenti
effettuati nello stesso periodo mentre le forze di lavoro agricolo sono rimaste
a livelli sostenuti rispetto al resto del Paese (occupati in agricoltura:
Puglia 29,2%; Italia 14,8%, così come può notarsi dalle tabelle seguenti).
Tabella 1
PUGLIA
|
PRODUZIONE
LORDA VENDIBILE DELLAGRICOLTURA NELLULTIMO QUINQUENNIO
|
A prezzi
correnti
|
A prezzi
costanti 1970
|
Milioni
|
Indice
|
Milioni
|
Indice
|
Variazione
|
di lire
|
1975 =
100
|
di lire
|
1975 =
100
|
percentuale
|
|
|
|
|
rispetto
anno
|
|
|
|
|
precedente
|
1.110.265
|
|
100,0
|
579.918
|
100,0
|
---
|
1.066.856
|
|
96,1
|
489.830
|
84,4
|
- 15,5
|
1.585.229
|
|
142,7
|
587.862
|
101,3
|
+ 20,0
|
1.597.028
|
|
143,8
|
548.794
|
94,6
|
- 6,6
|
1.793.501
|
[a]
|
161,5
|
538.922
|
92,9
|
- 1,7
|
[a] Dato provvisorio.
Tabella 2
PUGLIA
|
FORZE DI
LAVORO AGRICOLO
|
Occupati in
agricoltura
|
Anni
|
Migliaia
|
%
rispetto
|
Variazione
percentuale
|
|
di unità
|
al
totale
|
rispetto
anno
|
|
degli
occupati
|
precedente
|
|
1975
|
405
|
34,7
|
---
|
1976
|
430
|
35,3
|
+ 6,2
|
1977
|
416
|
33,2
|
- 3,3
|
1978
|
382
|
30,2
|
- 8,2
|
1979
|
371
|
29,1
|
- 2,9
|
Un recente studio sul
lavoro agricolo in Puglia ha posto in evidenza che nella Regione il grado di
occupazione media annua risulta alquanto modesto, pari, cioè a 146 giornate -
181 per i maschi e 102 per le femmine - contro le 257 giornate della media
nazionale. Limpiego medio per ettaro di superficie agricola utilizzata risulta
pari a 40 giornate per la Puglia e a 48 giornate per lItalia.
Infine, la produttività
agricola CPL (occupato) è risultata nel 1977-1978 pari a 3.362.853 lire, di
gran lunga inferiore a quella italiana (L. 5.620.461) ed inferiore anche alla
media del Mezzogiorno dItalia (L. 3.763.743).
Queste brevi
indicazioni parametriche coincidono in sostanza, con il giudizio espresso dal
Governo centrale nella scheda regionale del programma triennale dedicata alla
nostra Regione, nella quale è detto che «la Puglia è tra le regioni del
Mezzogiorno quella che presenta maggiori suscettibilità di sviluppo economico e
relativamente minori tensioni sociali, anche se il bilancio di mercato del
lavoro presenta livelli di inoccupazione elevati». Ed ancora, la proposta di
programma triennale così recita: «Se vengono decisamente eliminate alcune gravi
strozzature, quali la carenza di acqua ed i più accentuati equilibri fra città
e campagna con riferimento alle aree interne che presentano fenomeni di
particolare depressione, si possono assicurare le premesse necessarie per uno
sviluppo plurisettoriale dellintera economia regionale».
Pur dando per acquisito
che nel lungo periodo loccupazione agricola è destinata a ridursi per effetto
del progresso tecnologico e dello sviluppo dei settori secondario e terziario,
si può ragionevolmente ipotizzare - nella prospettiva a breve/medio termine del
piano agricolo regionale - un aumento delle possibilità di lavoro in
agricoltura. Compito dellintervento pubblico è quello di cercare le condizioni
per tradurre queste possibilità in posti di lavoro stabili e produttivi.
Ciò ovviamente non può
avvenire attuando superati processi produttivi a bassa tecnologia, ma, al
contrario, migliorando gli attuali livelli di produttività, e quindi di
competitività, del settore nel suo complesso.
Invero, il
miglioramento dei livelli occupazionali e laumento della produttività in
agricoltura sono obiettivi difficilmente conciliabili, in assenza di un
sufficiente sviluppo della produzione, possono, viceversa, essere compatibili
fra loro in un sistema economico caratterizzato da una intensa crescita
produttiva.
Pur non disconoscendo i
progressi sinora conseguiti nella nostra Regione si può affermare che
lagricoltura pugliese presenta ancora un consistente divario fra la capacità
produttiva potenziale e quella realizzata. Basti pensare alla differenza
esistente tra lestensione dei terreni potenzialmente idonei allirrigazione -
circa 500 mila ettari - e le aree attualmente irrigate di fatto, che non
raggiungono in complesso i 200 mila ettari.
Sussistono quindi i
presupposti necessari per saldare lobiettivo occupazionale a quello
produttivistico: spetta al piano agricolo regionale predisporre gli opportuni
strumenti operativi per una rapida crescita produttiva mediante la
valorizzazione delle risorse potenziali esistenti. Al di là della presente
esigenza del momento di sostenere i livelli occupazionali nel rispetto del
vincolo della produttività, il recupero della capacità produttiva inutilizzata
rappresenta unaltra scelta strategica di fondo per la nostra agricoltura.
A fronte di una
struttura produttiva che in alcune aree e in alcune aziende ha raggiunto
rilevanti livelli di efficienza tecnico-economica, si manifesta in tutta
evidenza la necessità di una strategia di intervento volta alla rimozione degli
ostacoli che hanno sin qui impedito ad altre piaghe meno favorite e a numerose
aziende di pervenire ad adeguati livelli di produttività e di efficienza.
In tale prospettiva
programmatica lopera pubblica (irrigazione ed infrastrutture civile e
produttive, specialmente nelle zone collinari), laiuto allinvestimento e alla
conduzione aziendale, la diffusione di adeguati servizi di supporto
allattività agricola (sperimentazione, assistenza tecnica e qualificazione
professionale sostegno ed indirizzo delle attività di commercializzazione e
trasformazione associata dei prodotti agricoli) debbono contribuire, in
unarmonica e razionale visione unitaria, a creare nuovi e più diffusi margini
di convenienza e di economicità per le aziende agricole.
La strategia delineata
pone alcuni fondamentali problemi relativi agli sbocchi della produzione che
possono essere solo parzialmente risolti nellambito dei programmi regionali di
settore o della stessa programmazione regionale di sviluppo; essi vanno più
globalmente affrontati nel quadro della programmazione nazionale e con una
diversa impostazione della politica CEE (collegamenti con lindustria,
strutture e regole di mercato).
Le considerazioni sin
qui svolte portano ad individuare, nellambito dei presenti programmi, i
seguenti obiettivi:
- allargamento ed
intensificazione della base produttiva dellagricoltura pugliese, mediante
lampliamento delle aree irrigue, lo sviluppo delle colture più congeniali
allambiente ed il recupero delle terre abbandonate: a tale riguardo si
evidenziano gli obiettivi produttivi proposti per la Regione Puglia dal piano
agricolo nazionale (tab. 3 e 4);
- sostegno dei livelli
occupazionali, anche mediante lo sviluppo ed il potenziamento delle attività
collaterali al settore primario;
- riduzione degli
squilibri territoriali allinterno della Regione da realizzare attraverso
laumento delle risorse da destinare alle aree collinari e montane;
- attuazione di un
valido e capillare servizio di assistenza tecnica e di concreti programmi di
qualificazione professionale;
- sostegno ed impulso
allattività di sperimentazione e di ricerca applicata;
- sviluppo
dellorganizzazione dei produttori e riordino e potenziamento della
cooperazione, nellintento di razionalizzare, a beneficio sia dei produttori
agricoli che dei consumatori, circuiti di mercato a monte e a valle
dellattività agricola;
- regolamentazione dei
rapporti fra agricoltura ed industria di trasformazione, mirante alla
realizzazione di un efficiente sistema agro-industriale basato
sullintegrazione economica delle due attività che assicuri una più equa
ripartizione dei benefici;
- potenziamento e
sviluppo del sistema dei trasporti e riduzione dellincidenza dei relativi
costi, mediante la concessione di incentivi alle organizzazioni dei produttori
per ridurre gli attuali oneri e per la realizzazione di strutture più adeguate;
- riorganizzazione dei
servizi tecnici della Regione per i settori agricolo-forestale al fine di
accelerare le procedure di programmazione impegno e liquidazione della spesa;
- costituiranno, in
particolare, obiettivi prioritari, oltre allargomento della base produttiva e
al sostegno dei livelli occupazionali;
- laumento delle
risorse da destinare alle aree collinari e di montagna;
- lo sviluppo delle organizzazioni
dei produttori e la riorganizzazione del settore cooperativo, privilegiando
lintervento per la ristrutturazione e il potenziamento delle strutture
esistenti e i nuovi impianti nelle aree che ne sono sprovviste;
- lattività di
sperimentazione e di assistenza tecnica ai produttori agricoli nelle aree ad
intenso sviluppo e in quelle destinate allirrigazione, nonché le attività di
sperimentazioni-pilota pubbliche, private e miste.
Tabella 3
Proiezioni delle
produzioni pugliesi proposte dal piano agricolo nazionale (migliaia di quintali)
Prodotti
|
Media
|
Proiezione
|
Peso percentuale sulla produzione
nazionale
|
Differenza
|
|
1974-1976
|
1983
|
1974/76%
|
1983%
|
In assoluto (q.li)
|
In %+
|
Frumento duro
|
8.539,6
|
|
9.500,0
|
|
24,5
|
|
27,1
|
|
960,4
|
|
11,1
|
|
Frumento tenero
|
570,1
|
|
850,0
|
|
1,9
|
|
1,3
|
|
279,9
|
|
49,1
|
|
Orzo
|
366,6
|
|
1.000,0
|
|
10,0
|
|
8,3
|
|
633,4
|
|
172,8
|
|
Mais
|
161,3
|
|
1.500,0
|
|
0,3
|
|
2,0
|
|
1.338,7
|
|
829,9
|
|
Sorgo
|
1,3
|
|
500,0
|
|
0,9
|
|
9,6
|
|
498,7
|
|
-
|
|
Patate
|
717,0
|
|
900,0
|
|
2,4
|
|
5,3
|
|
183,0
|
|
20,5
|
|
Pomodoro
|
3.206,0
|
|
3.600,0
|
|
10,0
|
|
11,6
|
|
394,0
|
|
14,2
|
|
Ortaggi
|
13.700,0
|
|
17.500,0
|
|
10,9
|
|
11,9
|
|
4.000,0
|
|
27,7
|
|
Frutta a ciclo annuale
|
1.198,0
|
|
1.610,0
|
|
10,1
|
|
11,1
|
|
412,0
|
|
34,4
|
|
Frutta ed agrumi
|
7.395,0
|
|
8.700,0
|
|
11,2
|
|
11,7
|
|
1.309,0
|
|
17,6
|
|
Agrumi
|
847,0
|
|
1.300,0
|
|
2,9
|
|
3,8
|
|
453,0
|
|
53,5
|
|
Frutta in guscio
|
265,0
|
|
506,0
|
|
9,5
|
|
14,2
|
|
241,0
|
|
90,9
|
|
Uva da vino
|
10.368,0
|
|
11.428,0
|
|
10,4
|
|
10,9
|
|
1.060,0
|
|
10,8
|
|
Olive
|
9.353,1
|
|
10.594,0
|
|
37,3
|
|
37,9
|
|
1.240,9
|
|
13,3
|
|
Bietola da zucchero
|
8.503,1
|
|
16.250,0
|
|
17,1
|
|
11,1
|
|
7.747,7
|
|
91,1
|
|
Tabacco
|
239,3
|
|
265,0
|
|
22,8
|
|
22,2
|
|
25,7
|
|
10,7
|
|
Girasole
|
56,8
|
|
480,0
|
|
12,8
|
|
36,9
|
|
423,2
|
|
745,6
|
|
Tabella 4
Proposte del piano agricolo nazionale Zootecnia: Proiezioni dal 1974/1976 al 1983
Consistenza
|
patrimonio
bovino
|
+
|
23,1
|
|
»
|
vacche da
latte
|
+
|
15,4
|
|
»
|
equini
|
+
|
100,0
|
|
»
|
ovocaprini
|
+
|
6,0
|
|
»
|
suini
|
+
|
34,1
|
|
Produzione
|
carne bovina
|
+
|
32,0
|
|
»
|
carne equina
|
+
|
154,2
|
|
»
|
ovocaprina
|
+
|
254,1
|
|
»
|
avicunicula
|
+
|
39,2
|
|
»
|
carne suina
|
+
|
68,9
|
|
»
|
latte bovino
|
+
|
18,8
|
|
»
|
latte ovino
|
+
|
26,4
|
|
3. Procedure operative. - La
Giunta regionale sentita la competente Commissione consiliare permanente
adotterà le opportune misure in ordine alle procedure connesse con
loperatività dei piani pluriennali per conseguire lo snellimento massimo delle
procedure, una rilevante mobilità della spesa e una puntuale finalizzazione
degli investimenti e degli incentivi previsti dai programmi agli obiettivi del
Piano agricolo nazionale e a quelli sopra indicati.
Saranno osservate le
seguenti direttive:
1) i progetti di opere
pubbliche e di opere di miglioramento fondiario private proposte alla Regione
per il finanziamento devono contenere sufficienti indicazioni in ordine ai
riflessi occupazionali e allincremento della produzione agricola;
2) i progetti di
investimento fondiari e agrario presentati dagli operatori agricoli e
zootecnici dovranno essere muniti di un piano di sviluppo aziendale che, oltre
ad indicare gli elementi di cui al precedente punto, contenga un piano
finanziario degli investimenti e degli ammortamenti. È fatta deroga per i
progetti presentati prima della emanazione della presente direttiva e non
ancora finanziata;
3) gli incentivi
regionali saranno revocati a quelle imprese agricole beneficiarie che non
rispettino le clausole contenute nei contratti collettivi di lavoro e nei patti
integrativi provinciali;
4) dovrà instaurarsi
una differenziazione dei meccanismi incentivi da conseguire alla rilevanza
pubblica degli obiettivi da perseguire nonché alla qualità e quantità degli
svantaggi da superare, con attribuzione dellaliquota maggiorata dellincentivo
riservato alle iniziative ubicate nelle zone montane e svantaggiate;
5) sarà attribuita
particolare rilevanza alle iniziative rivolte a potenziare e sviluppare forme
coerenti di assistenza tecnica, quale strumento essenziale per il conseguimento
degli obiettivi proposti;
6) assicurare gli
incentivi nazionali e lanticipazione degli stessi per le iniziative finanziate
in base a direttive e regolamenti della CEE;
7) attribuire giusto
rilievo ai compiti dei Comitati consultivi provinciali e delle comunità
montane, chiamati ad esprimere un giudizio di massima sulla rispondenza dei
piani di sviluppo agli obiettivi e alle finalità previste dai programmi
regionali di settore con lintesa di adeguare il numero dei Comitati stessi
alla individuazione delle zone omogenee provinciali.
Al parere dei predetti
Comitati vanno sottoposti tutti i progetti tranne quelli di importo inferiore
ai 30 milioni di lire presentati da coltivatori diretti. Per questi progetti i
competenti uffici tecnici comunicheranno ai comitati consultivi periodicamente
e comunque ogni 90 giorni le determinazioni assunte;8) per favorire
ulteriormente decentramento e snellimento delle procedure, gli Ispettorati
provinciali dellagricoltura sono abilitati alla istruttoria tecnica dei
progetti di miglioramento fondiario di importo preventivato non superiore a 200
milioni di lire;
9) lautorizzazione a
varianti tecniche sui progetti approvati non comportanti ulteriori oneri a
carico della Regione e miranti al conseguimento di una maggiore efficienza
delle opere stesse concessa dallorgano tecnico incaricato dellistruttoria
della pratica.
Analoga direttiva vale
per la correzione di eventuali errori anagrafici contenuti nel formale
provvedimento di concessione delle agevolazioni regionali;
10) fissare un termine
perentorio per lesecuzione delle opere, la cui eventuale proroga costituisca
fatto eccezionale conseguente a comprovate impossibilità di portare a termine
listruttoria o di eseguire le opere entro il termine prescritto. Il termine di
esecuzione delle opere partirà dalla data di notifica allinteressato del
provvedimento di concessione;
11) stabilire le norme
per la concessione di anticipazioni e/o acconti sugli incentivi in conto
capitale concessi dalla Regione;
12) fissare un termine
per listruttoria tecnica-economica dei piani e progetti di investimenti
aziendali;
13) fissare le priorità
e quantificare la destinazione tra i diversi soggetti beneficiari;
14) Atteso che la
destinazione frazionata dei finanziamenti crea difficoltà rilevanti nella
gestione del bilancio, nellintento di agevolare la spesa e semplificare le
procedure, si ritiene di unificare gli interventi analoghi dei diversi
programmi di settore in un unico capitolo di bilancio, incaricando la Giunta
regionale del periodico controllo del flusso di spesa allo scopo di verificarne
laderenza a quanto previsto nei singoli programmi regionali di settore.
Infatti, un eccessivo
frazionamento della destinazione dei finanziamenti nuoce al procedere della
programmazione; la quale può avviarsi solo per scelte successive e per priorità
via via più motivate ed a sostegno di scelte che riducano la dispersione dei
finanziamenti.
La Giunta regionale è
impegnata a ricercare, di intesa con le organizzazioni professionali,
cooperative e sindacali, opportuni strumenti capaci di svolgere unattenta e
puntuale valutazione periodica sullo stato di attuazione della spesa, sia sotto
il profilo quantitativo che qualitativo, per proporre tempestivamente gli
opportuni aggiornamenti e le necessarie modifiche e, comunque almeno ogni sei
mesi.
4. Disponibilità finanziaria. -
Il Piano agricolo nazionale attribuisce alla Regione Puglia le seguenti
disponibilità finanziarie, a valere sugli stanziamenti della legge 27 dicembre
1977, n. 984e di altre normative ( legge n. 843/1978 e legge n. 352/1976; reg.
CEE n. 1060/1978):
Settore
|
Periodi di
validità
|
Assegnazione
|
|
|
(anni)
|
(milioni di
lire)
|
|
1) Irrigazione
|
9
|
324.698
|
|
2) Forestazione
|
9
|
13.160
|
|
- programma ambiente
|
9
|
1.968
|
|
- programma semi e piantine
|
9
|
279
|
|
3) Terreni di collina e
montagna
|
4
|
36.440
|
|
- legge n. 843/78
|
3
|
9.753
|
|
- legge n. 352/76
|
1
|
3.450
|
|
- regolamento CEE n. 1760/1978
|
1
|
1.206
|
|
4) Zootecnia
|
|
|
|
- attività generale
|
4
|
17.080
|
|
- miglioramento bestiame
|
4
|
13.580
|
|
- ipofecondità
|
4
|
3.670
|
|
- acquacoltura
|
4
|
4.784
|
|
5) Ortoflorofrutticoltura e colture
|
|
|
|
industriali
|
4
|
67.600
|
(1)
|
6) Vitivinicoltura
|
4
|
8.936
|
|
7) Olivicoltura
|
4
|
20.060
|
|
8) Mandorlicoltura
|
4
|
3.733
|
|
9) Programma impianti
|
|
|
|
cooperativi e trasporti
|
4
|
9.428
|
|
In complesso
|
|
539.825
|
|
(1) Di cui mld 3 per la bieticoltura e mld 3 per
la tabacchicoltura.
A fronte di tali
disponibilità i programmi di settore individuano per orizzonti temporali
diversificati iniziative ed azioni da sviluppare in coerenza con il Piano
agricolo nazionale.
I programmi pluriennali
di seguito riportati fanno riferimento, di norma, al quadriennio 1980-1983,
anche se è presumibile che loperatività della legge dovrà proseguire nel 1984.
I programmi
dellirrigazione e della forestazione hanno validità sino al 1987. Si ritiene
opportuno in questa prima fase programmatica limitare anche questa al 1983,
impegnando tuttavia la Giunta regionale a proporre al Consiglio lulteriore
proseguimento dei programmi stessi in sede di prima verifica della loro
operatività, verifica che dovrebbe avvenire alla fine del primo anno di
attività.
Una parte dello
stanziamento relativo al programma dellortofrutticoltura è stato riservato per
lelaborazione di due programmi riguardanti comparti produttivi di peculiare
interesse regionale. Essi sono la tabacchicoltura e la bieticoltura.
In sintonia con quanto
previsto dal Piano agricolo nazionale e con quanto sancito in sede regionale,
si ribadiscono anche le altre disponibilità finanziarie non facenti capo alla
legge n. 984/77 ed inserite nel bilancio regionale 1980 saranno utilizzate
sulla base dei criteri e degli obiettivi previsti dal Piano stesso.
5. Irrigazione. - Lo sviluppo e il
progresso dellagricoltura pugliese si basa essenzialmente sullestendimento
dellirrigazione, la quale assorbe crescenti quote dellintervento pubblico,
soprattutto per laccumulo e ladduzione dellacqua per lunghi percorsi.
Laliquota maggiore
dello sforzo finanziario fa capo essenzialmente ai Progetti speciali della
Cassa per il Mezzogiorno, che hanno sino ad oggi attrezzato con reti pubbliche
oltre 65.000 ettari di terreno, ciò consente di irrigare effettivamente circa
42.000 ettari.
A fronte di questa
disponibilità di terreni irrigui, in effetti nel 1977 sono stati irrigati in
Puglia, sempre con lacqua resa disponibile dai progetti speciali, 23.000
ettari di terreno, cioè il 56% della superficie che si poteva effettivamente
irrigare.
Inoltre, a seguito del
completamento delle opere in corso di realizzazione e di quelle già finanziate,
di prossimo inizio, si prevede che entro il 1981 sarà resa disponibile lacqua
di irrigazione su altri 68.000 ettari; ciò consentirà di irrigare
effettivamente altri 46.000 ettari di terreno, considerato il coefficiente di
parzializzazione.
Al 1981 in Puglia la
superficie attrezzata per lirrigazione sarà di 133.000 ettari e la superficie
effettivamente irrigua sarà pari a 888.000 ettari.
Compiti fondamentali
della Regione per il prossimo futuro sono quelli di rendere effettiva la
irrigazione su questi terreni, programmando i necessari ammodernamenti
strutturali e infrastrutturali e adeguati ordinamenti produttivi (che
costituiscono i presupposti sia per un razionale utilizzo delle acque sia per
un efficace sbocco della maggiore produzione conseguita) nonché quello di
estendere lirrigazione nelle aree collinari attualmente non comprese nei
comprensori irrigui interessati dai progetti speciali CASMEZ avendo particolare
riguardo per gli interventi da destinare alle zone di collina e di montagna.
Costituisce importante
azione quella retta a studiare e definire forme di razionalizzazione nelluso
delle acque per ampliare le aree investite dallirrigazione e ridurre i costi
di esercizio.
Le finalità da porsi
attualmente con il programma pluriennale per lirrigazione sono pertanto le
seguenti:
a) favorire il
potenziamento e lammodernamento delle strutture e infrastrutture agricole
nelle zone di nuova irrigazione nonché il completamento degli impianti di
distribuzione aziendali e collettivi;
b) promuovere la
riorganizzazione e il potenziamento dei servizi di sperimentazione e assistenza
tecnica nelle stesse zone allo scopo di orientare ed addestrare gli operatori
agricoli per un integrale e corretto uso delle acque;
c) promuovere
lorganizzazione economica dei produttori agricoli ai fini della disciplina
della produzione e della concentrazione dellofferta, della trasformazione e
commercializzazione dei prodotti agricoli.
Per il conseguimento di
tali obiettivi è prevedibile lo sviluppo nel prossimo quadriennio delle
seguenti attività:
1) completamento e
ammodernamento di impianti esistenti;
2) manutenzione ed
esercizio di impianti irrigui ed opere connesse;
3) opere di risanamento
idraulico e difesa del suolo;
4) elettrificazione rurale;
5) acquedotti rurali;
6) viabilità comprensoriale e interpoderale;
7) razionalizzazione delluso delle acque
attraverso la predisposizione di appositi piani;
8) estensione delle acque da invaso nelle zone
collinari e montane;
9) ricerca di acqua dal sottosuolo con la priorità
per la costruzione di pozzi nelle aree collinari e montane;
10) realizzazione di invasi irrigui minori nelle
zone collinari e montane;
11) demanializzazione
dei pozzi privati non al servizio esclusivo dellazienda e comunque man mano
che avanza limpiego delle acque di superficie;
12) assicurare una
gestione mutualistica dellacqua, per determinare prezzi unici, comunque
compatibili con le aree investite.
Il piano agricolo
nazionale destina al settore irrigazione, nel periodo 1979-1987, la somma
complessiva di 2.665 miliardi di lire, di cui 2.240 circa sono assegnati alle
regioni per lesecuzione delle opere e delle iniziative a carattere regionale.
In sede di riparto
delle disponibilità finanziarie, alla Puglia è stata attribuita, per il periodo
considerato la somma di lire 331.519 milioni di cui lire 324.698 per le
attività di competenza regionale e solo lire 6.821 milioni per le opere di
interesse nazionale. La disponibilità annua della Regione Puglia per
lattuazione delle iniziative sopra specificate è quindi di circa 37 miliardi
lire.
I complessi irrigui in
cui sostanzialmente la Cassa ha operato sono quelli dove la risorsa idrica è
risultata di più facile approvvigionamento (Fortore, Ofanto, Arco jonico).
Ulteriori disponibilità
idriche saranno apprestate nel comprensorio Nuovo Sinni, mentre sul restante
territorio si dovrà fare affidamento essenzialmente sulle risorse locali (acque
sotterranee e sorgentizie e acque reflue).
Di seguito si illustra
lo stato del processo irriguo e si rappresentano gli ostacoli più significativi
(limiti tecnologici) che si frappongono alla piena utilizzazione dellacqua,
distinti per complessi irrigui più importanti. La valutazione dei diversi
parametri deriva da una indagine promossa dalla Cassa per il Mezzogiorno e alla
Regione condotta in collaborazione con i Consorzi di bonifica nel febbraio
1979, tendente a qualificare gli interventi e le iniziative da prescriversi
allintervento regionale nei prossimi anni.
A) Complesso
Fortore
Stato di attuazione del processo irriguo.
Costituisce il complesso più importante della
Regione, destinato a servire praticamente tutti i territori pianeggianti della
provincia di Foggia. Si basa sulle seguenti fonti idriche destinate alluso
irriguo:
- invaso di «Occhito» sul
Fortore:
|
240
|
milioni di mc.
|
- invasi promiscui sul Triolo,
Salsola, Cellone e Vulgano:
|
46
|
milioni di mc.
|
- acque reflue costiere e fognatura
di Foggia:
|
10
|
milioni di mc.
|
Totale
|
308
|
|
Il comprensorio irriguo
interessa una superficie complessiva di oltre 129.000 ettari, con una
parzializzazione colturale del 50% ed una dotazione di 4.000 mc/ha.
Lo sviluppo della rete di distribuzione è il
seguente:
- superficie già attrezzata ed in
esercizio
|
ha.
|
5.800
|
|
- superficie già attrezzata e
pronta
|
»
|
12.000
|
|
- superficie in corso di
attrezzatura
|
»
|
23.400
|
|
- superficie da attrezzare con
finanziamento 77 del prog. 23
|
»
|
25.000
|
|
- superficie con progettazione
redatta
|
»
|
28.000
|
|
- superficie con progettazione da
redigere
|
»
|
35.000
|
|
Totale
|
ha.
|
129.200
|
|
Risanamento e difesa del suolo.
La sistemazione dei
numerosi corsi dacqua del Tavoliere può ritenersi raggiunta salvo modeste
necessità di completamento. Di contro notevole importanza rivestono gli
interventi manutentori a causa della natura geologica dei bacini tributari.
A breve tempo non si
prevede la necessità di interventi di ammodernamento delle reti di
distribuzione, anche se con lavanzamento della trasformazione irrigua se ne
dovrà considerare il rinfittimento.
Infrastrutture.
La rete viaria si
presenta non sufficientemente funzionale alle esigenze di una moderna
agricoltura irrigua, sia per quanto concerne la distribuzione sia per la
capacità.
Lindagine ha condotto
a valutare le esigenze di intervento in 30 Km. per la viabilità principale e in
750 Km. per quella interpoderale.
Le opere di elettrificazione dovrebbero
interessare una superficie di 9.100 ettari.
Interventi a carattere aziendale.
I terreni abbisognevoli di sistemazione idraulica
ammontano a 67.000 ettari, mentre le superfici da attrezzare con impianti
irrigui sono state valutate in 90.000 ettari.
B) Complesso
Gargano
Stato di attuazione del processo irriguo
Le fonti di approvvigionamento sono costituite da
risorse locali
Attualmente è
attrezzata una superficie di 1.500 ha. nella piana di Lesina e di Varano, elevabili
di altri 200 con utilizzazione di acqua falda.
Nel prossimo
quadriennio si prevede di attrezzare altri 500 ha. situate nelle piane ai piedi
del promontorio garganico, avvalendosi delle risorse locali.
La distribuzione
irrigua avviene con una coefficiente di parzializzazione del 70%, la
percentuale di avanzamento della trasformazione irrigua sui territori già
serviti è del 100%.
Risanamento idraulico e difesa del suolo
La sistemazione dei
corsi dacqua, tutti a regime torrentizio è quasi assente. Necessitano
interventi di correzione dei torrenti e di rinsaldamento delle pendici, nonché
di forestazione dei bacini tributari, a protezione dei territori vallivi già
irrigati o di prossima irrigazione.
Questi ultimi
dovrebbero interessare non meno di 10.000 ha. comprendendo sia i nuovi impianti
che i miglioramenti ed il ripristino di quelli esistenti.
I torrenti da
interessare con interventi sistematori sono: Correntino, Ulse, Calena, Jana, i
torrenti della piana di Vieste, immissari del lago di Lesina.
Completamenti ed ammodernamenti
Trattandosi di impianti irrigui in esercizio da
diversi anni sono da considerarsi prioritari gli ammodernamenti e le
manutenzioni straordinarie, al fine di massimizzare il valore di trasformazione
dellacqua, peraltro, utilizzata a pieno.
Infrastrutture
La viabilità principale
andrebbe opportunamente integrata con collegamenti fra aree interne e zone
pedemontane, al fine di consentire una irrigazione economica finalizzata alle
attività zootecniche.
La viabilità
interpoderale dovrebbe interessare i perimetri irrigui per uno sviluppo di 750
Km.
Gli acquedotti rurali dovrebbero completare
lattrezzamento del complesso irriguo con una lunghezza di 30 Km. circa.
Interventi a carattere aziendale.
I terreni che
presentano deficienze nel deflusso delle acque superficiali rappresentano il
36% di quelli irrigati di cui il 30% necessitano di drenaggi.
Si renderà necessario, altresì, dotare di
attrezzature irrigue 2.300 ha.
C) Complesso
in sinistra Ofanto
Stato di attuazione del processo irriguo.
Lo schema idrico è rappresentato dallinvaso di
regolazione sullOsento, nellalto bacino dellOfanto, dalla traversa di S.
Venere dal canale principale in sinistra e dalla diga sulla Marana Capacciotti.
In totale si ha una disponibilità di 40 + 36 = 76
milioni di mc. a servizio di 29.000 ettari.
Lo svolgimento del programma di lavori per la rete
distributiva è il seguente:
- superficie attrezzata
|
ha.
|
1.400
|
|
- superficie in corso di
attrezzatura
|
»
|
18.000
|
|
- superficie da attrezzare con
finanziamento prog. spec. 23
|
»
|
9.900
|
|
Totale
|
ha.
|
29.300
|
|
Risanamento idraulico e difesa del suolo
La sistemazione idraulica dei corsi dacqua può
ritenersi in corso di ultimazione.
Completamento ed ammodernamenti
Gli interventi di manutenzione straordinaria, di
completamento e di ammodernamento delle opere di accumulo e di derivazione
delle reti irrigue e di scolo sono da ritenersi di modesta entità: altrettanto
non può dirsi per la manutenzione ordinaria, soprattutto delle reti scolanti
per le stesse considerazioni svolte per il complesso Fortore.
Con lavvio della trasformazione irrigua dovrà
procedersi allinfittamento delle reti irrigue e di scolo su tutto il perimetro
da irrigarsi.
Infrastrutture
Per i problemi delle infrastrutture valgono le
stesse considerazioni svolte per il complesso del Fortore. La viabilità
principale dovrebbe estendersi per altri 100 Km., quella interpoderale per
altri 350 Km.
Lelettrificazione dovrebbe affermarsi su 5.500
ha. Per gli acquedotti rurali si prevede un primo sviluppo di 30 Km.
Interventi a carattere aziendale
Prioritariamente dovrà incentivarsi
lattrezzamento irriguo, che interesserà lintera superficie irrigabile. I
terreni di cui occorrono sistemazioni idrauliche sono stati valutati in 24.000
ha. mentre quelli che necessitano di drenaggi ammontano a 5.000 ha.
D) Complesso
destra Ofanto.
Stato di attuazione del processo irriguo
La fonte di
approvvigionamento è data dalle fluenze regolate dallOfanto derivate con la
traversa di S. Venere e dalle acque dellinvaso del Rendina.
Sono già attrezzati
4.200 ha. e un ulteriore impulso allirrigazione sarà dato dalla costruzione
dellinvaso sul Locone.
La distribuzione è
effettuata con un coefficiente di parzializzazione del 70%, mentre la
percentuale di avanzamento della trasformazione irrigua è dell80%.
La rete distributrice è
in canaletta a pelo libero, con funzionamento previsto 24 ore su 24. La Cassa
per il Mezzogiorno sta procedendo al suo ammodernamento per realizzare
lerogazione a pioggia.
La ristrutturazione
permetterà di rendere irrigue ulteriori superfici e di compensare le
contrazioni di disponibilità che dovessero manifestarsi a S. Venere.
Sempre con lintervento
straordinario si va procedendo alla costruzione di bacini di compenso per
laccumulo dellacqua non utilizzata nelle ore notturne.
Risanamento idraulico e
difesa del suolo
In merito alla
sistemazione idraulica dei terreni valgono le considerazioni svolte per il
Fortore e la Sinistra Ofanto. Necessitano invece interventi di forestazione su
500 ha. (località Fosso delle Murge).
Completamenti ed ammodernamenti
Occorrono interventi integrativi sulle reti
irrigue e di scolo per 3.500 ha.
Infrastrutture
La rete viaria e quella
elettrica presentano un discreto grado distributivo, con necessità di modesti
interventi di completamento.
In particolare, per la
viabilità si dovrebbe prevedere la sistemazione di 20 Km. di strade principali
e alla costruzione e sistemazione di 20 Km. di strade interpoderali. Per
lapprovvigionamento idrico si è valutata lesigenza di condotte distributrici
integrative dellacquedotto rurale della Murgia.
Interventi a carattere aziendale
La massimizzazione del
prezzo di trasformazione dellacqua, pur in presenza di un alto grado di
utilizzazione, è condizionata dalla insufficiente dotazione aziendale di idonee
attrezzature irrigue.
Per questo aspetto si
deve tenere conto e occorrono reti di distribuzione irrigua su 1.100 ha.
Di scarsa rilevanza si presentano i problemi
connessi con la sistemazione dei terreni.
E) Complesso
Gravina-Pontecchia.
Non vi sono al momento zone servite da impianti
irrigui pubblici.
Nellambito del programma Cassa per il 1979 è
stato riproposto linvaso di Capodacqua. Nel prossimo quadriennio dovrebbero
essere apprestate 2.300 ha. circa con un coefficiente di parzializzazione del
50%.
Si rende necessario fin dora procedere alla
realizzazione di quelle opere che servono a rendere più celere la
trasformazione irrigua.
Per le opere di risanamento e di difesa del suolo
si è valutato un onere di 3 miliardi, mentre per le infrastrutture di 2,4
miliardi di cui il 70% da destinare alla viabilità rurale.
F) Complesso
litorale barese
Con lattingimento da pozzi si riesce ad irrigare
una superficie di 5.500 ha. circa, con un coefficiente di parzializzazione del
55%.
La percentuale di avanzamento della trasformazione
irrigua è quasi del 100%.
Nel prossimo quadriennio risulterà attrezzata una
ulteriore superficie di 5.000 ha. con risorse idriche locali (pozzi, acque
reflue).
Risanamento idraulico e difesa del suolo
Il comprensorio non presenta particolari problemi
di natura idraulica; fenomeni localizzati sono presenti negli agri di Barletta,
Terlizzi e Noci.
Completamenti ed ammodernamenti
È necessario provvedere allinfittimento delle
reti di scolo ed irrigue di tutta la superficie già attrezzata.
Infrastrutture.
La viabilità minore si presenta carente in tutto
il perimetro irriguo; le esigenze sono state valutate in 180 Km. Altrettanto
dicasi per lelettrificazione che dovrebbe estendersi su 4.000 ha.
Interventi a carattere aziendale
Per lattrezzamento irriguo aziendale si ritengono
valide le considerazioni fatte per il Complesso Destra Ofanto.
Le superfici da interessare ammontano a 10.000 ha.
Di pari importanza si presentano le sistemazioni del terreno che interessano
3.330 ha.
Risanamento idraulico e difesa del suolo
Le esigenze di sistemazione idraulica possono
considerarsi modeste e consistono in integrazione e completamento
dellintervento straordinario.
Completamenti ed ammodernamenti
Si rende necessario sostituire la rete irrigua per
197 Km.
Infrastrutture
Va potenziata
soprattutto la viabilità minore di 115 chilometri; mentre quella interpoderale
non presenta eccessivi problemi tecnico-economici.
Necessitano acquedotti rurali per 20 Km.
Lo stato di attuazione dellelettrificazione
rurale è soddisfacente.
Interventi a carattere aziendale
Lintervento a favore delle aziende dovrebbe
consentire lattrezzamento di 2.500 aziende.
La sistemazione idraulica dei terreni non sembra
rappresentare particolari esigenze.
I) Complesso
Arco Jonico Salentino.
Stato di attuazione del processo irriguo.
Larea irrigabile nel
prossimo quadriennio è valutata in 10.970 ha.; quella attrezzata o in corso di
attrezzamento è di circa 2.200 ha. Lalimentazione è data da acque di falda
opportunamente miscelate con acque sorgentizie per ridurre il grado di
salinità.
Lampliamento delle
superfici irrigue è funzione del migliore uso delle risorse locali.
La distribuzione è
effettuata con un coefficiente di parzializzazione dell80%, la percentuale di
avanzamento della trasformazione irrigua è del 50%.
Risanamento idraulico e difesa del suolo.
Le opere di
sistemazione idraulica consistono nella costruzione di un nuovo canale
(Iacorizzo) nel completamento dei canali ricadenti nel perimetro irriguo
(Cascione e nel riordino delle opere idrauliche ricadenti nel perimetro irriguo
«Chidro»).
Completamento ed ammodernamento.
Le esigenze di
integrazione e completamento della rete di scolo ed irrigua, da considerarsi
prioritaria dovrebbe interessare 4.000 ha. circa.
Interventi a carattere aziendale.
Le opere di sistemazione dei terreni interessano
700 ha. di cui 200 costituite da drenaggi.
Lattrezzamento aziendale dovrà considerare le
esigenze di 500 ha. circa.
L) Complesso
irriguo Ugento Li Foggi.
Stato di attuazione del complesso irriguo.
Larea già attrezzata è
di 731 ha. Nel prossimo quadriennio saranno attrezzati 9.791 ha.
Lapprovvigionamento
avviene da acque sotterranee.
Nel complesso è
adottato un coefficiente di parzializzazione del 75%.
La trasformazione irrigua ha raggiunto un indice
del 30%.
Risanamento idraulico e difesa del suolo.
Allattualità esistono
incisioni naturali e vecchi «canali regi» attraverso i quali le acque
meteoriche vengono convogliate in voragini naturali che andrebbero sistemate.
Le opere interesseranno i bacini Piscopio, Pezzate, Culupara, Paludi, Alto
dellAsso.
Completamenti ed ammodernamenti.
Attualmente i terreni, sono serviti per la maggior
parte dei canali di scolo, sono invece carenti di scoline.
Linfittamento della rete dovrà interessare
lintera superficie che risulterà attrezzata nel quadriennio.
La realizzazione di questo intervento, renderà più
produttivo quello di competenza privata.
Infrastrutture.
Lelettrificazione
rurale dovrebbe interessare 4.700 ha. e dovrà essere finalizzata agli impianti
aziendali di sollevamento per consentire la irrigazione ad espersione.
Si dovrà, altresì,
sistemare ove già esistono, infittire la maglia stradale attraverso la
realizzazione ex novo e sistemazione di strade da collegare alla viabilità
principale. Lintervento dovrà estendersi su 80 Km.
Interventi a carattere aziendale.
La sistemazione
idraulica dei terreni è da considerarsi di modesta entità e comunque potrà
interessare circa il 10% della superficie attrezzata.
Altrettanto dicasi per
i drenaggi, le reti di distribuzione aziendale dovrebbero interessare almeno il
70% delle superfici attrezzate nel quadriennio.
M) Complesso
Arco Jonico.
Stato di attuazione del processo irriguo.
I terreni bassi dellArco
Jonico (intendo per «bassi» quelli sottesi a derivazione di quota 70-80 mt.
s.l.m.) ricadono in parte nei comprensori di bonifica di grande Bradano e
Metaponto e di grande Stornara e grande Tara e sono serviti da reti che si
alimentano dalle traverse di Gannano sullAgri, di S. Laura sul Sinni dal
serbatoio di S. Giuliano sul Bradano e dalle sorgenti del Tara.
La superficie
irrigabile del territorio pugliese ammonta a 11.200 ha., di cui 6.370 già
attrezzati.
Gli impianti a
canaletta da ristrutturare insistono su 4.400 ha. La distribuzione avviene con
un coefficiente di parzializzazione dell80% la percentuale di avanzamento
della trasformazione irrigua è del 55% circa. La dotazione media è di 6.500 mc.
per ha.
Le reti sinora
realizzate sono in parte a pelo libero, in parte tubate a bassissima pressione,
in parte tubate con la pressione sufficiente per lirrigazione a pioggia, la
distribuzione avviene 24 ore su 24.
In un prossimo futuro,
si prevede di alimentare con le acque dellinvaso di M. Cotugno, le zone
attualmente servite, previo sollevamento, con riduzione delle superfici
irrigabili del 10% circa.
Inoltre, la
trasformazione delle reti, attualmente a pelo libero in reti tubate, consentirà
di ridurre i consumi fino a 4.500 mc. per ha.
Lesercizio delle reti
adduttrici e distributrici, ormai in funzione da vari anni, ha messo in
evidenza inconvenienti di vario tipo.
Innanzitutto, il
notevole sperpero dellacqua che non viene utilizzata nelle ore notturne, con
laggravio della necessità di pompaggio per quella che finisce nelle reti
facenti capo ad idrovore. Inoltre la concentrazione della domanda nelle ore
diurne, con limpossibilità di soddisfarla essendo la rete sproporzionata per
un esercizio di 24 ore su 24. Infine, la necessità di dover creare serbatoi di
accumulo a regolazione qualora si dovessero soddisfare le pur modeste esigenze
dei semenzai, e di particolari colture a ciclo invernale.
A causa dei richiamati
inconvenienti, il consumo sale a 9.000 mc. per ha. effettivamente irrigato, con
evidenti limitazioni della superficie irrigabile con le acque disponibili.
Altro elemento da tener
presente è la modificazione intervenuta negli originali profili altimetrici a
causa dellassestamento naturale dei terreni di bonifica, per cui si richiedono
rifacimenti frequenti per garantire un minimo di funzionalità.
La parte più alta del
comprensorio sarà servita dalle acque invasate sul monte Cotugno interessando i
terreni compresi tra le quote 200 e 80 mt. s.l.m. per una superficie pari a
34.450 ha. circa situati nei perimetri irrigui della Stornara grande della
grande conca di Taranto.
Risanamento idraulico e difesa del suolo.
Gli interventi
dovrebbero riguardare la sistemazione di bacini tributari dellestensione
complessiva di 70 mila ha. circa e la sistemazione in alveo per 141 Km. circa.
Gli interventi
forestali dovrebbero riguardare una superficie di 2.900 ha. Per quanto concerne
gli ammodernamenti ed i completamenti si è detto precedentemente ed agli stessi
provvederà lintervento straordinario.
Si precisa, inoltre, che linfittimento delle reti
di solco dovrebbe interessare 30.000 ha.
Infrastrutture.
Nel comprensorio
risultano necessarie integrazioni ed ampliamenti di reti elettrici e B.T. e
M.T. nei perimetri irrigui del Tanara e Sinistra Bradano, mentre indispensabili
sono da considerarsi le integrazioni, ampliamenti e costruzioni di nuove linee
nella zona irrigua del Sinni.
Gli interventi da
realizzarsi nei perimetri irrigui del Tara e Sinistra Bradano dovrebbero
interessare 1.200 ha., mentre le reti elettriche al servizio della zona irrigua
del Sinni 8.750 ha.
Gli acquedotti rurali
per le esigenze delle popolazioni rurali e della zootecnia sono stati valutati
in 50 Km.
La viabilità principale
dovrebbe ulteriormente estendersi per 80 Km. circa, mentre quella interpoderale
per 255 Km. Gli interventi sistematori sono da considerarsi prioritari nei
perimetri irrigui del Tara e di Sinistra Bradano, le nuove realizzazioni nella
zona Sinni.
Intervento a carattere aziendale.
Lintensità e gli interventi necessari sono
rappresentati dai seguenti parametri:
- opere di sistemazione dei terreni
a) Tara e Sinistra Bradano 800 ha.;
b) zona irrigua Sinni 4.500 ha.;
- drenaggi aziendali
a) Tara e Sinistra Bradano 3.000 ha,;
b) zona irrigua Sinni 2.000 ha.;
- reti di distribuzione irrigua
a) Tara e Sinistra Bradano 2.000 ha.
b) zona irrigua Sinni 7.500 ha.
Iniziative di nuove
irrigazioni non previste nei programmi della Cassa per il Mezzogiorno.
Nel presente programma
pluriennale occorre considerare lattrezzamento irriguo di nuovi territori
ovvero di potenziamento delle superfici irrigue nel complessi pubblici in cui
alto è il grado di avanzamento della trasformazione irrigua ed anche in quelle
dove si dovrà fare affidamento, nel prossimo quadriennio, essenzialmente sulle
risorse locali, al fine prioritario di non penalizzare ulteriormente terreni
già svantaggiati da particolari situazioni geografiche ed orografiche, quali
quelli collinari e montani.
Lopzione dovrebbe
interessare il complesso irriguo Carapelle, comprensori minori della Murgia, i
complessi irrigui Arneo, Ugento di Foggi e Gargano, il litorale Barese, lagro
Brindisino, il litorale Adriatico Leccese, le aree interne del sub-Appennino e
le zone alte dellArco Tarantino dove esistono obiettive possibilità di
approvvigionamento idrico.
Sarà in ogni caso osservata la priorità per i
territori collinari e montani.
Altri problemi tecnici attinenti lirrigazione.
Manutenzione. -
Nellambito dei fattori tecnologici considerati, che rappresentano
sostanzialmente i settori operativi dintervento per i singoli complessi
irrigui, particolare attenzione meritano i problemi connessi con la
manutenzione delle opere.
A seguito dellentrata
in vigore della legge n. 183/76 la Cassa per il Mezzogiorno si è completamente
disinteressata delle opere che aveva in gestione, tanto è vero che nei
programmi facenti capo ai progetti speciali 14 (utilizzazione delle acque degli
schemi idrici della Puglia e della Basilicata) e 23 (irrigazione) al comparto
manutenzione è stato destinato meno dell1% delle riserve finanziarie
disponibili e la sfera operativa è stata limitata sostanzialmente ad interventi
straordinari ed improcrastinabili e ad opere di recente realizzazione.
Allo stato attuale,
mentre si registrano gravi ritardi nel passaggio delle opere dalla Cassa alla
Regione, nulla fa ritenere che vengano modificati gli indirizzi tecnico-operativi
dellintervento straordinario, per cui appare opportuno che la Regione assuma
un particolare impegno nel definire le operazioni di trasferimento ed
assicurare adeguati finanziamenti per la manutenzione delle tasse, oltre a
fornire assistenza tecnica opportuna per evitare il deperimento del capitali
investiti.
In questottica saranno
curate le seguenti attività:
- completare
linventario di tutte le opere idrauliche, comprese quelle realizzate e
collaudate dalla Cassa per il Mezzogiorno;
- definire le
operazioni di trasferimento e procedere al conseguente eventuale passaggio di
quelle opere di competenza degli Enti locali e di altri Enti destinatari,
tenuti per legge ad assumere la gestione;
- programmare gli
interventi di manutenzione delle opere di propria competenza almeno nellarco
di un biennio.
Esercizio degli impianti irrigui.
Lesercizio degli
impianti irrigui e i relativi oneri di manutenzione ordinaria devono ritenersi
a carico dellutenza.
La legislazione
nazionale consentiva lintervento pubblico quale contributo sulle spese di
gestione degli impianti di nuova realizzazione, nella misura massima del 40% e
per un periodo non superiore al quinquennio dallentrata in vigore degli
stessi.
Tali agevolazioni
trovano la loro giustificazione nella circostanza che linizio dellirrigazione
coincide con un periodo di notevole sforzo finanziario per lagricoltura, al
quale si associano i rischi connessi con la inesperienza nellimpiego del nuovo
mezzo di produzione ed, a volte, quelli conseguenti ai nuovi ordinamenti
colturali.
In particolare, nella
nostra Regione, le gestioni irrigue non solo stentano ad essere
autosufficienti, naturalmente nellipotesi che venga assicurata la perfetta
efficienza degli impianti, ma presentano forti sperequazioni da comprensorio a
comprensorio.
Infatti, mentre i costi
effettivi oscillano tra le 600.000 lire per ettaro, nei comprensori serviti da
reti a gravità e di recente realizzazione, e L. 150.000 lire per ettaro, nei
comprensori serviti con impianti di sollevamento, il costo dellacqua
allutente varia tra le 35.000 - 50.000 lire per ettaro nel primo caso e tra le
30.000-70.000 lire per ettaro nei comprensori approvvigionati con acque
sotterranee.
Analoghe sperequazioni
sono riscontrabili inoltre, nellambito di una stessa provincia ed a parità di
sistema di distribuzione anche in presenza di un unico ente gestore.
La situazione delineata
si presenta ancora più grave se si pensa che in qualche caso il canone è
determinato in maniera forfetaria e non in base ai consumi effettivi.
Questa realtà così delineata, da tutti denunciata
ma sopportata nellottica di non gravare di altri oneri lagricoltura,
determina un progressivo deperimento delle opere e difficilmente permette di
avviare una qualsiasi politica di contenimento dei consumi, finalizzato al
corretto uso delle acque.
La circostanza che i
prezzi attuali siano ritenuti eccessivi dagli agricoltori, pur costituendo il
costo dellacqua unaliquota non significativa dei costi di produzione,
valutabile nella misura del 2-4% della F.L.V., fa ritenere che un primo passo
verso lottimazione delluso dellacqua possa essere costituito da un
adeguamento delle tariffe nonché dalladozione di un sistema tariffario
omogeneo per lintero territorio regionale.
Tale obiettivo,
daltronde, risponde ad evidenti forme di perequazione non solo tra gli
agricoltori che operano in irriguo, ma anche verso quei produttori che non
usufruiscono della risorsa idrica.
In vista dellulteriore
sviluppo dei comprensori irrigui, il sistema tariffario da applicare in una
prima fase sembra opportuno consista nelladottare la tariffazione binomia, in
cui siano previsti più gravosi canoni per i consumi superiori alle necessità
idriche medie previste per i singoli comprensori irrigui.
In sintesi, dovrebbe
instaurarsi un sistema costituito da due termini, di cui uno fisso riferito
allarea irrigabile, indipendentemente dallimpiego effettivo dellacqua, e
laltro proporzionale al volume ritirato.
Lobiettivo da
perseguire nel medio termine è quello di pervenire a sistemi che prevedano
assegnazioni idriche da effettuarsi in base ai fabbisogni stagionali delle
colture in atto non su base fissa determinata dallestensione fisica
dellazienda; essi richiedono la definizione puntuale dei fabbisogni idrici
delle principali colture nelle diverse condizioni ambientali (parametro
dipendente anche da fattori socio-economici quali produttività del lavoro,
attrezzamento delle aziende e formazione professionale dellagricoltore).
Nel medio termine
occorrerà determinare un sistema tariffario a gestione unica nel rispetto del
principio della mutualità della utilizzazione dellacqua indipendentemente
dalla provenienza e dalle zone.
Ladozione di questo
sistema tariffario potrà essere presa in considerazione dopo che sarà definito
il piano regionale per la salvaguardia e per lutilizzazione ottimale delle
risorse idriche.
Problemi
dellassistenza tecnica nelle zone di nuova irrigazione.
Un cenno particolare
merita il problema del potenziamento dei servizi di assistenza tecnica nelle
zone di nuova irrigazione, al quale il piano nazionale dedica particolare
attenzione suggerendo quale criterio di indirizzo programmatico prioritario «la
creazione di una rete di assistenza tecnica specifica per i territori irrigabili
con maglia di operatori capaci di controllare, facilitare, suggerire la
trasformazione irrigua, a diretto ed esclusivo contatto con gli operatori e con
le associazioni promosse ed esistenti».
Dato per scontato lo
stato di generale decadimento e deterioramento dei servizi di assistenza
tecnica in agricoltura (situazione peraltro, non certo peculiare della Regione
Puglia), si cercherà di delineare, sia pure per grandi tratti, le norme
fondamentali per la pianificazione di un efficiente servizio di assistenza
tecnica.
Tale pianificazione
deve riservare alla struttura tecnica regionale compiti di indirizzo,
coordinamento e costante verifica nella attività di assistenza tecnica, di
formazione e aggiornamento degli operatori e di diretto intervento nelle aree
pilota di collegamento con i Centri di ricerca e sperimentazione.
Tale compito deve
essere riservato al servizio pubblico che si occupa degli indirizzi politici e
della pianificazione generale nel campo agricolo, cioè alla Regione e per essa
allAssessorato Regionale allagricoltura, anche per inevitabili commissioni e
vincoli che la politica regionale ha con quella nazionale e comunitaria.
Tutto ciò auspica
lappoggio e lintervento di organizzazioni pubbliche o altri Enti strumentali
presenti sul territorio quale integrazione al servizio regionale.
Strumento idoneo a sviluppare
programmi di assistenza tecnica per la razionalizzazione nelluso delle acque,
per la introduzione di colture irrigue e di disciplina della produzione sono le
associazioni dei produttori giuridicamente riconosciute.
Lo strumento di
assistenza tecnica qui proposto ha una fisionomia interdisciplinare in quanto è
indirizzato al miglioramento di tutti gli aspetti socio-economici del settore
agricolo: dallassistenza tecnica sul campo, alla formazione e aggiornamento
degli imprenditori, alla istruzione agricola dei giovani che vivono in campagna
ecc. Altre caratteristiche del servizio devono essere:
a) lattività
strettamente ed esclusivamente legata allattuazione dei programmi operativi,
senza possibilità di diversione in altri compiti che non siano strettamente di
assistenza tecnica e di divulgazione agricola;
b) stretti legami con
gli Istituti di ricerca e sperimentazione agricola per garantire il
trasferimento nella realtà operativa delle acquisizioni scientifiche e
tecnologiche guidando gli operatori agricoli alla loro corretta applicazione:
tali legami dovranno peraltro consentire di indirizzare la stessa ricerca verso
la soluzione di problemi agricoli di più urgente priorità, con i quali il
divulgatore viene a contatto;
c) elevata flessibilità
organizzativa ed operativa per concentrare gli sforzi su problemi cruciali e
che assumono particolare urgenza nella loro soluzione;
d) realizzazione di uno
stato centrale di collegamento fra le indicazioni e le decisioni delle istanze
decisionali (Consiglio regionale e Giunta regionale) e gli Uffici provinciali
da considerare come struttura unica;
e) coinvolgimento nella
definizione della politica dellassistenza tecnica e nella programmazione
dellattività del servizio, delle forze produttive di apposite Commissioni
tecniche per la ricerca e di comitati regionali e provinciali per lassistenza.
Il progetto pilota
dovrà partire dalla costituzione del nucleo centrale presso lAssessorato
allagricoltura, a livello di settore, articolato in 4 Uffici (servizi tecnici,
divulgazione ed addestramento, assistenza socio-economica, servizi operativi),
a loro volta organizzati in sezioni, aventi compiti ben definiti.
In prosecuzione del
nucleo centrale dovrà svilupparsi lorganizzazione provinciale e
comprensoriale, che interesserà per prime le aree di sviluppo dellirrigazione.
Lorganigramma si
avvarrà di un primo tempo del personale già in servizio e di quello che potrà
essere acquisito o assunto nei prossimi due o tre anni.
Con limpiego di un
efficiente servizio di assistenza tecnica, si prevede di ottenere graduali
incrementi produttivi dovuti essenzialmente a migliori tecnologie e gestione
aziendali, che nel giro di 6/7 anni dovrebbero attestarsi su un incremento di
produzione valutabile in 100.000 lire per ettaro annuo. Senza lausilio
dellassistenza tecnica tale incremento produttivo si realizzerebbe i 10/12
anni. La produttività dellinvestimento è valutata al tasso del 55%.
Programma finanziario per il prossimo triennio.
Come già accennato il
periodo di validità della legge 984/77 per il settore dellirrigazione è
fissato in 10 anni [1978-1987]. Le azioni programmate nello stralcio 1978 sono
state tutte avviate e quindi le disponibilità finanziarie risultano impegnate.
Non appare opportuno
estendere il presente programma finanziario al restante novennio, ritenendosi
più conveniente in questa fase, considerare il triennio 1980-1982.
Resta inteso che
successivamente dovrà mettersi a punto il programma per tutto il periodo
considerato dalla legge, nonché sulla base delle prime esperienze maturate e di
più precise conoscenze in ordine alle disponibilità idriche e allo sviluppo
dellirrigazione nei comprensori interessati.
Lattuazione del
programma di opere previste comporterà favorevoli riflessi sul piano occupazionale
sia per la manodopera direttamente impegnata nei lavori, sia per loccupazione
indiretta relativa ai servizi ausiliari e connessi alla realizzazione delle
opere.
Limpegno di manodopera
viene qualificato in circa 1 milione e 110 mila giornate di lavoro, nel
triennio considerato, così ripartite tra le province:
Foggia
|
n. 500.000 gg.
lav.
|
|
Bari
|
n. 100.000 gg.
lav.
|
|
Brindisi
|
n. 120.000 gg.
lav.
|
|
Lecce
|
n. 140.000 gg.
lav.
|
|
Taranto
|
n. 250.000 gg.
lav.
|
|
Sono da considerare,
infine, i riflessi del presente programma sulloccupazione e il reddito
agricolo conseguente al passaggio dal regime seccagno a quello irriguo delle
aziende agricole ricadenti nei comprensori di nuova irrigazione. Una
valutazione prudente fa ascendere a 7.600 i posti di lavoro agricolo
disponibili al momento, in cui, concluse le opere programmate al 1982, comprese
ovviamente, quelle dei progetti Casmez, le aziende agricole entreranno «a
regime» irriguo. È necessario anche considerare che limpegno aggiuntivo di
giornate lavorative sarà in parte assortito dagli attuali addetti
allagricoltura che operano in condizioni di sottoccupazione come evidenziato
nella parte generale.
In ogni caso,
considerata anche la creazione di posti di lavoro nelle attività connesse, a
monte e a valle della fase produttiva agricola, si ritiene che la Puglia potrà
fare affidamento, alla fine del 1982 e nel presupposto che tutto proceda
secondo i programmi prestabili, su circa 10.000 nuovi posti di lavoro. Sempre
nel suddetto orizzonte temporale, i riflessi sulla produttività agricola si
tradurranno, secondo stime prudenziali, in un incremento del 6-7% dellattuale
volume della produzione lorda vendibile e cioè solo per effetto della nuova
irrigazione.
È stato più volte
evidenziato che laspetto più difficile della trasformazione irrigua non è
tanto la realizzazione delle nuove opere, ma le modifiche degli ordinamenti
produttivi dellagricoltura; da seccagni in irrigui. Si tratta di profonde
innovazioni tecnologiche che richiedono, tra laltro, un rinnovato spirito
imprenditoriale da parte degli operatori agricoli e la acquisizione di nuove
conoscenze tecnologiche ed economiche.
In attesa di un
organico disegno di riordino dellassistenza tecnica e dei tempi necessari per
la formazione dei quadri tecnici specializzati dovranno stimolarsi le
iniziative degli Enti operanti sui territori irrigui, interessati in prima
istanza a tali problemi.
Ci si riferisce ai
Consorzi di Bonifica, in massima parte concessionari della realizzazione e
gestione delle opere irrigue.
Nelle aree non coperte
dai Consorzi di Bonifica si prevede di potenziare con personale tecnico
addestrato ed aggiornato gli Uffici agricoli di zona.
6. Forestazione. Il programma a
medio termine per il settore forestazione, si inquadra coerentemente per un
verso nelle proposte formulate a livello nazionale, mentre si riallaccia anche
alle conclusioni della Conferenza regionale dellagricoltura pugliese. Esso è
stato concepito nellottica di base comune di proposte da utilizzare non solo
nellattività prevista dal «quadrifoglio», ma anche nello svolgimento di altre
azioni, quali quelle connesse con il progetto n. 24 della Cassa per il
Mezzogiorno e quelle relative alla «Politica mediterranea».
Partendo dalla considerazione
che un indiscriminato ricorso alla forestazione, senza indicazioni
programmatiche non è certo un fatto positivo e utile, si sostiene che
lintervento regionale debba operare in aderenza con il Piano agricolo
alimentare, il quale si pone come obiettivo fondamentale il riequilibrio della
bilancia agricolo-alimentare del nostro Paese.
Lobiettivo di fondo
della politica forestale in Puglia è di orientare nel medio e lungo periodo la
disponibilità di produzione legnosa, rivalutando nello stesso tempo il
contributo del comparto alla formazione del reddito del settore primario.
A tale obiettivo si
somma quello relativo ad una più efficace copertura forestale ai fini della
difesa idrogeologica.
È ragionevole pensare
che la nostra Regione possa contribuire al perseguimento dellobiettivo
dellincremento e miglioramento della superficie forestale esistente,
incrementando il proprio patrimonio boschivo di un buon 50% portandolo cioè
dagli attuali 92 mila ha. a 138 mila ha.
Per il prossimo
decennio si prevede un incremento di 12 mila ha. di superficie boscata, di cui
1/3 destinati ai fini della difesa idrogeologica e della valorizzazione
ambientale e per i 2/3 destinati invece alla forestazione produttiva.
A questa azione di
incremento del patrimonio, si assomma lattività di recupero della produttività
dei boschi degradati per unestensione di 10.000 ha. e di miglioramento dei
cedui per 15.000 ha., dove sarà possibile ottenere anche una produzione
foraggera.
Come si è innanzi
accennato, particolare attenzione verrà rivolta alla difesa idrogeologica delle
aree collinari ad accentuata pendenza dove è opportuno ristabilire equilibri
compromessi da interventi antropici contingenti che ne hanno alterata la
naturale destinazione.
Mentre è in atto una
puntuale rilevazione delle superfici abbisognevoli di tale azione può già
quantificarsi lonere previsto per linvestimento a bosco ai fini idrogeologici
in una somma pari a 10 miliardi di lire.
Nella predisposizione
dei progetti di interventi, si prenderà come base il bacino come elemento di
riferimento identificando situazioni di organizzazione del territorio per avere
modelli di riferimento.
Altro settore in cui si
avanzano proposte innovatrici è quello della forestazione produttiva: si
prevede la realizzazione di piantagioni in corso di riperimento con limpiego
di specie a rapido accrescimento.
Per la difesa dagli
incendi boschivi il piano propone di indagare a fondo sulle cause che sono alla
base di una dolosità esasperata, per individuare in altre opportune azioni di
politica forestale i mezzi idonei per ridurre lentità del fenomeno. Inoltre
appare opportuno insistere per ottenere dallo Stato il finanziamento del piano
regionale di difesa contro gli incendi e del piano di ricostituzione boschiva,
predisposti ai sensi dellart. 3 della legge n. 47/95 ed approvati con decreto
interministeriale 3 febbraio 1977 che comportano una ulteriore spesa di 4
miliardi e 350 milioni.
Per i problemi della
tutela ambientale il programma propone il finanziamento delle iniziative
allesame della Commissione regionale per i parchi e le riserve, per le quali i
fondi regionali stanziati con le apposite leggi non sono sufficienti. Infatti,
per i soli parchi attrezzati i comuni hanno inoltrato istanze per una spesa
totale di circa 24,5 miliardi di lire contro una disponibilità di 3 miliardi e
mezzo nel prossimo triennio.
A queste scelte di fondo, che costituiscono la
risposta alle diverse e spesso contrastanti esigenze del settore forestale
regionale, va naturalmente ispirato il programma 1980-1982 della legge 984/77.
Nel definire le scelte
operative per tale periodo di riferimento, va però ribadita, in maniera
realistica, la marginalità del settore forestale nella nostra Regione e la
conseguente difficoltà di avviare un discorso di settore a largo respiro,
capace di perseguire gli obiettivi del piano nazionale di forestazione.
Gli interventi
prioritari dovranno essere in ogni caso quelli rivolti:
a) allacquisto di
terreni da parte dei comuni e delle comunità montane da destinare alla
forestazione produttiva e alle riserve naturali;
b) al miglioramento dei
boschi cedui esistenti per luso plurimo forestale e zootecnico;
c) alla lotta agli
incendi.
Alla lotta agli incendi
sono ascrivibili anche gli interventi di ricostituzione dei boschi percorsi da
incendio, in quanto queste superfici costituiscono un limite fisico sia allo
sviluppo urbanistico che alla espansione di attività comunque produttive,
almeno fino alla riaffermazione dei soprassuoli.
Si precisa che la
suddivisione dei fondi rivenienti della legge 984/77 è stata condotta sulla
base dei criteri riportati in appresso, tenendo presente inoltre la necessità
di non abbattere il livello occupazionale nelle zone ove si è fatta attività
ascrivibile al settore forestale.
È anche opportuno
sottolineare che i fondi della legge 984/77 ed i relativi programmi
costituiscono un piano aggiuntivo rispetto ai finanziamenti del bilancio
pluriennale regionale 1979-1981.
Le modalità di
ripartizione dei fondi rivenienti dalla legge 984/77 per il periodo
considerato, sono state oggetto di analisi approfondite.
Si è in conclusione
adottato, quale criterio di ripartizione generale, la suddivisione del
territorio in zone ricadenti in comunità montane e zone non ricadenti.
Alle zone ricadenti in
comunità montane si destinerà l85% dei finanziamenti, che è pari alla
percentuale di boschi in area comunitaria riferita allintera consistenza
regionale (Fonte: carta della montagna; vedi tab. 1).
Alle zone non ricadenti
in comunità montane il 10% dei finanziamenti; da ripartire a seconda delle
priorità necessarie. Ad interventi di carattere generale andrà invece destinato
il 5% dei fondi.
Le azioni da svolgere
nel settore specifico saranno quindi soprattutto svolte dalle comunità montane
e dai comuni degli stessi comprensori montani che operano in ambiti
territoriali nei quali maggiormente si giustifica linteresse per i problemi
forestali. Tra le diverse comunità la ripartizione seguirà invece i
coefficienti di cui al regolamento regionale 18 luglio 1974, n. 2 (vedi tab.
1), considerando che lattività forestale in tali zone deve tener presenti non
solo gli aspetti tecnici ma anche quelli socio-economici che vengono bene
espressi dai parametri innanzi detti.
Tab 1
Coefficienti boscosità per le Comunità montane
|
Ha.
Bosco
|
|
Coefficiente
boscosità
|
|
Gargano
|
36.304
|
|
47,00
|
|
Sub Appennino Dauno
Settentrionale
|
6.483
|
|
8,30
|
|
Sub Appennino Dauno Meridionale
|
5.458
|
|
0,70
|
|
Murgia Nord Occidentale
|
9.351
|
|
11,90
|
|
Murgia Sud orientale
|
20.267
|
|
25,80
|
|
Totale
|
78.363
|
|
100,00
|
|
Fonte: ISTAT 1976, in «Carta della montagna».
Disponibilità
fondi quadriennio 1979/1982
Settore
forestazione e ambiente art. 10 legge
27 dicembre 77, n. 984
Tipo di intervento
|
Totale quadriennio
|
|
|
Settore forestazione:
Interventi in zona non inclusa in
Comunità Montana
10
|
Parametri ripartizione
Reg. r. 18/7/1974
|
Percentuale destinata alla Comunità
|
735
|
Interventi della Comunità Montana:
Gargano
Sub Appennino Dauno Settentrionale
Sub Aooennino Dauno meridionale
Murgia Nord occidentale
Murgia Sud orientale
85
|
32,45
13,87
15,03
20,77
17,88
|
27,58
11,79
12,78
17,66
15,19
|
2.29
867
940
1.299
1.119
|
Interventi di carattere generale 5
|
|
|
427
|
Settore ambiente (solo fondi 1979)
|
|
|
219
|
Iniziative
di carattere generale.
Tra le iniziative di
carattere generale, per le quali si propone di destinare il 5% circa delle
disponibilità, pari a lire 427 milioni nel quadriennio, si indicano le seguenti
opzioni:
Tutela del patrimonio
forestale: si propone di destinare il 20% di tali fondi per iniziative di
difesa contro gli incendi. In particolare oltre allampliamento delle
attrezzature tecniche, con lacquisto di attrezzature mobili o individuali, si
reputa necessario attuare ladeguamento della rete radio telefonica nonché istituire
il servizio di determinazione dellindice giornaliero di pericolosità che è
fondamentale per una corretta gestione delle strutture operative.
Riordino dei vivai
forestali - Approvvigionamento semi e piante.
La ristrutturazione dei
vivai forestali deve tendere alla costituzione di strutture modernamente
attrezzate per far fronte alle crescenti necessità di approvvigionamento di
materiale forestale di propagazione, collegate alla prossima piena applicazione
dei numerosi programmi di intervento nel settore forestale (legge n. 984/77),
pacchetto mediterraneo, interventi P.S. aeree interne).
In tale prospettiva è
da prevedere anche la creazione di un vivaio regionale specializzato per alcune
produzioni particolari, che potrebbe avvenire anche mediante il potenziamento e
la riqualificazione di uno o più vivai già esistenti, soprattutto con la
espansione della meccanizzazione di alcune operazioni.
Pertanto, al 74% delle
risorse destinate alla specifica attività e rivenienti dai fondi destinati ad
iniziative di carattere generale del settore forestazione, si aggiungeranno i
fondi relativi al programma coordinato relativo allapprovvigionamento di semi
e piante (per limporto complessivo di lire 279 milioni nel decennio).
Nel programma specifico
va compresa la creazione di boschi da seme per determinate specie di interesse
regionale tra cui: Quercus trojana Webb (fragno), comprendendo anche lacquisto
di superfici boschive di adeguate caratteristiche, ove necessario.
Studio della
ristrutturazione di un bacino tipo.
Alla identificazione di
una metodologia operativa per la ristrutturazione, sotto il profilo
idrogeologico, da un bacino tipo si destinerà la somma di lire 5 milioni pari
al 6% circa della disponibilità.
A detta identificazione
si procederà tramite lindizione di un bando-concorso per assicurarsi la
partecipazione di una larga schiera di specialisti.
Si propone in
particolare di indire un bando-concorso per assicurarsi la partecipazione di
una larga schiera di specialisti.
Iniziative non
ricadenti nei territori della comunità.
A tali iniziative
andranno destinate risorse per complessivi 735 milioni nel quadriennio di
riferimento.
Con tali fondi si
propone di attuare le iniziative seguenti:
a) destinazione della
somma di lire 385 milioni per lerogazione ci contributi (al 100%) a comuni che
abbiano istituito riserve naturali, parchi naturali, ovvero oasi
naturalistiche. Per le attività di manutenzione e attrezzamento nonché per
lacquisto di terreni al fine di istituire riserve naturali;
b) destinazione della
somma di L. 350 milioni per rimboschimento e ripristino dei boschi esistenti in
comuni nei quali non vi siano possibilità di intervento perché fuori dei limiti
di operatività delle vigenti provvidenze.
La iniziativa può
essere particolarmente interessante nelle zone costiere.
Programma ambiente.
Il finanziamento del
programma ambiente, pari a lire 219 milioni annui sarà destinato alla
integrazione degli appositi fondi di bilancio ordinario con le seguenti
opzioni:
- integrazione fondi
necessari alla costituzione riserve naturali di Lesina, Torre Guaceto, Cesine,
(l.r. 8/77)) già in fase di destinazione;
- lire 69.000.000 per
costituzione parco naturale attrezzato di Biccari (l.r. 50/75), già in fase di
definizione.
7. Territori di collina e di montagna.
- Destinatari degli interventi di cui allart. 15 della legge n. 984/77 sono i
territori compresi nei perimetri delle comunità montane di cui alla l.r. n.
9/72 opportunamente ampliati per conseguire coincidenze di limiti
amministrativi. Trattasi di territori che, nellinsieme, costituiscono, una
sacca di depressione socio-economica di notevole ampiezza la quale rappresenta
un elemento di grave contrasto nei confronti delle contermini aree regionali
caratterizzate da una vivacità di espansione e da interessanti prospettive di
sviluppo in conseguenza di notevoli investimenti previsti, soprattutto, nel
settore irriguo.
Ciò impone la necessità
di perseguire lineamenti di sviluppo che si propongono non solo di mobilitare e
meglio utilizzare le sia pure limitate risorse locali, ma soprattutto di
integrare tali zone più povere con quelle più favorite e suscettibili di
maggiori prospettive di sviluppo tenendo presente che, se non si vuole
ulteriormente approfondire lattuale divario, occorrerà intervenire con
maggiore tempestività ed intensità nelle aree depresse ancor prima che si
consolidino i processi di trasformazione nelle aree irrigue giacché la
«risposta produttiva» delle aree interne agli investimenti è meno sollecita
rispetto a quella delle aree irrigue.
Il programma che si
propone in applicazione della legge n. 984/77 persegue finalità operative
intese a favorire integrazioni territoriali e intersettoriali, capaci di
innescare un più equilibrato processo di crescita regionale puntando
essenzialmente sulla rianimazione e sullattrezzamento civile e sociale del
territorio, collinare e montano.
Per il conseguimento di
tale obiettivo occorre porre in essere una strategia di intervento che
stabilisca condizioni di equilibrio territoriale tra campagna e città, tra
collina e pianura, tra aree interne e zone litoranee e di equilibrio economico
tra i diversi settori, in modo da garantire un armonico sviluppo dellintero
territorio pugliese.
Naturalmente, data la
vocazione produttiva, lagricoltura rappresenterà la centralità economica del
programmato sviluppo.
Occorrerà, quindi
mobilitare e valorizzare i fattori produttivi nel settore agricolo con una
migliore utilizzazione della terra, dellacqua e delle forze di lavoro, in
intima connessione con le altre risorse.
Particolare attenzione
meriterà lo sviluppo della nuova industria agro-alimentare e di trasformazione
dei prodotti locali, che dovrà sorgere necessariamente nei luoghi di
produzione, e quello dellindustria collegata allagricoltura curando che sia
questultima a dettarne gli indirizzi.
Ciò richiederà una
profonda trasformazione della base agricola che dovrà originare una forte
domanda di mezzi tecnici che potrà favorire lo sviluppo dellartigianato e
delle piccole imprese.
Lallargamento della
base operativa, la riduzione degli squilibri zonali, il miglioramento delle
condizioni di vita, di reddito di lavoro nelle campagne, lo sviluppo
occupazionale, il potenziamento delle strutture di trasformazione e la
rianimazione delle aree interne saranno favoriti perseguendo i seguenti
obiettivi settoriali:
- sviluppo degli
ordinamenti colturali che permetteranno di realizzare una integrazione tra i
settori agricolo, forestale e zootecnico. Il potenziamento di questultimo
comparto meriterà particolare attenzione giacché, opportunamente indirizzato.
favorirà la integrazione con le aree di piano;
- sviluppo e
ristrutturazione degli arborati (olivo, mandorlo) e della viticoltura;
- sviluppo delle
produzioni foraggere attraverso il miglioramento dei pascoli, lestendimento
degli erbai e delle colture cerealicole da insilare allo stato ceroso, la
ricostituzione dei boschi cedui, la conversione a prato dei seminativi
marginali e a forte pendenza;
- recupero delle terre
insufficientemente coltivate e degli incolti produttivi;
- riconversione dei
terreni investiti con erborati marginali;
- utilizzazione delle
risorse idriche sotterranee e sorgentizie per lapprovvigionamento idrico;
- sviluppo
dellirrigazione, seppure in forma oasistica ed a carattere di soccorso,
mediante invasi collinari di interesse aziendale o pluriaziendale.
Questo tipo di
intervento nelle aree interne potrà essere assunto a totale carico della
collettività giacché, salvo situazioni di particolare favore, in genere lalto
costo delle opere, specie laddove occorrono impermeabilizzazioni nel bacino di
raccolta, rapportato ai benefici derivanti dagli ordinamenti colturali che le
limitate suscettibilità agricole dellambiente rendono possibili, non danno
luogo a positivi giudizi di convenienza privatistica. Si sottolinea tale
opportunità perché si ritiene che solo tale indirizzo potrà fare utilizzare in
maniera più ampia le risorse idriche-locali, con indubbia utilità di carattere
generale:
- sistemazione
idraulico-forestale-agraria dei terreni dissestati;
- promozioni di
efficienti strutture associative e cooperative per la lavorazione,
trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti;
- completamento e
ammodernamento delle infrastrutture civili e abitative al servizio delle
aziende;
- idem;
- sviluppo della
produttività delluomo attraverso lassistenza tecnica strettamente collegata
alla ricerca agronomica, la divulgazione delle informazioni e la preparazione
professionale.
Si osserverà in ogni
caso una priorità generale, cui riservare almeno il 70% dei finanziamenti agli
interventi relativi al completamento delle infrastrutture civili e abitative al
servizio delle aziende, alla ricerca idrica e alla costruzione di pozzi e
invasi con spesa a totale carico della collettività.
Un ruolo fondamentale
di indirizzo e coordinamento dellattività programmatoria sommariamente sin qui
delineata, sarà svolto dalle comunità montane che, nella fase operativa, si
avvarranno delle esperienze e delle capacità degli organismi tecnici operativi
sul territorio.
Programmi di intervento
Come si è innanzi detto
lattività da porre in essere nelle aree di intervento deve assicurare la
partecipazione di tali territori allo sviluppo generale del sistema
agricolo-alimentare mediante azioni di riequilibrio socio-economico.
Il programma
quadriennale prevede interventi promozionali nel settore delle infrastrutture
sociali e civili, al fine di consentire le integrazioni socio-economiche anzi
dette, nonché livelli di vita comparabili con quelle delle zone più favorite e
interventi nel settore più propriamente produttivo in linea con le indicazioni
degli articoli competenti opportunamente integrati al fine di renderli più
corrispondenti alle esigenze dei territori di che trattasi.
Fra i primi rientrano
le realizzazioni di opere viarie, di approvvigionamento idrico, di
allacciamenti elettrici e telefonici, di miglioramento delle strutture
abitative, atti ad assicurare la presenza delluomo e cioè del soggetto e
beneficiario delle azioni di sviluppo produttivo di cui si farà cenno in
seguito.
In particolare, ai fini
operativi, nel settore viario si indicano le seguenti priorità:
a) completamento delle
iniziative avviate;
b) manutenzione della
rete esistente per garantire lefficienza degli interventi realizzati;
c) adeguamento o
costruzione delle strade che possono costituire direttrici di sviluppo
intersettoriale e di integrazione territoriale;
d) ripristino della
viabilità minore.
Nel settore degli
allacciamenti elettrici e telefonici saranno favoriti:
a) allacciamenti delle
aziende con indirizzo pastorale e zootecnico e comunque con insediamenti
stabiliti;
b) utilizzazione piena
delle potenze disponibili per completare lelettrificazione delle zone servite
o per potenziare lutenza;
c) nuove realizzazioni.
Per quanto attiene poi
allapprovvigionamento idrico gli interventi regionali mireranno ad
intensificare le utenze degli acquedotti rurali esistenti e ad utilizzare le
locali risorse idriche mediante il riattamento delle cisterne pubbliche e la
captazione di acque sorgentizie di falda e superficiali.
Le anzi citate
iniziative, insieme con le infrastrutture sociali, concorreranno tangibilmente
a contenere i fenomeni dellesodo e dellabbandono provocando unorganica
rianimazione rurale ed un più ottimale riequilibrio dellassetto territoriale,
sia sotto laspetto sociale che produttivo.
Alla realizzazione
degli interventi innanzi citati concorreranno i finanziamenti rivenienti da
fondi regionali, quelli di competenza del P.S. 33 «aree interne» e quelli di
diretta competenza delle comunità montane ai sensi della legge n. 1102/71,
della sistemazione idraulico-forestale- agraria dei bacini connessi con le aree
irrigue e la regolazione dei corsi di acqua minori.
Per le iniziative
connesse con le aree irrigue saranno utilizzati i fondi «dei progetti speciali
Cassa» mentre le altre saranno sorrette con disponibilità del bilancio
regionale. Particolare attenzione dovrà essere riservata al miglioramento della
recettività abitativa sia ai fini agro-turistici sia in funzione delle esigenze
insediative.
Tali interventi
potranno far capo essenzialmente al progetto citato P.S. 33 nonché ai fondi di
competenza regionale e delle comunità montane.
Per quanto attiene ai
settori produttivi gli interventi si uniformeranno in linea di massima con le
linee e gli indirizzi fissati dai competenti articoli della legge n. 984/77 le
seguenti integrazioni e incentivazioni.
Zootecnia.
Costituendo la
zootecnia, per naturale vocazione, la struttura portante delleconomia delle
aree interne, particolare impegno finanziario dovrà essere destinato agli
interventi nel settore di che trattasi.
Nel comparto bovino,
obiettivo principale si ritiene debba essere quello della integrazione
economica dellattività zootecnica di collina con quella delle aree irrigue o
di prossima irrigazione che potrebbero altrimenti porre in crisi gli
allevamenti.
Poiché gran parte degli
allevamenti bovini hanno piccole dimensioni, saranno incentivate iniziative a
carattere associativo o pubblico per la costituzione di centri di svezzamento e
di produzione per rifornire di soggetti di pregio le zone lattifere e di
animali da ristallo per carne le zone irrigue.
Nel comparto ovino si
ritengono rispondenti le indicazioni riportate nel documento specifico di programma.
Anche in questo
settore, comunque, occorrerà supplire alla ridotta ampiezza delle imprese che
non consente la piena utilizzazione dei fattori della produzione, favorendo
iniziative a carattere associativo e pubblico per il miglioramento razzologico,
per la selezione, per lo svezzamento precoce e per lingrasso degli agnelli.
Data la ridotta
economicità dellimpresa zootecnica nelle aree interne e le difficoltà a
comprimere i costi di produzione particolare attenzione dovrà essere posta ad
ampliare la partecipazione del settore stesso alle fasi successive al momento
produttivo (trasformazione e commercializzazione), in modo da assicurare al
mondo agricolo la maggior parte possibile del valore aggiunto che attualmente
invece è proprio di altri settori.
Allo scopo di
incrementare le produzioni foraggere saranno particolarmente incentivati:
a) il miglioramento dei pascoli naturali
attraverso la concimazione;
b) la presemina e la concimazione di prati pascoli
permanenti;
c) limpianto di erbai poliennali e prati
avvicendati;
d) limpianto di cespugli padulari;
e) la ricerca e la diffusione di nuove fonti
foraggere (esempio triticale);
f) la utilizzazione dellorzo e di altri cereali
allo stato ceroso;
g) il miglioramento dei boschi naturali in funzione
zootecnica.
Per ottenere tali
obiettivi appare opportuno elevare le incentivazioni di norma accordate dalla
Regione per i succitati interventi sino a concedere il 100% della spesa ammessa
per la concimazione di fondo dei pascoli e la fornitura dei semi per i prati
avvicendati. A tal proposito, dato lelevato costo dei semi, spesso di
provenienza estera e a volte non idonei alle locali condizioni ambientali, la
Regione dovrà favorire la costituzione di una struttura a carattere associativo
o pubblico per la selezione e la produzione di ecotipi locali.
Per promuovere la
produzione foraggera in terreni non connessi ad aziende zootecniche, ma
scarsamente utilizzati perché investiti da colture arboree marginali
(mandorleti), sarà favorita la creazione di strutture associative fra gli
imprenditori zootecnici e proprietari di tali terreni, sui quali produrre
foraggi (erbai annuali, orzo ceroso, ecc.) da affienare. In tal modo si ritiene
di poter offrire uno strumento atto a far rientrare in un circolo produttivo anche
le terre scarsamente utilizzate.
Le aree collinari e
montane destinatarie degli interventi di cui allart. 19 della legge n. 984/77
sono interessate anche da colture viticole in genere allevate con sistemi
tradizionali e in gran parte da ristrutturare, da colture olivicole spesso al
margine dellarea produttivo, da mandorleti scarsamente produttivi per età, per
fitopatia e per condizioni pedologiche insufficienti.
In proposito gli
indirizzi di intervento fissati dai competenti articoli della legge n. 984/77
possono ritenersi validi anche per i territori in argomento.
Il piano agricolo
alimentare approvato dal CIPAA prevede la completa finalizzazione agli
obiettivi del piano di tutte le risorse finanziarie che affluiscono al settore
agricolo con le autorizzazioni di spesa previste dalle diverse leggi nazionali
e comunitarie.
Per il settore in esame i finanziamenti in atto,
attribuiti alla Puglia sono i seguenti:
Anni
|
legge n. 984/77
|
Legge n.
352/76
|
Reg. CEE n.
|
L. n. 847/1978
|
Totale
|
|
|
|
Dirett. CEE n.
268/1975
|
1760/1978
|
Comunità
montane n. 1102
|
|
|
1979
|
9.110
|
|
3.450,5
|
|
1.206
|
|
2.113
|
|
15.879,5
|
|
1980
|
9.110
|
|
3.300,0
|
|
1.206
|
|
3.739
|
|
17.355,0
|
|
1981
|
9.110
|
|
800,0
|
|
1.206
|
|
3.901
|
|
15.017,0
|
|
1982
|
9.110
|
|
---
|
|
1.206
|
|
---
|
|
10.316,0
|
|
1983
|
---
|
|
---
|
|
1.206
|
|
---
|
|
1.206,0
|
|
Totale
|
36.440
|
|
7.550,5
|
|
6.030
|
|
9.753
|
|
59.773,5
|
|
Le suddette
disponibilità finanziarie, pur essendo destinate ad incidere sullo sviluppo
economico-sociale dei terreni di collina e montagna, fanno riferimento a norme
legislative diverse, con una loro particolare fisionomia e finalizzazione.
Così, la legge n.
981/1977 interessa in prevalenza interventi aventi ad oggetto, direttamente o
indirettamente il settore agricolo, mentre il regolamento 1760 prevede soltanto
interventi per favorire il miglioramento delle infrastrutture delle zone rurali
dellintero Mezzogiorno; la legge n. 352/1972 si cala sulla superficie
delimitata dal regolamento CEE n. 273/1975 ed interessa una gamma di interventi
più prettamente inerenti la produttività ed il sostegno della agricoltura;
infine, la legge n. 1102/71 interessa più direttamente le comunità montane e
considera tutta la vasta gamma degli interventi individuali in un piano di
sviluppo globale del territorio.
Ne consegue lopportunità di formulare le seguenti
direttive operative:
1) le comunità montane
dovranno predisporre i loro piani pluriennali facendo affidamento,
essenzialmente, sulle disponibilità previste dalla legge 984/77 e dalla legge
n. 847/1978 (rifinanziamento n. 1102/1971), secondo le linee direttrici
stabilite dal programma di settore e utilizzando i fondi sulla base dei
parametri fissati dalla l.r. n. 9/72, avendo cura di mettere in bilancio le
somme necessarie per coprire la spesa dei programmi FEOGA non coperta dal
contributo comunitario.
2) lAssessorato
allagricoltura della Regione curerà la predisposizione di un piano esecutivo
sulla base dei regolamenti CEE 1760, riferito ai territori delimitati con la
delibera della Giunta regionale 26 giugno 1978, n. 3710 con la quale è stata
proposta una nuova delimitazione delle zone svantaggiate. Lesecuzione delle
opere programmate sarà affidata allUfficio del Genio civile, al Consorzio di
Bonifica competente, ai comuni singoli e associati e alla Provincia.
3) le disponibilità
della legge n. 352/76 saranno prevalentemente utilizzate per la corresponsione
dellindennità compensativa prevista dalla l.r. n. 15/78 e successive modifiche
e integrazioni.
Il piano di cui al
punto 2) sarà sottoposto allapprovazione del Consiglio regionale entro 60
giorni dalla data di approvazione dei programmi regionali e dovrà essere munito
del parere del Comitato consultivo competente per territorio di cui alla l.r.
15/78.
8. Zootecnia. - Gli obiettivi
fondamentali che intende conseguire il piano pluriennale per la zootecnia
pugliese consistono nellaumento dellautonomia alimentare del bestiame
allevato nonché nellincremento del patrimonio bovino ed ovino.
In via subordinata, si
prevede di consolidare lo stato di miglioramento quali-quantitativo delle altre
specie animali e le strutture ed i mezzi per il potenziamento dellintero
settore.
Trattasi innanzi tutto
di conseguire:
1) laumento nellauto
approvvigionamento alimentare del bestiame esistente e da incrementare con
foraggi e mangimi prodotti in azienda;
2) lincremento
numerico dellattuale patrimonio bovino, ovino e delle altre specie animali.
Ciò porterà a
conseguire un aumento delle unità nutritive (U.F.) a disposizione del bestiame,
rispetto alle attuali carenti possibilità di circa 380 milioni di U.F. (appena
sufficienti a soddisfare il 55% delle esigenze).
Lincremento proverrà
dagli erbai misti annuali tradizionali da quelli intercalari delle colture di
cereali foraggeri da sfalciare a maturazione cerosa, dai prati avvicendati
dallutilizzo dei sottoprodotti (paglia, frasca dolivo e sansa esausta
disossata), dai pascoli opportunamente migliorati e dagli oliveti e mandorleti
marginali opportunamente inerbiti, nonché, dai cereali e leguminose da granella
prodotti in azienda.
Per il raggiungimento
di detti obiettivi è previsto il proseguimento delle attività già proficuamente
iniziate nel 1978 e da concentrare maggiormente sulle direttrici appresso
indicate:
a) foraggicoltura. -
Saranno messi in atto incentivi sotto forma di premi al fine di sospingere gli
allevatori ad attuare ordinamenti culturali sempre più aperti ad accogliere le
foraggere.
Lincremento delle
scorte foraggere aziendali consentirà di correggere innanzi tutto i casi frequenti
di ipoalimentazione del bestiame attualmente allevato e di consentire più
significativi e consistenti carichi di stalla.
In linea di principio,
si intende formare oggetto di premiazione il reale incremento delle U.F. che
dovrà scaturire da una migliore utilizzazione dei mezzi tecnici di produzione,
quali: la utilizzazione di sementi selezionate, di essenze foraggere idonee
allambiente e limpiego di pratiche agronomiche tecnologicamente evolute,
sostenute da una valida assistenza tecnica.
Attesa però la
complessità del rilevamento unitamente alla non eccessiva duttilità degli
allevatori nel recepire una così sofisticata metodologia, peraltro
indispensabile per il conseguimento di sicuri risultati, si ritiene di dover
attuare gradualmente tali obiettivi rispetto alla premiazione tradizionale del
miglioramento quali-quantitativo della foraggicoltura, riferita cioè alla unità
di superficie investita alle varie essenze.
In ogni caso va
perseguita lazione di consolidamento della foraggicoltura legando la
premiazione a un rapporto tra superfici investite a foraggere e patrimonio
zootecnico.
Il premio dovrà essere
inoltre differenziato in relazione allimpiego di foraggio selezionato al fine
di favorire lintroduzione di nuove essenze foraggere nonché tra le zone di
pianura e le zone di montagna e di collina.
Formeranno oggetto di
premiazione le azioni tese a migliorare la produzione pabulare dei pascoli
permanenti, nonché quelle finalizzate allutilizzo delle granaglie ad uso
zootecnico limitatamente a non oltre 5 quintali di prodotti per UBA.
La premiazione
strettamente attinente allincremento reale delle disponibilità foraggere
aziendali troverà riscontro in un collaterale criterio di incentivo connesso al
parallelo incremento del carico di stalla rapportata ad UBA.
Saranno attuate infine
«azioni durto» per il recupero del prato-pascolo sostenute direttamente dalla
mano pubblica.
b) Selezione. - Verrà
accresciuto, con opportuni incentivi di interesse degli allevatori per la
sezione, in quanto essa è ritenuta il mezzo essenziale per contribuire
sostanzialmente al conseguimento degli incrementi di produzione che il piano
pluriennale si prefigge.
In tale quadro risulta
importante affermare il principio del miglioramento massale del bestiame da
attuarsi attraverso la facilitazione allimpiego di seme di toro di alto
pregio.
Particolare cura dovrà
essere data alladozione di un sistema di sezione autogestita dagli allevatori
ai fini della diffusione di questa pratica a costi ridotti. Una organizzazione
della selezione attualmente praticata con ladozione di nuovi criteri nella
scelta delle stalle e nella esecuzione dei controlli consentirebbe una più alta
specializzazione e la verifica dei risultati conseguiti.
Gli interventi dovranno
essere polivalenti perché miranti non soltanto alla scelta del bestiame con
plus varianti produttive ed alla eliminazione degli animali mediocri, bensì al
potenziamento della fecondazione artificiale, alla realizzazione delle prove di
discendenza, allattuazione di azioni di emulazione e stimolo tra gli operatori
zootecnici, nonché allespletamento di quanto occorra per migliorare le
condizioni ambientali di operatività e di sfruttamento dei soggetti di alto
valore commerciale.
Gli incentivi predetti
consentiranno di interessare un maggiore numero di capi in modo che le basse
percentuali di incidenza pari al 16% per il primo settore e del 4% per il
secondo raggiungano nel 1982 rispettivamente almeno il 25% ed il 15 %.
Particolare attenzione
verrà rivolta alla valorizzazione delle razze-popolazioni locali in possesso,
come è noto di un prezioso patrimonio genetico che, ove razionalmente
salvaguardato dellulteriore abbandono o deterioramento, può rappresentare il
più valido presupposto tecnico, grazie innanzi tutto alla rusticità dei ceppi e
allambientamento naturale del bestiame quali determinanti componenti del
risultato economico dellallevamento.
Trattasi, infatti,
delle razze-popolazioni ovine locali, del ceppo bovino podolico pugliese e
degli ultimi esemplari dellovino di Martina Franca.
c) Strutture aziendali.
- I previsti incrementi quantitativi di bestiame comporteranno la realizzazione
di nuove strutture razionalmente attrezzate e lammodernamento di quelle
esistenti, allo scopo di determinare i presupposti ambientali idonei per
elevare la produttività in funzione delladozione di sistemi di governo più
razionali e funzionali e meno faticosi per la manodopera già avviata verso
condizioni di vita civile più consoni ai tempi moderni.
La realizzazione delle
opere strutturali deve seguire gli incrementi annuali del carico di bestiame
come innanzi ipotizzata.
d) Miglioramento dello
stato di salute del bestiame ed assistenza tecnica aziendale agli allevatori. -
Sarà posta particolare cura per impostare una razionale e costante assistenza
tecnica aziendale da parte di tecnici adeguatamente preparati al fine di venire
incontro alle più impellenti esigenze degli operatori medesimi impegnati nel
delicato momento propulsivo loro richiesto.
In particolare gli
allevatori verranno assistiti nelle non facili operazioni tese a prevenire le
malattie del bestiame, ad aumentare la fertilità delle fattrici ed a ridurre le
cause della mortalità neonatale.
Particolare attenzione
dovrà essere rivolta alle mastopatie bovine, divenute sempre più frequenti ed
aggressive soprattutto nellambito della razza ad alta specializzazione alla
produzione del latte. È previsto, infatti, una organica azione di ricerca e di
diagnosi precoce delle suddette affezioni, in modo da acquistare nel contempo
elementi di studio sulle cause determinanti lo stato patologico e di intervento
terapeutico inteso a migliorare la situazione igienico sanitaria degli
allevamenti in genere e la qualità del latte in particolare.
Il coordinamento delle
predette azioni sulla base degli indirizzi forniti dai servizi tecnici e
veterinari della Regione, sarà curato dallIstituto zooprofilattico con sede in
Foggia al quale saranno fornite le attrezzature di laboratorio occorrenti mentre
lAssociazione provinciale allevatori curerà gli aspetti amministrativo
contabili e fornirà la necessaria assistenza tecnica.
Per la specie ovina è
prevista in aggiunta alle azioni profilatiche contro le parassitosi,
lattuazione di un piano di lotta contro la pedaina.
Inoltre, allo scopo di
conseguire risultati conformi alle aspettative degli allevatori, è stato
formulato un piano operativo per la disinfezione e la disinfestazione delle
stalle, mediante lutilizzazione di specifici automezzi dotati di idonee
attrezzature, il cui uso sarà affidato alle associazioni allevatori e alle
Associazioni tra produttori zootecnici secondo apposite direttive da parte dei
servizi veterinari regionali.
Per quanto attiene alla
tubercolosi bovina ed alla brucellosi bovina, ovina e caprina, si rileva che la
incidenza di dette malattie che si è riscontrata in Puglia, anche se non
elevata rispetto alla situazione generale del Paese, desta qualche
preoccupazione. Pertanto è necessario sradicare in breve spazio di tempo i focolai
abbattendo secondo le norme vigenti i soggetti che alle prove diagnostiche sono
risultati infetti. Atteso che per labbattimento di detto bestiame la legge n.
615/64 consente un premio molto modesto che non ripaga lallevatore del danno
ricevuto, è stata prevista una integrazione la cui quota pro-capite verrà
stabilita in concerto con lAssessorato regionale alla sanità.
Tale programma deve
intendersi aggiuntivo a quello attuato con lo stanziamento alquanto modesto
riveniente dal fondo di corresponsabilità istituito dalla CEE per la
utilizzazione dei proventi della tassa sul latte.
Circa lindirizzo
produttivo, i bovini continueranno ad essere utilizzati per la duplice
attitudine funzionale di latte e carne, grazie alla duplicità di comportamento
delle razze Bruna Alpina e Frisona Italiana, le quali da tempo hanno una
dislocazione già consolidata e sono quindi suscettibili di ulteriori proficui
miglioramenti selettivi.
Lallevamento ovino è
destinato a subire una profonda e radicale ristrutturazione o attraverso la
razionale estensivazione della pastorizia nelle zone più difficili, ovvero con
lintensificazione delle stesse in quelle più fertili. Saranno preferite le
razze autoctone con limpiego di razze incrocianti specifiche per esaltare,
secondo i casi, o la produzione del latte o quella della carne.
Per gli equini fatta
salva la difesa delle razze tipiche pugliesi, sarà esercitata una decisiva
spinta a favore del cavallo da carne con la razza agricola da tiro pesante
ripido (derivata bretone), nonché di quello costituzionalmente idoneo alle
competizioni sportive.
Oggetto di premiazione
sarà il raggiungimento di determinati pesi da parte dei puledri da carne
destinati al macello.
Per quanto attiene ai
suini, settore nel quale sta operando organicamente la Cassa per il Mezzogiorno
a mezzo del «Progetto Speciale Zootecnia» è prevista una strutturazione più
sofisticata in rapporto allalto potenziale produttivo realizzabile, in zone
fertili ed irrigue con determinati «ibridi» o «marche».
Unapprezzabile
affermazione è possibile anche nel settore del tacchino, ovicolo e cunicolo,
attesa la sempre crescente predilezione dimostrata dal consumatore per il tipo
di carne alternativa che da esso deriva.
Lattività
dellelicicoltura e dellapicoltura, abbastanza diffuse in altre regioni
italiane possono trovare terreno fertile anche in alcuni ambienti della nostra
Regione.
Per quanto riguarda
lallevamento delle chiocciole, a fronte di una apprezzabile richiesta, esso
viene praticato a livello familiare ed orientato verso lallevamento della
varietà «Monacella» (Aelicx operata).
La Regione ritiene di
iniziare unattività di sostegno finanziario limitata a piccoli impianti per i
quali è possibile applicare le provvidenze previste dagli artt. 8, lettera c),
e 15 della legge n. 7/75.
In questa prima fase
lintervento delle strutture sarà limitato soltanto al contributo in conto
capitale.
Lapicoltura assolve al
compito di aumentare la produzione di miele e anche a quello importante della
funzione impollinatrice nei confronti di molte specie frutticole ed erbacee.
Determinante mezzo di
produzione sarà rappresentato dalla divulgazione ed applicazione delle
tecnologie avanzate e laggiornamento professionale degli imprenditori
zootecnici.
Localizzazione degli
interventi.
Circa la localizzazione
degli interventi si ritiene che essi debbano essere concentrati nelle zone a
spiccata vocazione zootecnica e laddove si sono appalesate le potenziali
possibilità di produrre foraggi e di elevarne le rese unitarie.
Pertanto, atteso che la
produzione foraggera rappresenta in Puglia il fattore limitante dello sviluppo
zootecnico, si ritiene che gli incentivi debbano tener conto prevalentemente
delle seguenti caratteristiche ambientali e indirizzi zootecnici prevalenti.
Ambiente 1.
Dorsale delle Murge
partendo dallagro di Gravina sino a quello di Ceglie M. con diramazioni lungo
il gradone Jonico e dellArneo - Pendici circumgarganiche - Sud Appennino Dauno
meridionale - Zona di bassa collina di piano a regime seccagno. Murgia
sud-orientale e nord-occidentale - sub appennino dauno settentrionale - Gargano
- zone di alta collina e di montagna e terreni marginali da destinare a
pascolo.
Indirizzi prevalenti:
potenziamento dellallevamento bovino di razza bruna alpina, quale fonte
economica di produzione di latte, carne e soggetti da rimonta; valorizzazione
delle razze equine autoctone, potenziamento della pastorizia, valorizzazione
della capra; ostendimento della razza bovina podolica pugliese a sistema brado
e semi-brado.
Ambiente 2.
Tavoliere della Puglia
- Arco Jonico - Zone pianeggianti del Salentino - Zone con disponibilità
irrigue in atto o da acquisire.
Indirizzo prevalente:
potenziamento dellallevamento bovino ad alta attitudine alla produzione di
latte. Estendimento della pratica allingrasso dei vitelli; miglioramento
dellallevamento intensivo dei suini.
Ambiente 3.
Zone di piano
prevalentemente destinate alle colture dalto reddito (arboricoltura
specializzata, orticoltura, ecc.). Possibilità di effettuare una zootecnia di
varia natura ma meno intensiva che altrove, quale integrazione dellattività
agricola prevalente (ingrasso dei bovini con lutilizzazione dei sottoprodotti
aziendali, allevamento delle specie minori, conigli in particolare).
Programma finanziario:
in considerazione di quanto innanzi esposto, tenuto conto del prevedibile
sviluppo indicato per le varie zone, si ritiene che lassegnazione di lire 34
miliardi debba essere ripartita per annata secondo quanto riportato nella
tabella.
Per quel che riguarda
la qualificazione dei singoli interventi prevalenti, nellambito delle azioni
previste dal presente programma e dal piano agricolo nazionale si osservano le
seguenti priorità:
a) completamento delle
infrastrutture civili a servizio delle aziende;
b) sviluppo della
foraggicoltura e recupero del prato-pascolo;
c) miglioramento
massale sul bestiame e del suo stato di salute.
Una aliquota di risorse
finanziarie definita sulla base della consistenza del patrimonio zootecnico,
accresciuta del 10% e in ogni caso non meno del 70% del totale dei 34,33
miliardi è riservata ai territori collinari e montani.
Qualificazione interventi
|
Riferimento ai
criteri operativi previsti dalla l.r. n. 7/75
|
Attività generali di
miglioramento
|
-
Foraggicoltura
|
Art. 9
|
- Strutture
aziendali
|
Art. 15
|
- premio per la
produzione carne equina
|
-
|
- dimostrazione
divulgazione aggiornamento
|
Art. 13
|
Selezione e miglioramento
|
- Fecondazione
artificiale e centro riproduttori
|
Art. 5-6
|
- Premi avviamento
alla selezione
|
Art. 4
|
- Manifestazioni
zootecniche bestiame nato ed allevato in selezione
|
Art. 3
|
- Difesa delle razze
popolazioni locali ed azioni di miglioramento
|
Art. 3
|
- Acquisto bestiame
selezionato
|
Art. 8
|
- Lotta alla mastite
bovina
|
-
|
- Integrazioni
indennizzo abbattimento bovini e bufalini
|
|
affetti da t.b.c. e
brucellosi ed ovini affetti da brucellosi
|
-
|
- Lotta alla pedaina
degli ovini
|
-
|
- Disinfezione e
disinfestazione stalle
|
-
|
- Lotta alla ipofertilità,
alla mortalità neonatale dei vitelli e alle parassitosi degli ovini
|
-
|
Acquacoltura (ad
integrazione della zootecnia) (programma coordinato).
La crescente carenza di
sostanze proteiche idriche, soprattutto delle specie pregiate, dovuta allimpoverimento
dei mari nonché allaumento delle domande dei consumatori, ha indotto ad
includere fra i programmi previsti dal Piano agricolo nazionale, un programma
regionale coordinato nazionalmente per lo sviluppo dellacquacoltura.
Poiché le acque interne
pugliesi hanno una notevole potenzialità produttiva, come è emerso dalle
ricerche intraprese nel settore, la valorizzazione di dette risorse è
lobiettivo del presente programma.
Quanto alle azioni
ammissibili, si ritiene innanzitutto di finanziare, nel quadro delle procedure
della l.r. n. 68/80, gli studi e le indagini intesi a meglio individuare le
zone in cui lattività può trovare condizioni ambientali ottimali per
linsediamento e ad acquisire metodologie per il miglioramento tecnologico
degli allevamenti; le azioni utili a favorire negli operatori delle zone
interessate lacquisizione delle cognizioni professionali per avviare
iniziative di acquacoltura e per gestire le relative strutture cooperative sul
piano tecnico e amministrativo.
Contestualmente laddove
sussistono le condizioni per lo sviluppo dellattività, sarà incentivata la
realizzazione di impianti e di attrezzature, privilegiando i progetti
predisposti da produttori associati, dagli Enti locali elettivi o da altri Enti
pubblici, nonché da coltivatori singoli o associati per attività che si
configurino come integrative del reddito aziendale.
La localizzazione delle
iniziative terrà conto di alcuni basilari fattori quali la disponibilità di
acque idonee per natura, pulizia, temperatura e salinità, lontane da carichi
inquinanti.
Saranno, in ogni caso,
osservate le seguenti priorità:
1) sperimentazione e
ricerca nelle acque interne e nelle zone salmastre litoranee;
2) assistenza tecnica e
formazione professionale.
9. Ortoflorofrutticoltura e colture industriali
- I problemi dellortoflorofrutticoltura pugliese non riguardano
tanto lestendimento delle coltivazioni, quanto una loro maggiore
qualificazione e una loro più ampia distribuzione temporale della produzione,
al fine di affermare una costante presenza sul mercato e consolidare lattuale
tendenza allincremento delle esportazioni pugliesi, tendenza manifestatasi
chiaramente negli ultimi anni, a fronte di un andamento regressivo registrato
in campo nazionale.
Tuttavia, anche in
considerazione dellestendimento della irrigazione la Puglia deve poter
partecipare con una sua larga aliquota ai maggiori investimenti previsti nel
settore frutticolo, orticolo e floricolo, secondo le indicazioni contenute nel
piano agricolo nazionale.
È necessario, inoltre,
promuovere tutte quelle azioni ed iniziative tendenti a migliorare gli standard
qualitativi ad orientare i produttori verso colture di sicuro collocamento sul
mercato, a favorire la produzione di primizie e tardizie mediante limpiego di
tecniche avanzate e strutture semplici di riparo dalle inclemenze del tempo, di
organizzazione del mercato mediante la concentrazione delle offerte e la
razionalizzazione della presentazione al consumo. Non vanno trascurate le
possibilità offerte a un incremento delle produzioni del settore dalla
industria di trasformazione e conservazione del prodotto.
Alla base di un
riassetto del settore ortofrutticolo pugliese sta anche lesigenza di
sviluppare unadeguata ricerca e sperimentazione, ma soprattutto una capillare
assistenza tecnica in grado di orientare e qualificare la produzione.
Ruolo fondamentale
dovrà essere svolto, a questo riguardo, dalle Associazioni dei produttori cui
vanno riservati sempre più ampi spazi per lorientamento, la programmazione e
la qualificazione dellofferta.
Volendo passare in
rapida successione le più significative produzioni pugliesi e volendo dare un
primo orientamento sulle prospettive delle stesse, si può dire quanto segue:
Ortaggi: il carciofo è
coltura destinata a zone a più spiccate vocazioni; le azioni da programmare
tenderanno ad accrescere laliquota di produzione da raccogliere
anticipatamente (ottobre); per il pomodoro si dovrà accordare maggiore spazio
alla produzione di pomodoro da mensa ottenuti in coltivazioni protette con
trapianto in luglio e raccolta dei frutti in novembre-dicembre; mentre per il
pomodoro da industria da pieno campo, la scelta dovrebbe cadere su varietà a
maturazione contemporanea; per la patata si prevede qualche possibilità di
sviluppo per la coltura primiticcia, raccolta in dicembre nonché la coltura di
patata da seme, da sviluppare nei territori di alta collina del foggiano; nel
settore delle insalate si impone principalmente laggiornamento della tecnica
colturale, mercé limpiego di seme selezionato e confettato, del diserbo
chimico e della meccanizzazione della coltura, favorendo altresì, le pratiche
di semina scalare per evitare lingolfamento dellofferta; per le leguminose da
utilizzare allo stato fresco prospettive favorevoli vanno segnalate per la
produzione destinata allindustria della surgelazione (piselli e fagiolini);
per il comparto delle cucurbitacee si prospettano possibilità di ulteriore
espansione per colture esercitate con la pratica della forzatura in grado di
anticipare la produzione a fine primavera; fra le crucifere possibilità di
sviluppo si intravedono per la coltivazione del cavolo broccolo a infiorescenza
violacea o verde; per finocchio, sedano e carota, le prospettive di espansione
sono favorevoli in relazione ai consumi tuttora in aumento e ad una discreta
esportazione; peperoni e melanzane offrono ancora possibilità di sviluppo per
produzioni ottenute in coltura protetta, capaci di coprire tutto larco
possibile di produzione; infine, prospettive favorevoli si segnalano per la
produzione di cipolline da destinare allindustria conserviera.
Buone prospettive offre
anche la coltivazione dei funghi considerata la crescente domanda del mercato.
La fragola, coltivata
in tunnel trova nellambiente pugliese condizioni favorevoli che consentono la
raccolta a partire dalla metà di marzo.
Direttrici di
intervento nel settore floricolo.
Considerato il notevole
consumo dei fiori correlato alla crescita civile ed economica di sempre più
larghi strati di popolazione, e tenendo presente il cospicuo volume di
importazioni da altre zone dItalia e dallestero, specie per ciò che riguarda
i bulbi da seme, è prevedibile una espansione della floricoltura sul nostro
territorio, che faccia affidamento su specie pregiate (rose, bulbose, gerbere,
strelitzie, piante di appartamento), nonché su attrezzature e strutture moderne
e in sintonia con lambiente climatico pugliese.
Per realizzare tutto
ciò si rende necessario:
1) adeguare la capacità
professionale dei fioricoltori, specialmente dei giovani;
2) incentivare la
realizzazione di strutture ad ambiente confinato e climatizzato;
3) incidere seriamente
sulla fase di preparazione, conservazione e commercializzazione del prodotto
svolta preferibilmente in forma associativa.
Sviluppo della
frutticoltura.
Specie frutticole
maggiormente diffuse sul territorio pugliese sono: luva da tavola e gli
agrumi; seguono il pesco, il fico, il pero, il ciliegio, lalbicocco e il
susino; interesse marginale hanno invece il melograno, il noce, il nespolo. il
fico dIndia e il melo.
Per quanto riguarda
luva da tavola, scontata la opportunità di non incrementare la produzione,
salvo nei casi di effettiva vocazionalità dellambiente per produzione di alto
pregio con caratteri di precocità o di tardività, la politica da perseguire
tende a:
1) promuovere il
perfezionamento della tecnica colturale finalizzata allottenimento di uve di
ottima qualità;
2) favorire la
valorizzazione economica del prodotto per il consumo fresco, mediante la costituzione
di organismi cooperativi che curino la commercializzazione;
3) stimolare le prove
in campo di varietà di nuova introduzione o di nuovo ottenimento che, maturando
in epoche più precise della regina bianca, possano trovare una facile
commercializzazione;
4) consentire la
realizzazione di strutture fondiarie al servizio dei vigneti.
Per quanto riguarda la
produzione agricola si ritiene di rinviare a quanto stabilito dal piano
nazionale di rilancio dellagrumicoltura al relativo progetto Speciale della
Cassa per il Mezzogiorno, che indicano precise scelte per il nostro territorio
e riservano adeguate disponibilità finanziarie. Per gli altri fruttiferi,
sinteticamente si può dire quanto segue:
pesco: moderate
prospettive di sviluppo nelle zone vocate con varietà precoci e precocissime,
nonché riconversione dei pescheti impostati su varietà a maturazione
medio-precoce con varietà precoci e precocissime;
fico: prospettive
favorevoli per il consumo allo stato fresco, specialmente nelle zone con più
intenso sviluppo turistico;
ciliegio: azioni di
riconversione varietarie e di specializzazione della coltura, anche con
limpiego di portainnesti anizzanti per favorire le diverse operazioni
colturali, prospettive favorevoli di assorbimento, specialmente per le varietà
adatte al consumo diretto;
albicocco: è
prevedibile una sua eventuale espansione con varietà precoci o tardive a
duplice utilizzazione (consumo diretto ed essicazione); qualche possibilità di
espansione ha infine il nespolo del Giappone.
Ove risultassero
insufficienti le dotazioni finanziarie destinate a specifico programma della
mandorlicoltura, possono trovare incentivazione nel presente programma anche
gli impianti di mandorleti intendisivi irrigui e le relative spese occasionate.
Qualificazione degli
interventi.
Per il conseguimento
degli obiettivi sopra richiamati e principalmente per favorire laffermarsi di
una ortoflorofrutticoltura moderna, competitiva e di qualità, si prevedono le
seguenti azioni:
a) sviluppo della
ricerca scientifica e sperimentazione azioni dimostrative e di assistenza
tecnica per il miglioramento della produzione ortoflorofrutticola;
b) miglioramento delle
strutture aziendali, opere di sistemazione del terreno, di irrigazione, di
protezione, di climatizzazione nonché costruzioni rurali per deposito e prima
lavorazione dei prodotti, celle frigorifere aziendali ed abitazioni rurali al
servizio delle aziende;
c) acquisto di macchine
operatrici nel settore ortoflorofrutticolo riservate ai coltivatori diretti
singoli e associati;
d) impianti e
reimpianti di fruttiferi di pregio;
e) attrezzature per la
difesa attiva contro la grandine e le gelate nei frutteti, agrumeti e vigneti
di uva da tavola;
f) lotta fitosanitaria
volta in forma collettiva ai frutteti, agrumeti, vigneti duve da tavola ed
orti;
g) produzione di
piantine orticole, provenienti da sementi selezionate;
h) costruzione,
ristrutturazione, riorganizzazione degli impianti a carattere collettivo per la
raccolta, conservazione, lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei
prodotti ortoflorofrutticoli, nonché azioni di assistenza tecnico-finanziaria
agli organismi cooperativi nel periodo di avviamento commerciale;
i) iniziative
promozionali per laffermazione delle produzioni pugliesi sui mercati nazionali
ed esteri;
l) agevolazione del
trasporto dei prodotti avviati alla esportazione, in forma collettiva;
m) studi ed indagini di
mercato.
Costituiscono azioni
prioritarie:
- lorientamento e la
disciplina della produzione agricola da realizzarsi attraverso le associazioni
dei produttori;
- la ricerca e la
sperimentazione per lintroduzione di nuove varietà e di macchine operatrici;
- le iniziative
promozionali per la valorizzazione della produzione agricola;
- lattività di ricerca
di mercato;
- la difesa attiva
delle produzioni.
Localizzazione degli
interventi.
Le azioni vanno
collocate nelle aree ed aziende che dispongono già di risorse irrigue singole o
collettive. Per le aziende agricole che intendono utilizzare acque da reperire
nel sottosuolo, sempreché non si trovino ubicate nei territori di imminente
arrivo dellacqua portata da impianti collettivi, è opportuno condizionare gli
ulteriori investimenti al reperimento ed utilizzo della risorsa idrica
sotterranea.
Per quanto riguarda gli
impianti agrumicoli valgono le indicazioni territoriali formulate per il
«progetto speciale agrumi» mentre per le altre fruttifere vanno privilegiate le
localizzazioni che presentano caratteristiche pedoclimatiche favorevoli alle
produzioni precoci e precocissime e comunque a quelle in cui calendari di
maturazione si discostano rispetto al resto della produzione nazionale, grazie
allutilizzo di particolari condizioni micro-ambientali.
Per quanto riguarda
lattribuzione dei fondi, si precisa che lassegnazione complessiva è di lire
67.600 milioni di lire, mentre quella media annua ammonta a 16.000 milioni. Se
si sottrae dalla disponibilità totale la somma di 6 miliardi di lire destinata
ai programmi particolari della «bieticoltura» e della «tabacchicoltura» resta
un finanziamento di 61.600 milioni di lire da utilizzare in un quadriennio.
Considerata la delicatezza del settore e le incognite legate allevolversi
della situazione economica del paese e allo sviluppo dei flussi di esportazione
appare prudente limitare il presente programma al triennio 1980-82, con una
previsione di spesa pari ai 3/4 della disponibilità, salvo ad inserire la
rimanente somma in sede di prima verifica sulla funzionalità del piano.
Per quanto attiene ai
vincoli conseguenti a recenti decisioni del Consiglio e della Giunta regionale,
si precisa che esse riguardano il programma di sviluppo degli impianti
collettivi approvato dal Consiglio regionale con decisione 25 luglio 1970, n.
541; il secondo programma approvato dal Consiglio; lesigenza manifestata a
tutti i livelli di maggiori interventi nel settore creditizio; ed infine le
proposte di finanziamento avanzate alla comunità economica europea, a carico
del FEOGA, per le quali, intervenuta la decisione di finanziamento da parte
della CEE, è necessario ora assicurare lintervento contributivo della Regione,
al sensi dei regolamenti comunitari. Tali esigenze fanno lievitare notevolmente
le somme riservate agli incentivi per gli impianti di trasformazione e
valorizzazione dei prodotti agricoli.
Ciò, peraltro, risulta
in armonia con le indicazioni fondamentali del presente programma che annettono
priorità alle azioni di valorizzazione mercantile della produzione
ortofrutticola.
a) Bieticoltura ad integrazione del programma -
ortoflorofrutticoltura.
Il programma regionale
per la ristrutturazione e lo sviluppo del settore bieticolo-saccarifero deve
tendere a cogliere le possibilità che si offrono di incrementare gli
investimenti a bietola, in relazione alla attuazione ed al completamento dei
programmi irrigui.
Si ritiene possibile
ipotizzare un aumento degli investimenti a bietola in Puglia, dagli attuali
28/30.000 ettari ad almeno 40/45.000 ettari, elevando la produzione complessiva
media annuale di barbabietole, dagli attuali 9/11 milioni di q.li circa, ad
almeno 16/18 milioni di q.li circa, senza creare squilibri con gli altri
comparti produttivi ed anzi favorendo gli avvicendamenti colturali ed idonee
rotazioni agrarie.
Lo sviluppo va
localizzato soprattutto nel Tavoliere, ma anche nelle zone del Metapontino
pugliese, (Salice Salentino, Ginosa, Castellaneta, etc.) ed in alcune zone
interne (soprattutto negli agri di Altamura, di Gravina di Puglia, Spinazzola,
Poggiorsini, Minervino).
Occorre rimuovere
lostacolo della inadeguatezza degli impianti trasformazione esistenti e,
contemporaneamente limitare il potere delle industrie saccarifere che non
consente ai coltivatori di esprimere tutte le loro potenzialità produttiva e di
iniziativa imprenditoriale e contrattuale.
In un quadro più ampio
occorrerà studiare la possibilità di costituire una Finanziaria regionale (con
la partecipazione dellE.R.S.A.P. per la Regione, delle PP.SS. e della Cooperazione),
per la progettazione, costruzione e gestione di un nuovo zuccherificio in
Puglia, della capacità trasformativa di 70/80 mila q.li giornalieri.
Occorre, inoltre,
assumere iniziative a favore degli imprenditori agricoli tendenti a favorire
lammodernamento dei processi produttivi, un ulteriore possibile miglioramento
delle rese produttive ed una riduzione dei costi, soprattutto favorendo lo
sviluppo della cooperazione e dellassociazionismo tra i piccoli ed i medi
coltivatori diretti nello svolgimento dei processi produttivi agricoli.
Infatti le rese
unitarie per ettaro sono nettamente migliorate in Puglia, nel corso dellultimo
decennio, raggiungendo medie (tra colture asciutte e colture irrigue), di q.li
60/65 di saccarosio ad ettaro e possono senzaltro migliorare ancora.
Le iniziative a
sostegno del settore dovranno perciò puntare ad avvicinare i livelli produttivi
della bieticoltura pugliese a quelli delle zone più avanzate, essendo questa la
condizione per rendere competitiva la coltivazione anche sotto il profilo
reddituale per i coltivatori.
Si pone, inoltre, la
necessità di avviare serie azioni di sperimentazione e di ricerca genetica,
capaci di creare nuove varietà più idonee al nostro ambiente pedologico
«Mediterraneo» e riuscire a creare una produzione autunnale precoce. Ciò per
anticipare la raccolta e la relativa trasformazione ai primi di luglio, per
proseguire con la raccolta della produzione a semina intermedia e primaverile,
fino a metà ottobre, realizzando così una campagna bieticola che consenta agli
zuccherifici di conseguire standard produttivi di livello europeo e
contemporaneamente ai produttori di non subire danni e di liberare i campi in
tempo per le successive coltivazioni.
Il programma di
settore, tuttavia, nel breve periodo favorirà soprattutto lattuazione delle
azioni previste dallart. 6 della legge regionale 14 settembre 1978, n.48
nonché interventi per lo sviluppo della meccanizzazione associata attraverso
lintegrazione dellart. 8 della l.r. n. 38/79, estendendo la concessione del
contributo a fondo perduto del 50% sulla spesa ammissibile, in alternativa al
prestito a tasso agevolato, anche per lacquisto delle trattatrici occorrenti
ad azionare le macchine operatrici specifiche, limitatamente però ai programmi di
meccanizzazione realizzati e gestiti in forma associata e cooperativa da parte
di organismi legalmente costituiti o comunque costituiti con atto pubblico in
larghissima maggioranza da imprese familiari coltivatrici.
Per quel che riguarda
gli interventi previsti dalla l.r. n. 48/78, essi riguarderanno:
1) lattuazione di
azioni organiche di lotta fitosanitaria e antiparassitaria e per il risanamento
dei terreni, privilegiando le iniziative organiche organizzate e gestite dai
produttori in forma associata;
2) lattuazione di
opere irrigue minori aziendali ed interaziendali, finalizzate allo sviluppo
della coltura in rotazione con altre coltivazioni intensive, con le modalità e
la tipologia descritte a proposito della tabacchicoltura;
3) lerogazione di contributi,
da erogarsi tramite lE.R.S.A.P., per il trasporto delle bietole agli
zuccherifici, a favore dei bieticoltori associati.
b) Tabacchicoltura (ad
integrazione del programma ortoflorofrutticoltura).
La tabacchicoltura
pugliese si basa essenzialmente sulla coltivazione di varietà levantine
(erzegovina, perustitza, xanti yaka) e costituisce circa il 50% della
produzione nazionale di tabacchi orientali. La superficie coltivata a tabacco
levantino nella Regione oscilla attorno ai 20.000 ettari.
In questi ultimi anni
questa coltura sta attraversando una crisi profonda che rischia di mettere in
discussione il lavoro di migliaia di lavoratori: basti pensare che nella sola
provincia di Lecce, che produce l80% dei tabacchi orientali pugliesi e il 65%
di quelli nazionali, sono interessate alla coltura del tabacco 15.000 famiglie,
cioè circa 50.000 tabacchicoltori, per un totale di 3 milioni di giornate
lavorative impiegate.
La produzione è oggi
regolata da norme comunitarie e nellambito della comunità il solo Paese che
può produrre qualsiasi varietà di tabacco è lItalia: ma non cè mai stata
dallepoca della liberalizzazione della fase agricola ad oggi una politica
regolata da indirizzi monopolistici alla situazione di libero mercato senza
ottenere strumenti idonei di politica comunitaria, né realizzarne di propri.
Il pericolo è ora
quello che alla lunga venga distrutta una produzione che soprattutto in Puglia
garantisce un certo reddito per migliaia di famiglie e che non potrà essere
sostituita con nessunaltra produzione, stanti le caratteristiche agronomiche
delle zone dove attualmente si coltiva il tabacco.
Obiettivo fondamentale
deve perciò essere quello di stabilizzare lattuale superficie investita a
tabacco, operando nel contempo per favorire la penetrazione commerciale della
produzione pugliese nellarea comunitaria.
Per conseguire questi
obiettivi, è indispensabile tipizzare e diversificare il prodotto con lausilio
della ricerca, della sperimentazione, dellacqua, cosa possibile come è stato
dimostrato peraltro in recenti convegni e seminari tecnici svolti presso
lIstituto sperimentale tabacchi di Lecce.
Daltra parte, dopo la
liberalizzazione della fase agricola i coltivatori pugliesi e le loro
organizzazioni associative e cooperative si sono impegnati molto seriamente e
concretamente realizzando organismi cooperative e strutture di prima
lavorazione moderne ed efficienti. Con i finanziamenti FEOGA sono stati
costruiti nuovi e moderni impianti per la lavorazione del tabacco levantino per
vari miliardi in investimento pubblico.
Intorno a queste
strutture si raccolgono oltre 5.000 soci coltivatori e già si realizzano
semenzai collettivi e rapporti con lIstituto sperimentale tabacchi di Lecce.
Gli interventi, in ogni
caso, seguiranno la falsariga di quelli previsti dallart. 6 della l.r. n.
48/78, e in particolare:
1) Strutture.
Questo intervento va
distinto in due parti. La prima comprende il potenziamento delle strutture
cooperative esistenti ed il finanziamento per la costruzione degli stabilimenti
cooperativi già progettati, dando così possibilità ai produttori di conferire
tutto il tabacco secco allo stato greggio. Una seconda fase, collegata ai
problemi ormai generali di tutta lagricoltura, deve prendere in considerazione
la possibilità di realizzare strutture cooperative di secondo grado capaci di
trasformare il prodotto confezionato in colli dalle strutture di primo grado.
Ciò per due motivi essenziali: innanzitutto perché non tutto il prodotto in
colli viene acquistato dalla industria monopolistica di Stato o dalle
multinazionali; in secondo luogo ciò consentirebbe un aumento di forza-lavoro
occupata e offrirebbe nello stesso tempo un prodotto finito confezionato in
loco concorrenziale con i prodotti stranieri (che lavorano spesso in prevalenza
materia prima italiana).
2) Sperimentazione e
ricerca.
È chiaro che una
politica ambiziosa di seconda lavorazione del prodotto, ma anche una politica
di difesa della qualità del tabacco levantino, hanno bisogno di una
sperimentazione a monte.
Lintervento regionale
provvederà finanziamenti per quei produttori, singoli o associati che, di
concerto con lIstituto sperimentale tabacchi, seminino o piantino nuove
qualità di tabacco. Il finanziamento deve tendere a coprire il reddito medio
prodotto dallo stesso terreno (stessa superficie) coltivato a tabacco
tradizionale negli ultimi tre anni. Il controllo sarà duplice:
a) scientifico, da
parte dellIstituto sperimentale tabacchi o altri centri pubblici di ricerca
(Università, etc.);
b) di programmazione,
da parte della Regione, in modo da finanziare solo una certa superficie a
coltura sperimentale tenendo conto che in questo settore, almeno nel breve
periodo, è bene tentare di conseguire il consolidamento più che lespansione
della produzione.
Le azioni di ricerca,
infine, troveranno il loro inquadramento nelle procedure della l.r. n. 68/80.
3) Lotta
fito-sanitaria.
Si tratta di finanziare
azioni di lotta fito-sanitaria svolte dai produttori associati, previo esame e
verifica dello stato di salute delle piante da parte di tecnici della Regione.
Lintervento regionale
potrebbe concretarsi con un contributo ai produttori associati nelle spese
sostenute per lacquisto di antiparassitari, etc.
4) Irrigazione.
Sono a tutti note le
difficoltà collegate alla irrigazione (nel breve e nel medio periodo) delle
zone di massima produzione del tabacco. È altresì nota la possibilità che
lacqua offre per un prodotto migliore. Allo stato attuale la situazione e la
seguente:
a) pochi coltivatori
possono disporre del pozzo artesiano, per la cui perforazione esistono già
leggi di finanziamento;
b) i pozzi tradizionali
consentono uno sfruttamento limitatissimo e del tutto sproporzionato alle
bisogna;
c) alcuni produttori
acquistano lacqua sostenendo notevolissime spese.
Per cominciare a
superare dette difficoltà sarà incentivata lattuazione di opere minori e
aziendali di irrigazione in aziende agricole con ordinamenti produttivi
indirizzati verso la coltura tabacchicola.
Agli incentivi verranno
ammesse opere per un importo di spesa ammissibile non superiore a 40 milioni
per singola azienda per la esecuzione di opere irrigue destinate
allammodernamento degli impianti o ad ampliamenti degli stessi, quali vasche
di accumulo, cisterne o pozzi freatici, trasformazione di impianti azionati da
motori termici e motopompe in impianti azionati da energia elettrica, opere
irrigue aziendali con derivazione di acqua da impianti collettivi o pubblici,
impianti di adeguamento e ammodernamento di opere irrigue aziendali, opere di
ricerca, raccolta e distribuzione delle acque comprese le relative attrezzature
e opere elettriche per il funzionamento degli impianti medesimi.
Sulla spesa ammessa
potrà essere concesso un contributo in c/capitale dal 50 al 70%.
10. Vitivinicoltura.
- Limportanza economica e sociale della vitivinicoltura in Puglia, lalta
qualificazione degli operatori agricoli del settore, la notevole vocazionalità
dellambiente rendono difficile un discorso su tale comparto produttivo, in
presenza di una realtà del mercato europeo che impone misure di
sovrapproduzione nellarea del mercato comune.
La Regione Puglia ha
fatto da tempo una precisa scelta in campo vitivinicolo, privilegiando
laffermazione qualitativa dei suoi prodotti e orientando lattività enologica
verso vini di qualità e vini da tavola.
Coerentemente con tale
scelta, la viticoltura pugliese, dovrebbe poter perseguire obiettivi di
incremento produttivo, in presenza di alcuni ben precisi elementi di
valutazione. Essi sono:
1) una vocazione
ambientale spiccata che spesso non lascia spazio ad alternative produttive, cui
si accompagna unalta qualificazione professionale degli addetti;
2) una produzione di
vini in fase calante da più anni, anche a causa di estesi svellimenti di
vigneto. Si consideri che in base al regolamento comunitario che incentiva lo
svellimento dei vigneti, sono stati eliminati oltre 12 mila ettari in coltura
specializzata e promiscua (ridotta a specializzata), anche a seguito della
eliminazione della consociazione con lolivo;
3) una estensione di 2
mila ettari di vigneti a denominazione di origine controllata, la quale non è
sempre riuscita a valorizzare adeguatamente la produzione.
Il futuro della
viticoltura pugliese dipende essenzialmente dalle scelte in sede nazionale e
comunitaria perché venga essenzialmente privilegiata la qualità.
Occorre, quindi,
privilegiare le zone viticole più prestigiose, dando priorità in caso di
estendimenti alle zone D.O.C.
Una politica di
qualificazione vitivinicola deve inoltre puntare sullo sviluppo e potenziamento
di un efficace servizio di repressione delle frodi in campo viticolo (fenomeno
che causa le maggiori turbative di mercato), coinvolgendo anche province e
comuni, nonché su una attività vivaistica per la produzione di materiale di moltiplicazione
di pregio, dal punto di vista genetico e sanitario.
Sul piano enologico,
fatta salva la base ampelografica tradizionale delle singole zone pugliesi, il
problema della vinificazione, della elaborazione del vino, del suo eventuale
invecchiamento (malgrado le difficoltà proprie dellambiente caldo arido), sono
alla costante attenzione dei tecnici e vanno trovando graduale e soddisfacente
soluzione.
La nostra Regione,
conosciuta soprattutto per i suoi grandi vini rossi, è oggi in grado di
produrre anche vini bianchi a livello delle migliori produzioni italiane ed
estere, utilizzando i suoi tradizionali vitigni e facendo ricorso a tecniche di
vinificazione del tutto diverse da quelle tradizionali.
La fase di
trasformazione delluva da vino vede la Regione Puglia ai primi posti per
strutture ed attrezzature enologiche costituite in forma associata da parte
degli stessi produttori; tali strutture trasformano già aliquote di produzione
talmente elevate da essere potenzialmente in grado di controllare il mercato.
Se ciò ancora non si verifica, dipende dal fatto che alla fase di vinificazione
collettiva non segue quella dellimbottigliamento e commercializzazione
associata per unaltra aliquota del prodotto trasformato in comune. Si trae
pertanto lauspicio di un potenziamento ed effettivo rilancio degli organismi
cooperativi di grado superiore, capaci di «far mercato» e coagulare quindi gli
interessi delle cooperative di base.
Non si crede di essere
lontani dalla realtà affermando che in Puglia non vi è notevole necessità di
creare nuove cantine sociali, mentre sussiste lesigenza oltre che di
realizzare nuove strutture dove se ne rilevi lesigenza obiettiva, quella
soprattutto di ammodernare le strutture esistenti e di potenziare e
rivitalizzare gli organismi di grado superiore, destinati a proseguire il
processo di commercializzazione e valorizzazione della produzione enologica.
Stante queste promesse,
un programma pluriennale per lo sviluppo della viticoltura pugliese dovrebbe
farsi carico delle seguenti azioni:
1) potenziamento delle
attività anti frodi;
2) potenziamento delle
strutture vivaistiche in forma associata per la produzione di materiale di
moltiplicazione di pregio;
3) potenziamento, nel
quadro della l.r. n. 68/80, della ricerca e sperimentazione in campo viticolo
ed enologico per il conseguimento degli obiettivi di qualificazione produttiva
anche attraverso il potenziamento del Centro regionale di ricerche enologiche
di Minervino di Lecce;
4) estendimento della
viticoltura nelle zone a denominazione di origine controllata e promozione di
altre D.O.C. nelle piaghe vinicole di antica tradizione;
5) rinnovo degli
impianti viticoli vetusti nelle zone collinari ed in quelle di antica
tradizione, con limpiego di moderne tecniche produttive, tendenti
essenzialmente alla riduzione dei costi di produzione ed al miglioramento degli
standard qualitativi;
6) azioni di
razionalizzazione della lotte antiparassitaria specie se in forma associata,
anche attraverso limpiego di strumenti moderni di diagnosi per interventi più
tempestivi ed efficaci;
7) sostegno delle
iniziative tendenti alla ricerca di soluzioni più economiche nella fase di
raccolta, mediante limpiego di macchine;
8) costituzione e ammodernamento delle strutture a
carattere associativo destinate alla trasformazione e manipolazione del
prodotto;
9) interventi per la formazione di giovani
enotecnici da destinare alla industria enologica pugliese, da attuare
attraverso le procedure previste dalla normativa regionale sulla formazione
professionale;
10) realizzazione di
campagne promozionali in favore dei vini pugliesi, da svolgere a cura delle
associazioni dei produttori o dei consorzi di cooperative.
Si darà, in ogni caso,
priorità:
1) agli interventi per
lestendimento, il rinnovo e lammodernamento degli impianti nelle zone
collinari e per la costruzione o il potenziamento delle cantine sociali specie
nelle zone a D.O.C.;
2) alla lotta
fito-sanitaria;
3) alle attività
promozionali;
4) al potenziamento
delle strutture vivaistiche;
5) alla realizzazione
di strutture di imbottigliamento e commercializzazione specie se in forma
associata e cooperativa.
Si ritiene di fare,
infine, le seguenti precisazioni:
a) sono ammissibili su
tutto il territorio regionale le opere di ammodernamento delle strutture delle
aziende viticole, finalizzate al miglioramento qualitativo della produzione,
purché non comportino un aumento produttivo a scapito della qualità.
Non sono incentivabili
trasformazioni di impianti giovani da alberello a forme appoggiate o espanse;
b) compatibilmente con
le norme CEE, saranno attuate azioni di rinnovo e stendimento degli impianti
anche nelle zone vocate e ad antica tradizione viticola, con particolare
riguardo alle zone collinari. In tale direzione, del resto, va il programma di
riconversione viticola nelle province di Bari e Taranto, per una superficie di
612 ettari, proposto dalla Regione Puglia alla comunità europea e da questa
finanziato in parte, secondo la normativa FEOGA. A tale finanziamento va ora
aggiunto lintervento regionale previsto per circa 700 milioni di lire quale
contributo in conto capitale e per circa 100 milioni quale quota annua di
concorso regionale sugli interessi per 20 anni, sul mutuo a tasso agevolato per
la somma non coperta da contributi comunitari e regionali. Tali oneri
troveranno copertura nel presente programma.
c) come già messo in
evidenza nel programma olivicolo, anche nel comparto vitivinicolo sono in
attesa di finanziamento numerosissime iniziative di organismi cooperativi per
la trasformazione e valorizzazione dei prodotti vinicoli e derivati, alcuni dei
quali hanno già ottenuto lapprovazione del Consiglio regionale.
Nel presente programma
troveranno finanziamento le iniziative del surricordato programma e le altre
già vagliate dallEnte di sviluppo ai fini della compatibilità con il riordino
della cooperazione agricola regionale. Valgono anche qui i criteri espressi per
gli oleifici sociali in merito alla finanziabilità di nuove iniziative.
11. Olivicoltura.
- La Puglia occupa un posto di assoluta preminenza nelleconomia olivicola
nazionale, poiché la sua produzione copre un buon terzo della produzione
italiana dellolio doliva.
Detta coltura, pur
importante in tutta la Regione, assume un aspetto preminente nelle province di
Bari, Brindisi e Lecce, i cui terreni agrari sono, tra laltro, in buona parte
caratterizzati da terre rosse di limitato spessore, giacente su calcare
fessurato.
Laspetto generale
degli oliveti pugliesi non è uniforme, ma varia sensibilmente in dipendenza di
molteplici fattori, quali la varietà, la natura del terreno e la sua giacitura,
le condizioni climatiche, la densità delle piante, la regolarità del sesto, i
sistemi di potatura fattori questi che caratterizzano i vari ambienti olivicoli
in cui la Regione può approssimativamente suddividersi.
Pur tenendo presente
che ciascuna varietà rappresenta in sostanza, lespressione dellhabitat in cui
essa si è affermata, gli agricoltori pugliesi hanno sempre operato nellintento
di migliorare i livelli produttivi con ladozione di accurate tecniche
colturali.
In effetti, la Puglia
produce ottime qualità di olio molto apprezzate sui mercati nazionali frutto di
alta qualificazione professionale nella tecnica di coltivazione, specialmente
per quanto riguarda le operazioni di potatura, di concimazione, di lotta antiparassitaria
di raccolta e di trasformazione del prodotto.
Non è per altro da
sottacere che una certa quantità di olio pugliese è ancora mediocre e spesso
non direttamente commestibile. Ciò va attribuito non solo alle caratteristiche
di alcune varietà ed alle conseguenze di attacchi parassitari, ma anche alle
modalità di raccolta non del tutto razionalizzate.
Notevole è il progresso
sul piano qualitativo realizzato nella fase di trasformazione delle olive,
grazie al massiccio intervento pubblico che ha favorito la realizzazione di
moderne strutture della lavorazione del prodotto soprattutto a carattere
associativo.
Ai complessi
associativi si affiancano numerosi oleifici privati di antica tradizione e di
notevole importanza economica; in complesso operano in Puglia circa 2.000
oleifici, in grado di assorbire lintera produzione regionale.
Grava sul settore da
tempo uno stato di disagio economico derivato essenzialmente dalla lievitazione
dei costi in gran parte dovuto allalto impiego di mano dopera e dalla
spietata concorrenza degli olii di semi.
Per quanto riguarda
limpiego del lavoro è da sottolineare che, sia la potatura che la raccolta
della drupe costituiscono le operazioni più costose e destano, quindi, le
maggiori preoccupazioni sul piano economico. Spesso il costo della raccolta
delle olive raggiunge o supera il 50% del valore del prodotto, mentre viene
segnalata la crescente difficoltà di reperire la mano dopera per le diverse
operazioni colturali.
In molte zone della
Puglia la raccolta viene effettuata a mano con il metodo della brucatura e con
lausilio di teloni distesi sul suolo in altre zone, invece, la raccolta viene
effettuata a terra con luso di attrezzature semplici che facilitano laccumulo
del prodotto e la successiva cernita per liberarlo dal materiale estraneo.
Da alcuni anni vanno
trovando crescente impiego nelle zone del Sud Barese, del Brindisino e del
Leccese, sia sostanze cascolanti, che le reti in plastica, destinate ad
agevolare la raccolta. Una loro più larga diffusione è auspicabile, sia ai fini
dalla riduzione dei costi, sia soprattutto del miglioramento qualitativo del
prodotto. Ne deriva che la olivicoltura potrà contare su un migliore avvenire
se si metteranno a punto macchine adeguate e sistemi di raccolta nello stesso
tempo efficaci ed economici.
A questo proposito è da
valutare attentamente la possibilità di consentire alle piccole aziende
limpiego delle macchine per la raccolta in forma cooperativa giacché appare
chiaro che la economicità della operazione è strettamente legata allampiezza
dellazienda ed alla quantità dei prodotti.
Problemi particolari
pone oggi la potatura, sia per la sua elevata incidenza sul costo di
produzione, sia nella crescente difficoltà di reperire mano dopera
specializzata, in particolare quella giovanile.
Si pone in evidenza
anche il non trascurabile costo della rimozione e dellallontanamento del
materiale di risulta, del quale, invece, si auspica, attraverso limpiego di
macchine idonee, lutilizzazione per scopi zootecnici, come si evince dal
programma regionale del settore zootecnico.
Prospettive e
direttrici di intervento.
Con lestendersi
dellirrigazione, anche lolivicoltura usufruisce di acque per interventi di
soccorso. Tale pratica ha dimostrato la sua piena validità consentendo notevoli
aumenti quantitativi e di qualità. È da considerare peraltro che allimpiego
delle acque sotterranee, si aggiungeranno tra breve le acque dei grandi
complessi irrigui pubblici in corso di esecuzione, che consentiranno un
ulteriore vasto sviluppo dellirrigazione degli oliveti.
Sul piano commerciale,
a favore del consumo dellolio di oliva giovano essenzialmente gli elevati
requisiti organolettici e i suoi benefici riflessi sulla fisiologia umana;
tuttavia la tradizionale preferenza da parte dei consumatori, spesso si attenua
di fronte alla penetrante pubblicità a favore degli olii di semi, fatta senza
esclusione di colpi.
Crescente ruolo di
valorizzazione dellolio di oliva vanno svolgendo gli organismi cooperativi che
si inseriscono sempre più nella fase commerciale al dettaglio.
Pertanto, le azioni da
sviluppare sul piano produttivo per la rivitalizzazione della coltivazione sono
le seguenti:
1) razionalizzare, ove
necessario, la densità delle piantagioni, mediante linfittimento o abbattimento
di piante di olive in soprannumero o piante di altre specie, allo scopo di
ottenere oliveti specializzati con sesto di impianto regolare, che consenta la
meccanizzazione delle operazioni colturali;
2) introduzione negli
oliveti di piante appartenenti a varietà impollinatrici per favorire
lallegazione ed incrementare la produzione;
3) esecuzione di
potatura di riforma e di ringiovanimento, specie per le piante colpite dalle
recenti gelate;
4) favorire la
meccanizzazione integrale delle operazioni colturali concedendo speciali
agevolazioni per lacquisto di macchine e attrezzature per la raccolta, la
potatura, la lotta fito-sanitaria;
5) favorire il
miglioramento dello strato coltivabile, mediante la eliminazione di pietrame e
roccia erratica, allo scopo di facilitare le operazioni al terreno ove ciò sia
economicamente conveniente;
6) non sono da
escludere operazioni di reinnesto laddove se ne presenta lopportunità ai fini
di un miglioramento produttivo, anche a seguito di mutate condizioni ambientali;
7) ove il verificarsi
di eccezionali avversità atmosferiche abbia compromesso la produttività degli
oliveti senza provocarne la morte e laddove, a seguito dellestendersi
dellirrigazione, si prefigura la possibilità di una più intensiva
utilizzazione del suolo occupato da piante a sesto largo, è possibile prevedere
la sostituzione delle piante esistenti con un uguale numero di piante da
ubicarsi in tutto o in parte della superficie originariamente occupata
dalloliveto.
Lazione è proponibile
solo a condizione che non venga alterato il regime idrogeologico del
territorio.
Tale possibilità è da
escludersi quando la presenza delloliveto assolve anche la funzione di natura
idrogeologica.
Negli ultimi anni,
accanto alla coltura tradizionale, è sorta una nuova olivicoltura intensiva.
Trattasi di impianti basati prevalentemente sulla varietà Corantina e su
varietà da mensa, ad alta densità di piante per ettaro, allevati a forma
contenuta e coltivata con sistemi intensivi, quasi sempre con limpiego dellirrigazione.
A detta olivicoltura va
guardato con molto interesse perché ove sussistono i presupposti ambientali,
abbia a svilupparsi la produzione di olive da mensa, per le quali si presentano
favorevoli prospettive di mercato.
Il problema assume
carattere di particolare delicatezza, non solo in merito alla opportuna
strutturazione degli impianti, tendente a contenere i costi, ma anche in merito
alla ricerca di varietà idonee allambiente pugliese in una gamma limitata che
ne caratterizzi lofferta. A questo proposito si auspica una rapida conclusione
delle ricerche in atto presso lUniversità di Bari nellambito del progetto
finalizzato del C.N.R.
Un altro aspetto della
tecnica di coltivazione e produzione dellolivo, riguarda la difesa fito-sanitaria.
Esso tocca anche problemi economici di vasta portata e valutazione dordine
ecologico, pertanto, le azioni tendenti a razionalizzare la lotta alle più
diffuse malattie dellolivo mirano a conseguire un duplice obiettivo dordine
economico e sanitario.
Protagonisti principali
di tali azioni devono essere i Consorzi di difesa, le associazioni dei
produttori riconosciute e le cooperative olivicole, ai quali vanno destinati
opportuni incentivi per:
a) lacquisto di
attrezzature idonee per la lotta antiparassitaria, compresi i mezzi protettivi
per gli addetti;
b) lassistenza tecnica
necessaria per una razionale e tempestiva esecuzione delle operazioni di lotta;
c) lorganizzazione di
corsi di qualificazione professionale degli operatori olivicoli non solo per le
operazioni di lotta, ma anche per le operazioni di potatura.
Per il conseguimento
degli obiettivi di effettivo miglioramento dellolivicoltura pugliese, è
necessario disporre di materiale vivaistico altamente qualitativo.
Si propone, pertanto,
di incentivare il potenziamento dei vivai di olive, sia singoli che
cooperativi, ponendo in essere particolari convenzioni per favorire lacquisto
di materiale pregiato da parte degli operatori interessati al rinnovo degli
impianti.
Per quanto riguarda la
trasformazione e commercializzazione del prodotto possono essere attuate azioni
dirette ad ampliare e ristrutturare gli impianti degli oleifici sociali
esistenti nonché azioni per la costruzione, lacquisto e ristrutturazione di
impianti per quelle Cooperative che operano con impianti detenuti in affitto e
per la costruzione di nuovi impianti nelle aree sprovviste o insufficientemente
servite.
In merito agli aspetti
della trasformazione e della commercializzazione del prodotto, atteso il
notevole sviluppo assunto dagli organismi associativi di primo grado, il
programma pluriennale dovrà farsi carico soltanto delle azioni di
ammodernamento delle strutture di base già esistenti.
Sarà opportuno
prevedere attività di valorizzazione mercantile da svolgere attraverso adeguati
centri di stoccaggio e di tipicizzazione, della produzione, in grado di offrire
ogni garanzia di genuinità.
Con auspicio che venga
positivamente sciolto il nodo degli impianti di depurazione delle acque di
vegetazione delle olive, il programma pluriennale dovrà prevedere un organico
piano di dotazione di tali strutture da parte degli organismi cooperativi.
Si prevedono altre
azioni di propaganda per il consumo dellolio di oliva pugliese, distinte ma
coordinate a quelle già previste nellambito dei regolamenti comunitari di
recente approvazione.
Programma finanziario.
Considerata lelevata
richiesta di incentivi da parte degli oleifici sociali per lammodernamento
degli impianti e lurgenza da più parti manifestata, si concederà priorità nel
finanziamento alle iniziative già realizzate per lammodernamento e il
potenziamento degli impianti, per importo di spesa non superiore a 150 milioni
di lire.
Poiché in molti casi
gli impianti finanziati di recente sono stati realizzati con maggiorazione di
costi, si ritiene di concedere con priorità finanziamenti integrativi per tali
impianti per i quali si sia verificata una maggiore spesa, per la realizzazione
dellopera suffragata da regolare gara di appalto dei lavori.
Saranno ammesse a finanziamento
anche le iniziative già assentite dalla CEE, sezione orientamento del FEOGA,
per le quali il mancato concorso della Regione comporterebbe lautomatica
caduta anche dellintervento finanziario della comunità.
È stata inserita una
voce di finanziamento per ricerche nel campo della depurazione smaltimento
delle acque di vegetazione, problema sempre presente nellinteresse della sua
gravità, per il quale si auspicherebbe una rapida soluzione, anche attraverso
metodologie semplici ed economiche per le quali si intravede qualche spiraglio
di luce ed alle quali si intenderebbe finalizzare lo stanziamento previsto.
Sarà osservata, in ogni
caso, una priorità generale per le seguenti azioni:
a) introduzione di
mezzi meccanici e attrezzature per la raccolta, lotta fito-sanitaria e
potatura;
b) nuova costruzione o
acquisto di impianti oleari in fitto, ovvero ristrutturazione e potenziamento
di quelli esistenti;
c) azioni proporzionali
per la valorizzazione degli olii di oliva pugliesi;
d) la lotta fito-sanitaria.
12. Mandorlicoltura. - La
coltivazione del mandorlo risulta oggi ristretta alle zone murgiose e
pedocollinari delle province di Bari, Brindisi, Taranto e Foggia, avendo essa
ceduto ad altre colture i terreni meno difficili.
È sintomatico, infatti,
rilevare che la contrazione della superficie è avvenuta in misura minore nella
promiscua.
La causa determinante
della tendenza regressiva della mandorlicoltura va ricercata essenzialmente
nella scarsa produttività della stessa. Tale scarsa produttività è dovuta a sua
volta, ai seguenti motivi:
a) la marginalità dei
terreni (aridi e rocciosi) sui quali il mandorlo ormai prevalentemente insiste;
b) le scarse cure
colturali cui viene assoggettato, appunto perché non ripaga limpiego di
capitali e lavoro;
c) la carenza di
impollinazione determinata dallestirpazione di piante appartenenti a varietà
poco pregiate, ma utili come impollinatrici, nonché della riduzione del numero
di insetti pronubi, determinato anche dai fenomeni di inquinamento conseguenti
allindiscriminato uso di fitofarmaci.
Alla luce di quanto
innanzi evidenziato, si deve rilevare che la attuale mandorlicoltura è rimasta
confinata nelle zone meno suscettibili di trasformazione, ove, peraltro, poco
si può fare per migliorare la produttività, essendo di forte ostacolo la povertà
del terreni, lo stato vegetativo delle piante, molto spesso invecchiate, la
eterogeneità vegetale, le malattie parassitarie.
Sul piano mercantile,
poi, non può disconoscersi la nuova realtà del mercato internazionale che vede
nella mandorlicoltura americana una concorrente temibile, la quale si presenta
con prodotti quantitativamente significativi e con caratteristiche altamente
standardizzate.
Per quanto riguarda il
mercato interno, si può dire che esso manifesta una costante tendenza espansiva
della domanda che assorbe facilmente la produzione interna, anche a prezzi
lievemente superiori a quelli del prodotto di importazione, grazie alle qualità
organolettiche della nostra produzione.
Non va peraltro
ignorato che a fianco alla mandorlicoltura tradizionale seccagna si sta
sviluppando, sia pure in forma oasistica, una mandorlicoltura moderna ed
irrigua che va ad occupare terreni pianeggianti e fertili, in concorrenza con
altre coltivazioni di pregio. Questo tipo di mandorlicoltura, certamente
concorrenziale, va favorita, giacché essa non trova remore di mercato, né in
sede nazionale, né in sede CEE. In ogni caso appare opportuno fare ogni sforzo
per promuovere il rilancio della mandorlicoltura, attraverso una serie di
azioni così sintetizzabili:
1) incentivare
lammodernamento della mandorlicoltura tradizionale, attraverso reimpianti e
reinnesti che riducano lampio ventaglio varietale oggi esistente in Puglia e
poche varietà di maggiore affidamento nei vari ambienti (es. Genco, Filippo
Ceo, Tuono, ecc.);
2) incentivare la nuova
mandorlicoltura in regime irriguo con limpiego di portainnesti adatti ai
diversi tipi di terreno e alla pratica irrigua e con limpiego di piante sane
ed esenti da virosi;
3) favorire le
operazioni di meccanizzazione integrale della coltura;
4) favorire i processi
di impollinazione entotonofila, anche attraverso la installazione di arnie nei
mandorleti;
5) favorire una
razionale difesa fito-sanitaria svolta in forma associata e sotto il costante
controllo di tecnici specialisti;
6) favorire la
realizzazione di un punto di stoccaggio e trasformazione.
Individuate le varietà
idonee per un determinato ambiente, occorre procedere alla loro diffusione in
maniera tale da tipicizzare le zone di produzione e quindi favorire i processi
di commercializzazione.
A questultimo riguardo
potrebbe risultare vantaggioso utilizzare le strutture operative esistenti in
altri comparti produttivi (vite, olivo) per la concentrazione dellofferta e
per la gestione di attrezzature per la lavorazione ed il confezionamento del
prodotto.